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CREMONA

Carceri, sciopero dei penalisti: «Scia di morti nelle celle»

Astensione indetta dalla Camera Penale dall’10 al 12 luglio contro «l’indifferenza della politica sui problemi delle case circondariali»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

23 Giugno 2024 - 15:17

Carceri, sciopero degli avvocati: «Scia di morti nelle celle»

CREMONA - La Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’, presieduta dall’avvocato Micol Parati, aderisce all’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale proclamata dalle Camere penali italiane per l’10, l'11 e il 12 luglio prossimi. La decisione è stata presa a conclusione della maratona oratoria iniziata il 29 maggio scorso e che a Cremona ha fatto tappa l’11 giugno, «con cui si è inteso denunciare pubblicamente tanto la mancanza di una serie di riforme strutturali e di ripensamento dell’intera esecuzione penale, quanto l’irresponsabile indifferenza della politica di fronte al dramma del sovraffollamento e alla tragedia dei fenomeni suicidari», è scritto nel manifesto delle Camere Penali Italiane.


«Dall’inizio dell’anno, nelle carceri 39 suicidi, 91 decessi e 4 suicidi tra gli agenti della polizia penitenziaria. Questi numeri non ci possono lasciare indifferenti. In carcere ci si toglie la vita in percentuale 18 volte di più rispetto alla società civile esterna», aveva sottolineato la presidente Parati alla maratona oratoria nel cortile Federico II. Parati aveva ricordato anche i 287 atti di autolesionismo a Ca’ del Ferro nel 2023. «Questo ci fa capire quanto la situazione sia abnorme, inaccettabile». Ed ancora: «Le carceri sono sovraffollate: abbiamo celle in cui dovrebbero stare due detenuti, ma che, invece, ne accolgono quattro, sei, a volte anche otto con letti uno sopra l’altro, in una situazione così ristretta che è impossibile aprire le finestre per far cambiare aria alla cella».

L'avvocato Micol Parati

La presidente Parati aveva parlato dei problemi di natura psichiatrica (molti detenuti ne soffrono) e sanitaria: «Lo Stato non riesce a fornire un’adeguata assistenza sanitaria alle persone detenute. Eppure, i detenuti sono affidati allo Stato. Per il periodo in cui devono scontare la pena, lo Stato li deve custodire e dovrebbe in quel periodo rieducarli. Però questo non succede. Eppure, questo è scritto nella nostra Costituzione». Aveva citato l’articolo 27: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’.

«La pena deve essere giusta e rispettosa della dignità dell’uomo. Se così non fosse, lo Stato si abbasserebbe al livello di chi ha sbagliato e di chi ha commesso dei reati. Lo Stato che non rispetta la Costituzione è uno Stato che non dobbiamo accettare. Ci troveremmo, se così fosse, tutti consapevoli e in qualche modo correi, nel porre in essere comportamenti contro la legge». Poi, il richiamo all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: ‘Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti’. «Eppure — aveva evidenziato Parati — in Italia di pena si muore, anche se la pena di morte è stata abrogata».

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