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CREMONA

«Papà sono Paolo, mi servono 992 euro», truffa sventata per un soffio

L'82enne stava per mandare i soldi al truffatore che si spacciava per suo figlio. Attenzione ai messaggi WhatsApp

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

19 Giugno 2024 - 16:42

«Papà sono Paolo, mi servono 992 euro», truffa sventata per un soffio

(foto archivio Ansa)

CREMONA - Lo deve alla vicina di casa se, per un soffio, un anziano di 82 anni non è cascato nella trappola di un truffatore senza scrupoli. Uno dei molti che della vittima sapeva quanto basta: il numero dello smartphone e il nome del figlio, Paolo. L’anziano stava per fare una ricarica money da 992 euro al delinquente, credendolo, appunto, il figlio. Attraverso l’avvocato Monia Ferrari, alla quale si è rivolto per presentare denuncia alla polizia postale, l’82enne racconta il tranello sventato per mettere in guardia le potenziali vittime di un reato odiosissimo, la truffa agli anziani.


Tutto comincia alle 16.48 del 12 giugno scorso. Il padre riceve su WhatsApp un messaggio dal numero 3455005807. «Papà non riesco a sentirti. Sono Paolo. Che casino oggi. La rabbia è che ho dovuto bloccare il bancomat e tutto ora sono al negozio di telefonia per vedere se riescono ad aiutarmi». Il padre è convinto di chattare con il figlio, che continua a scrivergli: «Purtroppo mi dice il commerciante che non riescono ad aiutarmi perché avevo la localizzazione spenta del telefono. L’unica cosa che riescono a fare è farmi recuperare tutti i contatti. Avrei bisogno di un tuo aiuto».

Il papà risponde: «Dimmi cosa posso fare». Il truffatore: «Nell’attesa ho visto un iPhone 14 pro max in promozione a 992 euro potresti aiutami ad acquistarlo tra tre giorni te li ridò. Il commerciante mi dice che accetta ricarica Mooney che si effettua dal tabaccaio. Oppure un bonifico istantaneo». Il padre: «Paolo non sono capace di fare un bonifico». Il figlio: «Riesci ad andare dal tabaccaio ad effettuare una ricarica Mooney». Il padre: «Di quanto la devo fare». Il truffatore: «992 euro. Appena sei dal tabaccaio scrivimi così ti giro i dati per effettuare la ricarica. Mi aggiorni».

L'avvocato Monia Ferrari

Sono le 17.03. «Papà mi aggiorni che il commerciante sta aspettando me. Sei arrivato dal tabaccaio». Il papà è uscito di casa. È trafelato, incontra una vicina. «Che succede? «Mio figlio...». Lei lo illumina: «È una truffa». L’82enne chiama il figlio: «Papà, è una truffa». Poi, arrabbiato, scrive un messaggio al truffatore: «Sappi che la cosa non finisce qui perché vi denuncio, vi auguro di morire dannati». L’avvocato Ferrari parla di «vergogna». Quella che ha provato l’82enne, pensionato tutt’altro che sprovveduto così come sua moglie in casa con lui quel giorno. Il fatto è che i truffatori sono professionisti. «Già è sconcertante che sappiano il tuo numero di telefono e conoscano il nome di tuo figlio. Preoccupa che si informino su di te, sulle tue abitudini».

E, poi, sono professionisti che fanno leva sui sentimenti degli anziani genitori. «Se uno ti scrive: ‘Papà sono Paolo’, inevitabilmente pensi che sia tuo figlio. E che abbia un problema». La lampadina, in quel momento, si spegne. Per fortuna, all’82enne l’ ha riaccesa la vicina di casa. Dopo la vergogna, «ti monta la rabbia». «Il mio assistito ha voluto raccontare quello che gli è successo per mettere in guardia le persone. Perché se è vero che gli allarmi sulle truffe agli anziani si lanciano ogni giorno, il ragionamento che si fa è: ‘Capita agli altri, non a me’. Purtroppo, non è così. Dobbiamo stare tutti allerta. Presentiamo denuncia perché si arrivi a smascherare il truffatore».

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