L'ANALISI
13 Giugno 2024 - 05:05
Adriana Anelli, Evelino Abeni, Alma Orefice e Leo Nucci
CREMPONA - «Cremona è una città davvero speciale per me: l’aria che si respira qui a livello musicale è unica al mondo nel suo genere. E ogni volta che passo da queste parti, non posso non fermarmi a salutare un mio amico, un mio grande amico: Evelino Abeni». Parola di Leo Nucci (Castiglione dei Pepoli, 1942), baritono di fama internazionale, ieri a Cremona per un’audizione privata a una giovane cantante, il soprano Ksenia Overko, che si è tenuta all’Adafa. E proprio appena prima di dirigersi verso Casa Sperlari, Nucci è passato a far visita nella casa del suo caro amico Evelino, nella vita grande appassionato di politica e di musica lirica, oltre che autore di diverse pubblicazioni dedicate ai grandi cantanti cremonesi. Un pizzico di inevitabile commozione, ma anche il calore del ritrovarsi e di riallacciare i fili dell’amicizia.
Un pomeriggio, quello di ieri, nel quale Nucci e Abeni, immersi tra gli innumerevoli libri di carattere storico e letterario presenti nella casa di quest’ultimo, si sono lasciati andare ai ricordi, richiamando alla mente insieme alle loro rispettive mogli - Adriana Anelli e Alma Orefice - i bei momenti vissuti assieme e «quel fantastico concerto a Soresina nel ‘94» che ha dato di fatto inizio alla loro amicizia.
«Tutto è partito da lì – racconta Abeni -. Una volta finita l’esibizione musicale, presi carta e penna per scrivere subito un articolo che doveva essere pubblicato sul giornale il giorno dopo. 'Non siamo di fronte solo a un grande artista, ma a un divo', scrissi. E ci avevo visto lungo. Nucci lesse successivamente l’articolo e mi chiamò. Quando capii che dall’altra parte del telefono c’era Leo Nucci, non riuscivo a credere alle mie orecchie».
Da Soresina al mondo intero: «La mia carriera musicale è partita, anche, da concerti tenuti in queste zone – dice il celebre baritono -. Per quello sono legatissimo a queste terre. Oggi, con mia moglie Adriana, i cui genitori tra l’altro sono originari proprio di Pizzighettone, giriamo il mondo: siamo appena stati a Catania, in Giappone, in Oman (alla Royal Opera House di Muscat) e ora ci aspetta un viaggio in Cina, più precisamente a Shanghai. Stasera (ieri per chi legge, ndr) siamo ospiti invece qui all’Adafa, ed è per noi davvero un grande onore e motivo di orgoglio. Siamo a Cremona perbacco! – esclama -. Nella patria del melodramma, nella città di Monteverdi. Un luogo davvero a cui sono tanto legato».
E questo filo indissolubile che unisce Cremona a Leo Nucci è stato suggellato ulteriormente qualche anno fa, prima nel 2002, quando il più celebre interprete di Rigoletto dei nostri tempi ha ricevuto il premio Monteverdi e in seguito nel 2019, anno nel quale è diventato cittadino onorario della città proprio grazie a un’iniziativa promossa dal suo caro amico Evelino.
La pratica del canto lirico in Italia è stata iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale nel 2023, alla fine dello scorso anno. Eppure potrebbe essere ulteriormente valorizzata, paradossalmente soprattutto in Italia, dove viene data forse un po’ per scontata. Chi ne subisce invece il fascino sono soprattutto l’Est e l’Est Europa. «Sì, assolutamente. La popolazione cinese, in particolare, è molto interessata a questo genere musicale. Basti pensare che il quartetto d’archi che avevo fatto realizzare qui a Cremona, inaugurato tra l’altro in una sala del Museo del Violino, si trova ora là».
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