L'ANALISI
10 Giugno 2024 - 05:25
Alessia, Rosanna e Giulia (assistente familiare) e in piedi Tiziana e Marco
CREMONA - È nato tutto da una di quelle letterine che si scrivono a Natale. «Aveva espresso un desiderio: andare a vivere da sola». Una richiesta che all’inizio ha colto un po’ di sorpresa Tiziana Cappiello, 49 anni, operatrice socio-sanitaria, sorella di Alessia, di tre più giovane, malata dalla nascita e su una carrozzina. Ma quel sogno imprevisto si sta avvicinando poco alla volta. Ogni mese, da qualche tempo, Tiziana e il marito Marco, artigiano, coetaneo della moglie, se ne vanno dalla casa dove vivono con Alessia per lasciarla a lei e alle sue amiche del cuore, anche loro con disabilità: Rosanna, Maria (che abita già da sola) e Giulia, rispettivamente 40, 28 e 27 anni. Sono una forza della natura. Quattro ragazze indiavolate che sprizzano allegria e detestano la commiserazione, per qualche ora padrone di sé stesse, del proprio tempo e della propria vita.
Il miracolo verso la conquista della piena autonomia illumina periodicamente una bella villetta in una stradina silenziosa di Cavatigozzi: 130 metri quadri su due piani circondati da giardino. «Nostra madre è morta giovane, nostro padre non stava bene. E così è da quando avevo 17 anni che mi prendo cura di Alessia», racconta la sorella. Una donna dolce e forte, affiancata da un uomo altrettanto buono e paziente. Alessia non si è abbattuta per il suo grave handicap. Ha frequentato la scuola dell’obbligo, imparato a leggere e scrivere e, con l’aiuto di educatori e centri specializzati, fatto mille altre cose: teatro, ippoterapia, nuoto, canottaggio, tiro con l’arco, oltre alle vacanze in montagna.
Riesce a stare in piedi. Accompagnata e in carrozzina, sale sul bus e va in centro per lo shopping. La conoscono un po’ tutti. Ha un sorriso contagioso. Impossibile non gettarle le braccia al collo. È diventata grande circondata dall’amore di Tiziana e del cognato che hanno ristrutturato da cima a fondo l’abitazione, ereditata dai genitori delle due sorelle, attrezzandola con la domotica e dotandola del necessario per le sue esigenze, compreso un ascensore interno che la porta su e giù dalla cameretta con i poster degli attori e cantanti preferiti. Insomma, Alessia ha tutto quello che poteva sperare di avere. Poi è arrivato quel biglietto. «Abbiamo cominciato a cercare in giro un appartamento in affitto per lei e le amiche in condizioni simili alle sue ma nessuno, privati o agenzie, ha accettato. A quel punto ci siamo chiesti: possibile che non esista una soluzione?». L’hanno trovata lì, davanti ai loro occhi.
«Ne abbiamo parlato tra noi: perché non cedere questa casa a loro?». Lo hanno fatto sinora durante quattro week end: il primo Alessia l’ha trascorso da sola; il secondo con Rosanna; il terzo con Rosanna, Maria e Giulia; il quarto con Rosanna e Maria. Il quinto è in programma da venerdì a sabato prossimi. Come sono andate le cose? Alessia non risponde né bene né abbastanza bene, ma con un «benone» che non ammette dubbi. «Non ero una che usciva, me ne stavo chiusa in un guscio. Ma ho accettato di fare questa esperienza che mi è piaciuta sin dal primo istante — racconta Rosanna —. In quei giorni ci dividiamo i compiti. Chi cucina, chi prepara la tavola, chi riempie la lavastoviglie e chi la svuota. Ci scambiamo anche le nostre piccole confidenze. Dimenticavo: abbiamo fatto pure un pigiama party».
E ascoltano musica: «A palla. Oppure ci coloriamo le unghie», sottolinea Alessia stampando l’ennesimo bacione sulla guancia di Rosanna seduta al suo fianco. A dire il vero, del tutto sole non lo sono mai state. C’erano, a turno, alcuni educatori e, fissa, l’affettuosa assistente familiare della padrona di casa, Giulia Rexhaj, 40 anni, che abita dall’altra parte della strada e ora commenta: «Certo, ho dovuto stare sempre attenta, però non ci sono mai stati momenti difficili. Sono madre di tre figlie, ma è come se lo fossero anche loro quattro».
A completare la compagnia, in giardino, Lillo, il pastore maremmano della famiglia Cappiello. È capitato, anche se soltanto per qualche minuto, che con le amiche per la pelle non ci fosse proprio nessuno. «Allora scatta l’autogestione», sorride Rosanna. Nessun ostacolo nemmeno la notte: al primo piano ci sono tre camere da letto e due bagni, di cui uno attrezzato. E Tiziana e Marco? «Andiamo in un B&B, in città o fuori porta», risponde, serafico, lui. In realtà, non è stato tutto così semplice come potrebbe sembrare.
«All’inizio eravamo un po’ preoccupati. Da una parte, ero contenta — spiega lei — per l’idea di distaccarmi, seppur per poco tempo, da mia sorella e renderla indipendente; dall’altra, avendole fatto da madre, vivevo quella situazione come la figlia che si allontana. Ci abbiamo lavorato su a livello psicologico per capire se quello di Alessia fosse un desiderio buttato lì o concreto». Era a tal punto concreto che per esaudirlo moglie e marito hanno costituito (con un gruppo di altri familiari, operatori e ragazzi disabili) ‘CondiVivere’, associazione di promozione sociale sul tema dell’abitare, ed elaborato il progetto ‘Weekend in autonomia’, reso possibile dalla rete tra risorse interne, come, appunto, l’assistente familiare, ed esterne, gli educatori di alcuni servizi sul territorio.
Se Rosanna frena dicendo di non avere «per il momento intenzione di lasciare la casa dei miei genitori: ci devo pensare», Alessia morde il freno: «Sentirò la tua mancanza, ma solo un po’. Magari qualche volta potrai venire a prendere un caffè», scherza con la sorella. L’obiettivo finale è l’indipendenza completa, definitiva del quartetto. Quella di ogni giorno. «Credo che ci vorranno un paio di anni per arrivare al traguardo. Prima vogliamo essere sicuri che le ragazze stiano bene insieme — è il piano di Tiziana con Marco —. Costituiremo una fondazione a cui lasciare la mia metà della casa, l’altra metà è già di Alessia. Io e mio marito? È l’ultimo dei problemi, andremo in affitto da qualche parte». Alessia, Rosanna, Maria e Giulia: la magnifica prova che si può fare.
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