L'ANALISI
28 Maggio 2024 - 16:57
Il tribunale di Cremona
CRONACA - Il pm ha chiesto di condannarlo a 10 anni e 7 mesi di reclusione, dando per buona la verità della ragazzina. Il Tribunale lo ha assolto ‘perché il fatto non sussiste’. Perché Mario (nome volutamente di fantasia, ndr) ex guardia giurata, per i giudici non ha commesso abusi sulla figlia 12enne della sua compagna che lo aveva accusato di averle mostrato video pornografici, di essersi toccato davanti a lei e di averla toccata.
«Sono vittima di una grande bugia della ragazzina. L’idea che mi sono fatto? Lei voleva tornare a vivere con suo padre», si era già difeso l’uomo.
«La deposizione della minore — ha detto oggi l’avvocato difensore Clara Carletti — non è stata preceduta da una perizia psicodiagnostica fondamentale per l’utilizzabilità delle prove, perché è come se si raccogliesse sul luogo del delitto un mozzicone di sigaretta a mani nude, senza, quindi, i sacri crismi. Invece, in una situazione così delicata tutte le prove devono essere raccolte seguendo le procedure in una maniera rigorosissima».
Secondo l'avvocato Carletti, «la ragazzina era in disaccordo con la madre e voleva tornare con suo padre. Io non credo che avesse premeditato tutto. È arrivata l’occasione, lei l’ha colta e l’ha coltivata, andando dritta per la sua strada. Questo è evidente anche dall’escalation: ha iniziato con una mezza frase, poi ha aggiunto un pezzo, quindi un altro pezzo e un altro pezzo ancora. Non era credibile. Molte cose, poi, non collimavano tanto da diventare impossibile la realizzazione di quanto lei ha dichiarato».
Sino al 21 marzo del 2021, domenica, Mario conduceva una vita tranquilla. Da due anni conviveva con la sua compagna e con le tre figlie di lei che lo chiamavano «papi».
Lavorava come guardia giurata. Il 21 marzo «mi hanno tolto tutto. Sono arrivati i carabinieri in casa, mi hanno tolto il porto d’armi, perché c’era una denuncia nei miei confronti». Una denuncia «per fatti gravissimi». La storia dei video e le confidenze della minore alla nonna. «Ma non è assolutamente vero», aveva giurato l’uomo rimasto senza un tetto, ospitato per un po’ dalla sorella, poi tornato nella sua città d’origine, giù al sud».
«L’idea che mi sono fatto? Lei voleva tornare a vivere con suo padre. Le ho detto: ‘Ma che ti sei inventata?’. E lei, che di norma era una ragazzina che mentiva, che girava attorno alle cose e che si inventava storie, tipo questa dei toccamenti e del video, mi disse: ‘Mi sono sbagliata’. Secondo me lo ha fatto per rompere il rapporto tra me e sua madre e per andare dal padre».
L’imputato aveva inquadrato la sua vita spesa tra lavoro e famiglia. «Ero guardia giurata, facevo prevalentemente il turno di notte, dalle 22 alle 6. La mia compagna lavorava dalle 9 alle 14 o dalle 14 alle 19/20. Quando smontavo il turno, tornavo a casa, non avevo il tempo di cambiarmi. Io e la mia compagna portavamo a scuola la figlia dodicenne, poi io accompagnavo lei al lavoro. Rientravo alle 11 e mi riposavo, finalmente. Sempre io andavo a riprendere la mia compagna, prima preparavo il pranzo per le bambine. La più grande usciva alle 14, le piccole alle 16 o 16.30. Andavo io a prenderle. Ero sempre impegnato. Capitava che io e la figlia più grande rimanessimo soli in casa. Capitava quando avevo 2 giorni di riposo. Sì, purtroppo conosco le accuse».
Le aveva respinte con forza, quelle accuse. Un giorno la ragazzina «mi racconta un fatto successo a scuola. Era andata in bagno, aveva trovato una sua amichetta in una situazione intima. Era rimasta scossa dall’episodio. Le ho detto: ‘Non devi dirlo a me, devi parlare con mamma’. E lei: ‘Sai come è fatta la mamma’. La ragazzina aveva più confidenza con me. Lei insisteva, io, spiazzato, non sapevo come fare. Mi ricordo di averle fatto vedere dal mio telefonino un video in cui una psicologa spiegava le fasi dell’adolescenza, perché io non avevo le parole giuste, per me era imbarazzante quella situazione. Nel video non c’erano disegni o filmati, ma solo una spiegazione verbale. Tra l’altro la ragazzina si è stufata e dopo un minuto si è allontanata».
Il 21 marzo, rimasto senza un tetto e piantato a casa dal lavoro, Mario chiamò la sorella, pedagogista ed educatrice (non risiede in Lombardia). «Gli dissi di venire subito da me - aveva detto la sorella al processo-. Mi raccontò. Conoscevo la compagna e le sue figlie. Sono anche venute a casa mia qualche volta. Dalla ragazzina ho ricevuto confidenze. Mi ha detto: ‘Non mi piace stare qui, solo che di questa cosa non posso parlare con la mamma’. Io vedevo che con mio fratello aveva un bel rapporto, lo abbracciava senza paura, era serena, tranquilla, scherzava con lui».
Lo psicologo Federico Stroppa, consulente della difesa, aveva spiegato ai giudici «l’importanza di una perizia preventiva sulla capacita a testimoniare del minore, che tenga conto anche del grado di suggestionabilità e del vissuto del minore. Una perizia preventiva che, nel caso in esame, non è stata fatta».
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