L'ANALISI
24 Maggio 2024 - 17:31
CREMONA - Un gruppo di ragazzi della parrocchia di Cristo Re accompagnati dai genitori ha incontrato nei giorni scorsi alcuni rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri. Erano presenti il capitano Camillo Calì, il luogotenente Mirko Gatti e l’appuntato Andrea Nava. Dello stesso Nava, era stata l’idea dell’incontro con lo scopo di far conoscere ai ragazzi impegnati nel cammino del dopo-Cresima i compiti degli uomini dell’Arma, nella duplice funzione di difesa dello Stato e di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.
L’uniforme non lascia mai indifferenti e può creare una certa distanza tra chi la indossa e chi sta dall’altra parte. Eppure, dopo solo qualche minuto di presentazioni e conoscenza, l’incontro si è svolto in un clima costruttivo e di reciproca condivisione degli obiettivi, come conferma il vicario don Pierluigi Fontana.
È possibile conoscersi, entrare in relazione, ascoltarsi ed entrare in empatia anche tra sconosciuti? Come si fa a comunicare bene? È possibile anche in un contesto come il nostro così caratterizzato da tante forme di aggressività anche verbale? Questi alcuni dei quesiti che hanno fatto da sfondo ai due incontri realizzati in oratorio.
Nel primo appuntamento, rivolto ai soli ragazzi, il luogotenente Gatti ha condiviso la sua esperienza di negoziatore, la figura cioè che interviene in quelle situazioni particolarmente delicate dove è fondamentale entrare in relazione con persone che si trovano in pericolo o che minacciano di mettere in pericolo altri. Entrare in una relazione di fiducia e di dialogo è fondamentale per permettere l’apertura di qualche pista di intervento e possibilmente di soluzione. I ragazzi si sono dimostrati da subito interessati ai racconti reali riportati durante la testimonianza ma anche alle regole che permettono di mantenere aperta la comunicazione e il dialogo. Accorgimenti che usati con maggiore consapevolezza e chiarezza di obiettivi, permettono davvero di curare una comunicazione capace di mettere da parte ogni forma di aggressività (anche non voluta).
Nel secondo incontro invece, prima con i soli ragazzi e poi alla presenza anche dei genitori, l’appuntato Nava ha accompagnato il gruppo alla scoperta delle insidie che possono nascondersi nella rete ma anche degli accorgimenti con cui tutti, ragazzi e adulti, possono tutelarsi. Sentirsi descrivere queste situazioni da chi se ne occupa ha aiutato ragazzi e genitori a non sottovalutare mai le insidie, grandi o piccole. Il messaggio dell’Arma non è stato certamente di censura o demonizzazione, ma di essere consapevoli di tutto ciò che c’è o può nascondersi nella rete. Una prospettiva dunque costruttiva, per un uso buono dei social e della rete in generale: mondo nel quale non è brutto o sconveniente essere accompagnati gradualmente. Una volta usciti i ragazzi, i genitori si sono intrattenuti ancora a lungo e volentieri con i Carabinieri con domande specifiche su come accompagnare efficacemente e consapevolmente i ragazzi nel loro sempre più pervasivo utilizzo del cellulare e di altri dispositivi per entrare in rete, per gioco o comunicazione.
«È stato un dialogo aperto e familiare — commenta don Pierluigi — nel quale ognuno ha potuto esprimere anche le difficoltà personali nel delicato compito educativo che vede nei social e internet un ambito di attenzione da non sottovalutare.
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