L'ANALISI
I CONTI IN TASCA AI CITTADINI
20 Maggio 2024 - 05:30
CREMONA - Cremonesi, cremaschi e casalaschi restano nella top ten nazionale dei cittadini più ‘risparmiosi’, pur perdendo sei posizioni rispetto all’ultima graduatoria disponibile, relativa all’annata 2019. A promuovere questa indagine che riguarda tutte le province italiane, è stato il centro studi Guglielmo Tagliacarne di Unioncamere.
Si tratta di un report, quello diffuso nelle scorse ore, che quantifica la propensione al risparmio delle famiglie a livello provinciale. Fa riferimento ai dati del 2022. Nella classifica resta al primo posto Biella, i cui residenti hanno messo da parte il 15,4% del proprio reddito disponibile nel 2022. Seguono gli abitanti di Vercelli (13,8%) e Asti (13,1%). Il Piemonte, dunque, domina, tra l’altro nella top ten ci sono anche Alessandria (sesta posizione) e Novara (ottava). Modena, appena giù dal podio, rappresenta l’Emilia Romagna insieme a Piacenza (nono posto), Varese è la migliore lombarda (quinta assoluta), seguita da Pavia (settima). Chiude la top ten Cremona.
Qui, secondo l’indagine, i residenti hanno accantonato l’11,6% del proprio reddito disponibile nel 2022. Subito dietro il territorio provinciale arrivano i grandi capoluoghi regionali: Genova e Milano e le rispettive aree sono undicesima e dodicesima, mentre le province di Bologna e Torino si piazzano rispettivamente in 18ª e 19ª posizione. Molto più indietro Roma. La capitale è 60ª, Napoli 78ª. Le province peggiori sono Ragusa, Crotone e Siracusa, con il 4,8% di propensione al risparmio. La capacità di accantonare denaro dei cremonesi è abbondantemente sopra la media nazionale, che si attesta all’8,4%. Così come lo è quella dei residenti Lombardi (10,8%). In generale è tutto il Nord Ovest, dunque Lombardia, Piemonte, Val D’Aosta e Liguria, a primeggiare. Nell’ottimo risultato confermato da Cremona e dal suo territorio, conta non poco la propensione a mettere da parte un po’ del proprio reddito da parte degli stranieri. A livello nazionale nelle 48 province che hanno una incidenza di famiglie composte unicamente da persone che non hanno origine italiana superiore a quella media italiana, la propensione al risparmio si attesta al 9,1% contro il 7,5%.
Tra queste province al primo posto c’è Modena e al secondo proprio Cremona. Molti di questi risparmi vengono poi inviati nei Paesi d’origine, per aiutare i familiari. «Se in valore assoluto le ‘due capitali’ del Paese, Milano e Roma, concentrano il 18,4% del risparmio italiano, molto diversa è la situazione rapportata al reddito delle famiglie che, invece, premia la provincia.
A testimonianza di un ruolo ancora forte di queste realtà più piccole di poter alimentare anche il processo di investimenti delle imprese familiari locali – ha sottolineato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – tante realtà del Mezzogiorno si trovano nelle posizioni di fondo, ma occorre considerare che il reddito familiare al Sud è di circa il 32% inferiore a quello del Centro-Nord, il che si traduce anche in una necessaria maggiore propensione al consumo, in particolare di beni primari. Basti pensare che dal 2014 al 2022 l’incidenza della spesa media mensile per prodotti alimentari nel Sud è passata dal 21,7 al 23,5% sul totale degli acquisti. E questo anche in virtù di una brusca accelerazione dei prezzi di questi beni che, dopo la pandemia, sono cresciuti in misura maggiore nel Mezzogiorno rispetto al complesso del Paese».
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