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‘Liberiamo il pensiero di Aldo Moro dalla sua prigionia’: «La memoria è futuro»

In sala dei ricevimenti l’appuntamento a 46 anni dalla morte del presidente della Dc sequestrato e poi ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse

Dario Dolci

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10 Maggio 2024 - 08:52

‘Liberiamo il pensiero di Aldo Moro dalla sua prigionia’: «La memoria è futuro»

Giorgio Cardile, Paolo Gualandris ed Enrico Farinone

CREMA - ‘Liberiamo il pensiero di Aldo Moro dalla sua prigionia’. È stato questo il tema dibattuto ieri sera nella sala dei ricevimenti di palazzo comunale, a 46 anni (era il 9 maggio 1978) dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro, presidente della Dc e più volte presidente del consiglio dei ministri, sequestrato e poi ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse. Nel 2007 il parlamento ha riconosciuto il 9 maggio quale Giorno della memoria delle vittime del terrorismo. A parlare di Moro è intervenuto Enrico Farinone, ex deputato e autore del libro ‘Aldo Moro: gli ultimi discorsi’, una testimonianza sulla figura dello statista, perché sia recuperato il valore dei suoi contributi politici e culturali.

Il dialogo tra il relatore e Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia di Cremona e di Crema, è stata un’opportunità per approfondire la figura di uno dei protagonisti della storia politica italiana del Novecento e per riflettere sulle implicazioni morali e sociali degli eventi legati al terrorismo. L’introduzione è stata dell’assessore alla Cultura Giorgio Cardile, che ha organizzato l’iniziativa insieme a Giovanni Delogu. «A scuola, il periodo storico di Moro non si insegna — ha affermato Farinone — e si sta perdendo un po’ di cultura della memoria di quanto accaduto, che è fondamentale per garantire il futuro della democrazia».

Il relatore ha poi toccato alcuni aspetti della figura di Moro. «Ci sono tre fasi fondamentali del suo periodo politico: il Moro costituente, quello che avvia il centrosinistra e quello che arriva a ideare la solidarietà nazionale. Tre passaggi che coprono 30 anni e sono decisivi per la vita repubblicana. Per lui, la Costituzione serviva per creare una formula di convivenza e doveva avere un carattere antifascista». Sulla strategia politica dello statista, Farinoni ha affermato: «Moro voleva che anche al Partito comunista fosse data la possibilità di diventare partito di governo, sia pure in un contesto di guerra fredda, nel quale il governo italiano doveva rendere conto agli Stati Uniti e doveva convincere la Chiesa cattolica, ma soprattutto i democristiani. Moro è stato l’unico democristiano a cercare di capire il Sessantotto. Era un uomo profondamente cristiano ma cercava le alleanze per il bene del Paese».

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