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CREMONA. IL PROCESSO

"Neonato affetto da una malformazione toracica"

Parto gemellare, seconda udienza sul bimbo morto nel 2021. L'ex ginecologa accusata di omicidio colposo

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

24 Aprile 2024 - 18:39

"Neonato affetto da una malformazione toracica"

Il tribunale di Cremona

CREMONA - Si è tenuta oggi la seconda udienza del processo nei confronti di una ex ginecologa dell’ospedale Maggiore accusata di omicidio colposo: la morte di un neonato, la mattina dell’11 gennaio 2021, quando mamma Emma fu portata d’urgenza in sala operatoria per un parto gemellare con cesareo. Uno dei due piccoli, Elyon, aveva una deformità toracica «evidente»: un polmone meno sviluppato dell’altro. Morì venti minuti dopo a causa «di acuta sofferenza fetale inseritasi in una condizione di intrinseca fragilità del feto legata ad un ritardo di crescita intrauterino».

Il 9 gennaio, sabato, la mamma fu ricoverata. L’indagine racconta che alle 17.09 del 10 gennaio, fu sottoposta a un tracciato cardiotocografico, valutato alle 18,20 dal ginecologo del turno precedente e «dal quale emergeva una variabilità di base ridotta e decelerazioni atipiche». Il ginecologo passò le consegne alla collega. A mezzanotte fu eseguito un altro tracciato, la ginecologa lo valutò all’1.30. Un tracciato «avente carattere patologico, in quanto emergeva una grave e continua alterazione del battito cardiaco fetale con variabilità assente per più di un’ora e una decelerazione variabile grave atipica con lenta ripresa della frequenza di base a carico di uno dei due feti».

Per l’accusa, la ginecologa avrebbe «omesso di disporre un monitoraggio più frequente delle condizioni di salute della mamma e dei suo due feti» e «comunque», avrebbe omesso «senza alcuna ragione di disporre il cesareo urgente idoneo ad evitare la morte del bimbo, procedendo, al contrario, alla rivalutazione del quadro clinico». Lo si rivalutò l’11 gennaio: alle 7.10 fu effettuato un altro tracciato cardiotografico «con esito del tutto sovrapponibile», dice l’accusa, a quello eseguito a mezzanotte, «con conseguente successiva e tradiva indicazione del taglio cesareo urgente». La mamma si è costituita parte civile con l’avvocato Giancarlo Rosa, la ginecologa è difesa dall’avvocato Diego Munafò.

L’11 gennaio, il primario Aldo Riccardi arrivò in ospedale, come sempre, prima delle 7 del mattino. Teste del pm, oggi al processo ha riferito: «È venuta da me la dottoressa: mi ha parlato di un caso che la preoccupava e mi chiedeva un parere. Le ho detto: ‘Andiamo a vedere il caso, com’è mio dovere’. Siamo andati al letto della paziente a vedere il tracciato che era in corso. E ho concordato con la dottoressa di eseguire un taglio cesareo in urgenza. Mi è bastato vedere il tracciato del mattino che giustificava il sospetto avuto dalla dottoressa. Non ricordo se c’erano differenze sostanziali con il tracciato della notte».

Dopo il primario, sono stati sentiti due neonatologi, quella mattina in sala parto. Il primo. «La mia collega prese il fratellino che ha risposto benissimo alle manovre. Io ho preso l’altro bambino e ad occhio ho notato delle malformazioni: una asimmetria toracica. L’ho intubato e ventilato, gli ho fatto il massaggio cardiaco. Il piccolino non ha mai risposto alle nostre manovre. Quello che mi ha colpito è stata la mancata espansione della cassa toracica: una rigidità dei polmoni, ecco perché non rispondeva. Ho dichiarato il decesso». La collega: «Io mi sono occupata dell’altro fratellino che con le manovre si è ripreso bene. Il collega mi ha chiamato per l’altro gemellino che non rispondeva. Ho notato una evidente asimmetria toracica: un polmone era più pieno dell’altro. Il piccolo è stato intubato e ventilato correttamente, ma è mancata la espansibilità».
L’8 maggio saranno sentiti i periti.

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