L'ANALISI
08 Maggio 2024 - 05:25
CREMONA - La mattina fa la bidella all’Einaudi, la sera si siede fra i banchi di quella scuola e frequenta il corso serale di cucina e sala bar. Annamaria Capelli sta coronando un sogno: studiare per avere il diploma. «Quando ho finito le medie ho dovuto interrompere gli studi per aiutare a casa — racconta la collaboratrice scolastica, dal 2013 in servizio all’Einaudi —. Finite le medie, alla ricerca di prima occupazione, mi sono iscritta alle liste per i collaboratori scolastici, poi da cosa è nata cosa. Ho iniziato nel 1999 alla Capra Plasio, poi mi sono sposata e ho avuto due figli. Il pensiero del diploma è passato in secondo piano».
Come ogni sogno che ha margini di realizzazione, quell’idea di proseguire gli studi è rimasta in un angolino del cuore di Annamaria, fino a che i tempi non sono maturati: «L’idea mi è nata durante il Covid, stando qui e vedendo che stavano organizzando il corso serale, ma i ragazzi erano troppo piccoli — racconta —. Oggi mia figlia ha vent’anni, mio figlio 16 e quindi ho cominciato a ripensarci. Ne ho parlato in casa e ho trovato in mio marito e nei miei ragazzi un sostegno forte e convinto. Ritirare il modulo di iscrizione e formalizzare la mia frequenza al corso serale sono stati un tutt’uno. I dubbi erano tanti: come seguire i ragazzi? Mio marito fa i turni e mi dispiaceva lasciarli da soli la sera. Ma in casa mi hanno detto: mamma, vai. Non ti preoccupare. Ci pensiamo noi».
Così Annamaria Capelli la mattina fa la bidella e la sera dalle 18,30 alle 22,50 veste i panni di studentessa nello stesso luogo in cui fa la collaboratrice: «Fa un certo effetto trovarmi dall’altra parte — racconta —. I professori li conosco tutti e bene, ma il rapporto fra docente e studente è rispettato. Con i miei colleghi c’è complicità e poi sono sempre Annamaria», dice sorridendo.
Certo ci sono giornate in cui entra a scuola alle 11 per il turno pomeridiano da bidella ed esce alle 23 da studentessa. «Non è facile, per studiare mi recupero ore la mattina presto dopo aver preparato la colazione se non ho il turno mattutino — spiega —. Ogni momento è buono, devo ottimizzare i tempi. Se ho un’ora libera, studio. È dura e non nascondo di essere stata sul punto di mollare. Quando finisco il turno pomeridiano alle 17,30, mi fermo qui e per un’ora studio, prima che suoni la campanella di inizio delle lezioni».
Il corso serale in ristorazione e sala bar dura tre anni. Nel primo anno si fa il programma del biennio, nel secondo quello di terza e quarta e il terzo anno ci si concentra sull’Esame di Stato. «La cosa curiosa è che se tutto andrà liscio mi ritroverò a fare l’Esame di Stato in contemporanea con mio figlio: io qui all’Einaudi e lui all’Aselli. Ma non anticipiamo troppo i tempi», dice scaramanticamente. «Ho scelto cucina perché cucinare è una mia passione e poi è un indirizzo che mi ha sempre incuriosito — prosegue —. Non da ultimo il poter coniugare studio e lavoro è stato un tutt’uno. Ma sono fortunata, mio figlio mi aiuta in matematica, ha una pazienza infinita ed è bravissimo a spiegare. Mia figlia in inglese. Sono un po’ le materie che mi mettono a dura prova. Ci siamo organizzati e grazie a mio marito e ai ragazzi sto facendo quello che non avrei mai pensato di poter fare».
«Senza il supporto dei miei cari e l’incoraggiamento di molti mie colleghi e della segretaria che al momento di presentare il modulo di iscrizione mi ha detto: dammi qui, altrimenti ci ripensi non ce la farei», conclude Annamaria che deve scendere in archivio con una collega. È in modalità bidella, fino alle 18,30 quando tornerà a essere studentessa nelle aule del suo Einaudi.
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