L'ANALISI
06 Maggio 2024 - 05:15
CREMONA - Alla palestra di scherma, la stoccata del ko arriva dalla palazzina accanto, quella dove sorgerà una camera mortuaria. Nel piazzale della Croce Rossa, con i temporali dei giorni scorsi, i lavori in corso hanno allagato la sede dell’Accademia d’armi intitolata a Gino Belloni, primo atleta cremonese a partecipare alle Olimpiadi, a Stoccolma nel 1912, e ai fratelli Alfredo e Antonio Di Dio Emma, partigiani cristiani, militari caduti durante la guerra di Liberazione e schermidori di buon livello agonistico.
Due centimetri d’acqua a terra, il quadro elettrico fuori uso, le lezioni saltate. E danni interni per circa 10mila euro nella sede dell’Accademia delle armi: 35 iscritti, di cui una quindicina di bambini «L’Accademia è stata fondata nel 1835 ed è la quinta società più antica d’Italia», dice un «arrabbiato come una belva» Angelo Garioni, architetto e presidente dell’Accademia. Nel 2021, il corpo centrale dell’ex sede della Croce Rossa è stato venduto all’agenzia di pompe funebri Pietra.
L’edificio dove ha sede l’Accademia «è del Comune di Cremona; noi dal 2019 lo abbiamo in comodato d’uso, non paghiamo l’affitto, ma le utenze – spiega Garioni -. Però il Comune si assume l’onere di fare i lavori di manutenzione. Nel mentre, ci sono state piccole perdite. Discussioni con il Comune, mille promesse, zero lavori in svariati anni. Ogni tanto noi ci mettiamo una pezza, ma l’edificio è vincolato». Fatta la premessa, Garioni spiega: «Nella palazzina accanto iniziano i lavori a febbraio di quest’anno e montano il ponteggio sul nostro tetto, ma non solo lo montano. Il problema qual è ? Il nostro tetto ha un secolo di vita, è stato rifatto nel 1986, ma non ha l’ondulina che protegge dalle infiltrazioni e sopra i coppi. Ha le tegole marsigliesi direttamente appoggiate. Cosa vuol dire? Vuol dire che se spacchi una tegola, piove dentro direttamente, anche perché non c’è una soffitta morta: ho il cartongesso, piove direttamente. Loro non solo montano il ponteggio, tolgono le tegole probabilmente per andare direttamente sui travetti, mettono del cellophane che, puntualmente, al primo temporale è volato via».
Ad inizio febbraio, «il primo allagamento minimo. Chiamo l’impresa, chiamo la proprietà: ‘Sistemate’. Niente». A inizio aprile, «il secondo allagamento: richiamo sempre più arrabbiato, intanto scrivo al Comune che sa tutto. Mandano un muratore che, laconicamente. mi dice: ‘Ma noi smonteremo a giugno, luglio’. Ieri (sabato, ndr) mi hanno scritto che smonteranno domani (oggi, ndr), ma è impossibile. Lo dicono solo per tenermi calmo. L’altro giorno, mega temporale: ho avuto le stanze completamente allagate con due centimetri d’acqua nella sala della presidenza e nella sala dell’armeria. Si sono bagnati, spero non distrutti, dei documenti storici che avevo in archivio. Si sono bagnate anche delle cose importanti, come la prima fascia ricamata dalle orfane della Prima Guerra mondiale dell’Accademia, perché noi abbiamo avuto dei caduti. Adesso è tutta fradicia, spero non sia da buttare».
«I mobili sono partiti - continua -, ovviamente il cartongesso è da cambiare. Il danno più grosso? È saltato tutto l’impianto elettrico. E saltando l’impianto elettrico, saltano il conta-punteggio, tutti i macchinari elettronici e i computer della scherma. Quindi, non posso fare lezione. Mi trovo i genitori infuriati, giustamente. Se non c’è il punteggio, al bambino come fai a dire sbagli qui, sbagli là. Non ho più luce in palestra, perché probabilmente i cavi si sono bagnati. Si sono bruciate 12 lampade appena cambiate. Non c’è la corrente, perché l’impresa ha chiuso il mio contatore nel suo cantiere, a cui non ho proprio accesso. Ho chiamato l’impresa, nulla. Ho avvertito l’architetto Corbari, mi ha detto che non sa niente, mi hanno dato un numero del committente, ma non risponde». Garioni non è rimasto fermo. «Mi sono mosso, ho fatto una perizia, ho avvertito il Comune».
Parla di «marea di danni: l’impianto elettrico è partito, bisogna rifarlo tutto. Chi paga 8 mila euro? I danni sono tra gli 8 e i 10mila euro. E poi c’è anche un problema di sicurezza, nel senso che c’è un tetto colabrodo, si è infradiciato per quattro mesi. Bisognerà smontare il tetto. Diecimila euro sono i danni interni. Perché poi bisogna controllare le travi, ridipingerle tutte e cambiare tutti i coppi. Parrebbe che nessuno dall’altra parte lo voglia fare. Nessuno è venuto a dirmi: ‘Non si preoccupi, architetto, noi ripristiniamo il danno’. Mi hanno semplicemente detto: ‘Quando smontiamo il ponteggio, mettiamo a posto i coppi’. Sì, va bene, ma i danni interni? Li ho avvertiti a febbraio, a marzo e ad aprile. Adesso basta, perché mi sono arrabbiato come una belva». Adesso, le sale sono asciutte: stracci e secchi. «Ho pagato l’impresa», conclude Garioni, uno sguardo al meteo. Mercoledì pioggia, temporali. «Si allagherà di nuovo».
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