L'ANALISI
26 Aprile 2024 - 05:20
CREMA - Sempre più frequentato, come dimostrano i dati 2023 diffusi dall’amministrazione provinciale (più 31% di ingressi rispetto al 2022, per un totale di 8.227 visitatori), ma anche sempre più dispendioso per le casse comunali. Negli ultimi quattro anni, i costi per la gestione ordinaria del museo civico, il che significa le spese per il personale, le pulizie, le utenze e tutto quanto serva per garantirne l’apertura quotidiana, sono saliti di 100mila euro. Nel 2019 l’ente di piazza Duomo aveva speso 450mila euro, ma grazie a un contributo ministeriale una tantum di 58mila euro, destinati proprio a finanziarne la gestione, i costi fissi erano scesi a 392mila euro. Nel 2023 sono saliti a quasi mezzo milione di euro. Purtroppo, sostegni economici esterni non ce ne sono stati.
«Per ottenere dei contributi bisogna presentare singoli progetti, non ci sono finanziamenti costanti — precisa l’assessore alla Cultura e Turismo Giorgio Cardile —: a questo scopo abbiamo appena candidato il museo a un bando regionale». Non va dimenticato che il Civico non ha alcuna fonte di entrate fisse: il biglietto infatti non si paga. Oltre alla costante mancanza di introiti, bisogna tenere conto degli aumenti dei prezzi dell’energia, con il conseguente galoppare dell’inflazione. E degli ovvi adeguamenti contrattuali di legge. E il rendiconto di bilancio 2023 ha indicato in 492mila euro la spesa sostenuta per il museo. Per fortuna, l’anno scorso il bar è tornato a funzionare dopo un lungo stop post Covid, garantendo così un’entrata alle casse comunali, seppur di certo non in linea con gli affitti di mercato dei locali pubblici in centro storico.
La concessione ha un valore economico netto stimato in 29mila euro sui cinque anni, meno di 5.800 ogni 12 mesi. Va aggiunto il rimborso forfettario per le utenze, pari a 9mila euro, che è sempre a carico del gestore. Nel complesso, dunque, il Comune incassa 38mila euro. Per rientrare anche solo parzialmente del mezzo milione di spesa annuale, l’unica strada sarebbe far pagare un biglietto. Ipotizzando un ticket a 10 euro, l’incasso sarebbe di poco superiore agli 82mila euro, con il rischio però di ottenere un effetto boomerang, ovvero un calo dei visitatori. Il pubblico del museo è composto sì da adulti, ma anche da centinaia di studenti e alunni cremaschi, grazie a progetti con scuole dell’obbligo e istituti superiori.
E in Comune l’opzione ticket non viene assolutamente esclusa. «Riflettiamo su una possibile introduzione — conclude Cardile — ma non certo per i giovani e gli studenti e nemmeno per la quotidianità. C’è allo studio un’ipotesi di piano tariffario, sarà una cosa graduale riferita solo a mostre temporanee o visite guidate». Il museo non è soltanto un luogo di conservazione del patrimonio artistico, ma è soprattutto uno spazio in cui la conservazione delle opere è finalizzata allo studio e alla divulgazione. «La costante attività di ricerca scientifica, che si può esprimere in modi differenti, dalle mostre con i relativi cataloghi passando per gli articoli della rivista Insula Fulcheria, fino ai corsi di Winifred, centro di innovazione culturale, è ciò che dà senso ad un museo — ricorda Cardile —: per il prossimo triennio l’attenzione sarà dedicata allo sviluppo di una strategia che valorizzi in senso ampio».
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