L'ANALISI
25 Aprile 2024 - 14:52
CREMA - Un 25 aprile nel ricordo della Resistenza e proiettato verso la pace. Da piazza Duomo oggi mattina si è levato un lungo applauso quando il presidente di Anpi Crema Paolo Balzari, ha aperto il suo intervento ufficiale con l’accorato appello «affinché cessino tutte le ostilità che stanno sconvolgendo il mondo e mietono migliaia di vittime innocenti». Una cerimonia iniziata come in ogni precedente occasione, con la messa in Cattedrale alla presenza delle autorità civili e militari. Poi il brevissimo trasferimento in piazza, accompagnato dalle note della banda di Ombriano. Ad attendere decine di cremaschi Dopo l’inno nazionale, l’omaggio del sindaco Fabio Bergamaschi alla lapide dei martiri della Libertà, con al suo fianco lo stesso Balzari e Iris Campostori, presidentessa del Comitato per la promozione della Costituzione.
Poi, il suo intervento, parole condite da una certa amarezza: «C’è un ‘eppure’ che mi tormenta e che dovrebbe sollecitare chiunque non intenda vivere un momento celebrativo così solenne come un mero dovere istituzionale, con distacco ed uno sbadiglio distratto, oppure al contrario con fervore ideologico e spirito di appropriazione: ogni anno, sempre di più, il 25 aprile diventa una festa parziale, a cui manca qualcosa. Una musica in cui la nota stonata, sempre sgradevole, ma incapace di per sé di compromettere la melodia complessiva, si moltiplica in un frastuono cacofonico insopportabile».
Chiari riferimenti alle consuete polemiche che accompagnano ogni anno la vigilia della festa della Liberazione. «Ricordo l’efficacia retorica, che purtroppo va riconosciuta alla propaganda dei regimi e dei movimenti che li accompagnano, di ‘vittoria mutilata’ – ha proseguito Bergamaschi –: quel mito nazionalista post prima Guerra mondiale e che contribuì a creare il brodo di coltura dello stesso fascismo. Oggi potremmo definire il 25 aprile, la festa della Liberazione, come una ‘festa mutilata’. Da immancabili, spossanti polemiche, divaricazioni, ambiguità di persone democraticamente ascese ad alcune delle più alte cariche dello Stato, ma ancora prive della maturità istituzionale che imporrebbe incompatibilità tra il giuramento sulla Costituzione della Repubblica Italiana e dall’incapacità di fatto di allontanare e, anzi, condannare, il passato fascista della propria appartenenza politica.
Dalla pericolosa, progressiva accettazione sociale del fatto che il fascismo non sia più un crimine, secondo Costituzione e ancor prima secondo buon senso, ma una semplice opinione, rispettabile al pari di ogni altra opinione, secondo un malinteso e primitivo senso democratico. Abbiamo forse, all’atto pratico, tramutato un nobile processo di pacificazione nazionale ed il tentativo di creare una memoria condivisa della comunità nazionale in un processo di legittimazione del neofascismo? È stata un’eterogenesi dei fini o, al contrario, una deliberata strategia? Rimane questo dubbio». Balzari ha ripreso i concetti del sindaco e poi ricordato le vittime del nazifascismo, comprese i partigiani cremaschi. «I quattro giovani fucilati i al campo sportivo Voltini il 29 novembre del ‘44 e gli altri quattro partigiani ammazzati a Capralba il 13 marzo del ‘45».
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