L'ANALISI
CREMONA. IL PROCESSO
22 Aprile 2024 - 19:25
Il tribunale di Cremona
CREMONA - «Chiedo per la figlia 6 mesi di reclusione con il beneficio della condizionale, per sua madre 4 mesi». La richiesta di condanna non è arrivata, oggi, dal pm, ma dall’avvocato Giorgio Lazar, difensore di Alessia e Cinzia, figlia e madre («clienti spesso sollecitate a presentarsi qui») accusate, in concorso, di aver organizzato una spedizione punitiva e malmenato Maria, colpevole di aver soffiato il fidanzato ad Alessia. Accusate, anche di aver danneggiato la macchina del fidanzato. Il pm aveva chiesto 2 anni di reclusione a testa per madre e figlia.
Il giudice ha inflitto ad Alessia 1 anno e 4 mesi con il beneficio della sospensione condizionale. Ma la giovane dovrà intraprendere un percorso di recupero presso enti o associazioni che si occupano di atti persecutori. La mamma è stata condannata a 400 euro di multa in concorso con la figlia, per percosse.
Su Facebook c’è una vecchia foto di loro due a cavallo, quando ancora erano amiche del cuore. Lo erano finché il fidanzato di Alessia si è messo con Maria. E lei, Alessia, la prese così male che il 20 novembre del 2020, trascinò fuori dall’auto l’ex amica, le tirò capelli, l’aggredì a calci e pugni. Maria era sull’auto del fidanzato. Al processo, la vittima aveva raccontato: «La mia amica e il suo fidanzato si erano lasciati da qualche mese, ma io stavo già uscendo con lui. Quella sera, io stavo aspettando il mio ragazzo che era in tabaccheria. Ad un certo punto ho sentito bussare al finestrino. Era Alessia, era molto arrabbiata. Io non ho aperto la macchina, ma lei ha iniziato a prendere a calci lo specchietto. Ho subito telefonato ai carabinieri».
Alessia aprì la portiera, si avventò sull’ex amica del cuore, lanciò il suo smartphone in mezzo alla strada, la prese a pugni in faccia. «Mi ha dato anche calci all’addome. Era convinta che fossi incinta», aveva precisato la vittima.
Quando il fidanzato uscì dalla tabaccheria, provò ad intervenire, ma fu bloccato dalla madre di Alessia. Madre e figlia fuggirono prima dell’arrivo dell’ambulanza e dei carabinieri. Maria fu portata in ospedale dove venne curata e subito dimessa. Al giudice, la 26enne aveva raccontato di aver ricevuto, sia prima che dopo, messaggi intimidatori da parte di Alessia. Ma di non aver fatto denuncia «anche perché mi sentivo dalla parte del torto».
«Una spedizione punitiva di una aggressività di stampo mafioso», aveva detto il pm onorario, ripercorrendo i fatti, ricordando i pugni e i calci. Per il difensore, «la modalità di stampo mafioso è esagerata, però da parte delle mie clienti esiste una responsabilità. Chiedo di condannare la figlia a 6 mesi, la madre a 4 mesi».
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