L'ANALISI
20 Aprile 2024 - 05:05
CREMA - Nel sottosuolo cremasco, dopo il via libera all’aumento di pressione nelle cavità naturali, è stoccato quasi il 40% delle riserve italiane di gas metano. A gestirle è la società Stogit, del gruppo Snam. Decine di pozzi a profondità variabili tra i 1.300 e i 1.400 metri che, rassicurano gli amministratori comunali, sono monitorati costantemente con appositi sensori e quindi sicuri. A questo proposito, il sistema di rilevamento dei microterremoti sotterranei, del resto, non ha mai registrato scosse nelle aree interessate dai depositi.
Stogit gestisce le due grandi centrali a Sergnano (con 38 siti) e tra Ripalta Cremasca e Guerina, con 40. Significano oltre 7 miliardi di metri cubi di gas, sui circa 19 di tutto il Paese, in base all’ultimo aggiornamento dei dati. Negli anni questa presenza massiccia ha suscitato più di una preoccupazione, come nel caso di Sergnano dove, da tempo, si sono mobilitati cittadini e forze politiche che hanno più volte sollevato dubbi sull’effettiva sicurezza della centrale.
«Su questo fronte siamo assolutamente tranquilli. C’è un costante dialogo con la Stogit e i loro sistemi sono di sicurezza sono avanzatissimi — assicura il sindaco di Ripalta Cremasca Aries Bonazza —: lunedì, tra l’altro, porteremo in consiglio comunale il nuovo piano di protezione civile, che comprende anche gli interventi per eventuali emergenze dovute a problemi che si verificassero alla centrale». E pure il collega di Ripalta Guerina Luca Guerini è in costante contatto con l’azienda del gruppo Sman. L’attività continua di monitoraggio sismico e ambientale è stata una misura fortemente voluta dai sindaci durante le trattative e accolta nell’ambito della stesura degli accordi sugli stoccaggi».
A Sergnano, ad esempio, il primo cittadino Angelo Scarpelli l’ha sempre ritenuta fondamentale: «Un’intesa importante, per la sicurezza del nostro paese e del nostro territorio, visto che abbiamo ottenuto impegni precisi in tal senso da parte della Stogit, con l’aumento dei controlli e dei monitoraggi per quanto riguarda l’aria, ma anche il rischio sismico e quello ambiente in generale».
Avere simili riserve di gas nel sottosuolo Cremasco — in provincia un’altra centrale si trova a Bordolano — comporta ovviamente anche vantaggi. Ovvero la possibilità per i Comuni che le ospitano di avere accesso a importanti risorse economiche, per le cosiddette compensazioni ambientali.
Nel dettaglio per la concessione di Ripalta sono stati assicurati da Stogit, a novembre, 1,73 milioni di euro come compensazione ambientale a fronte dell’autorizzazione all’aumento della capacità di sovrappressione, rilasciata nel luglio 2023 dal ministero. Con una ripartizione stabilita in base agli abitanti e alla superficie di territorio interessata: a Ripalta Cremasca sono andati 796mila euro (46%), a Ripalta Guerina 696mila euro (40%), a Ripalta Arpina 174mila euro (10%). Infine, Castelleone 69.400 euro (4%). Nel sottosuolo ripaltese possono essere stoccati sino a quasi 2 miliardi di metri cubi di gas.
E il sindaco Bonazza ha annunciato che arriveranno ulteriori risorse: «Riceveremo altri due contributi, entrambi da 250mila euro. Dovremo poi decidere come utilizzarli». Sergnano ha ottenuto 950mila euro, altri 55mila euro erano andati a ciascuno dei confinanti paesi di Casale Cremasco e Ricengo, dopo l’autorizzazione che consente ora a Stogit di pompare fino 2 miliardi e 850 milioni di metri cubi di metano nei pozzi.
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