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PIANO STRATEGICO 2024-2035

A2A, l'Ad: «A Cremona interventi per 252 milioni di euro. Avanti con il biometano»

Mazzoncini: «Serve il nuovo impianto. Le proteste? Sindrome di Nimby...»

Andrea Gandolfi

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agandolfi@laprovinciacr.it

13 Marzo 2024 - 08:52

A2A, l'Ad: «A Cremona interventi per  252 milioni di euro. Avanti con il biometano»

CREMONA - Il nuovo piano strategico 2024/2035 di A2A - presentato ieri mattina a Milano prima alla comunità finanziaria e poi alla stampa dall’amministratore delegato e direttore generale del Gruppo, Renato Mazzoncini, affiancato dal Chief Financial Officier Luca Moroni - prevede un investimento complessivo di 252 milioni di euro sul territorio della provincia di Cremona (su un totale di 22 miliardi, l’1,2%).

Lo ha precisato lo stesso Mazzoncini, evidenziando che si tratta di un impegno «importante».

a2a

 Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale di A2a, insieme al Cfo Luca Moroni


Alle reti elettriche, tramite la controllata LD Reti, andranno «cento milioni di euro; come accade anche per le zone di Milano e Brescia, si tratta ovviamente di un segmento che richiede uno stanziamento robusto in termini finanziari», ha detto.
«Altri investimenti verranno sicuramente destinati al termovalorizzatore, per garantire un ottimo livello di esercizio - ha aggiunto, delineando così una continuità temporale dell’impianto di almeno altri dodici anni.

Altrettanto netta la puntualizzazione sul previsto impianto di biometano, al centro di accese proteste che attraversano pure la campagna elettorale e toccano sia il metodo che il merito (oltre - naturalmente - alla localizzazione) di questo progetto.
«Sul tema delle bioenergie, anche nell’ottica dell’assorbimento di LGH in A2A, la nostra idea è sempre stata quella di mantenere a Cremona uno specifico polo di competenza. Infatti il nostro principale Centro di competenza è proprio lì».
«Quanto a me -ha proseguito Mazzoncini - credo profondamente alla necessità del biometano in Italia nei prossimi anni».
«In proposito, basta ricordare che oggi nel nostro Paese il potenziale produttivo di biometano si attesta intorno ai 5/6 miliardi di metri cubi; ma il consumo nazionale di metano arriva a 60/65 miliardi di metri cubi, tetto che entro il 2040 dovrà scendere a 30 miliardi».

«In questa situazione, appare chiaro che il biometano diventerà una risorsa essenziale; poiché non è possibile far andare tutto con gli elettroni, è indispensabile poter disporre anche di un po’ di molecole ‘green’. Quindi sarebbe importante realizzare anche l’impianto che è in programma a Cremona».

«Le proteste? Purtroppo la sindrome di Nimby (‘not in my backyard’, non nel giardino dietro casa mia, ndr) la conosciamo bene tutti; così, ovunque si cerca di realizzare un impianto si registrano discussioni...».

«Tuttavia, credo sarebbe sufficiente dare un’occhiata a quelli che abbiamo già costruito (uno a Cavaglià, in provincia di Biella, e l’altro a Lacchiarella, nel Milanese): hanno dimensioni simili a quello previsto per Cremona e - vedere per credere - non stanno davvero generando nessun tipo di impatto negativo sul territorio di riferimento. Quindi, vediamo cosa si riuscirà a fare...».

Fra i temi toccati dall’amministratore delegato e direttore generale del Gruppo A2A, anche lo stato di attuazione del piano ‘Cremona 20/30’, presentato nel febbraio di tre anni fa e poi sostanzialmente ‘sparito dai radar’.

Si tratta di un piano di iniziative e investimenti che, nel giro di undici anni, dovrebbe condurre alla generazione di un nuovo ciclo energetico e ambientale a Cremona, e che al suo avvio vedeva come partner il Comune di Cremona, Aem, Lgh e Padania Acque.

«Proprio nell’ambito del piano ‘Cremona 20/30 - ad esempio - l’impianto di biometano costituisce uno degli elementi importanti. Ritengo quindi giusto che come noi aggiorniamo il nostro piano, lo stesso venga fatto anche dagli altri soggetti interessati. Ne parleremo con la nuova amministrazione comunale», ha concluso, rinviando ogni ulteriore confronto a dopo il voto amministrativo ed europeo di giugno, quando ci saranno le condizioni per fare un ragionamento di mandato e dunque di lungo periodo.

«Ci siederemo attorno ad un tavolo e aggiorneremo il piano ‘Cremona 20/30’, facendo il punto sulle cose sin qui realizzate e su quelle ancora da fare. E anche in quel caso, metteremo a punto un progetto dotato del necessario livello di prospettiva e visione che già si ritrova in questo nostro piano pluriennale: quindi fino al 2035».

Un termine particolarmente significativo a livello europeo, nella prospettiva ambientale, che proprio in quell’anno vede concentrarsi una serie di scadenze molto importanti e vincolanti: nel tentativo di contrastare i diversi fattori che causano o quantomeno agevolano un cambiamento climatico dalle conseguenze già ora severe, che in prospettiva potrebbero rivelarsi potenzialmente devastanti per il presente e il futuro.

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