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GLI STRASCICHI DELLA PANDEMIA

Fondi Covid, conto salato: «Da restituire 1,7 milioni»

Riconteggio delle risorse eccedenti ricevute dagli enti locali: a Cremona lo Stato chiede 357mila euro. La Provincia non deve nulla all’erario. In Lombardia solo a Bergamo richiesto un importo superiore

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

20 Aprile 2024 - 05:00

Fondi Covid, conto salato: «Da restituire 1,7 milioni»

CREMONA - Il Cremonese deve rendere allo Stato oltre un milione e 700mila euro di fondi Covid. A quattro anni dalla pandemia che ha messo in difficoltà anche le casse dei Comuni, infatti, è arrivato il temuto riconteggio: il Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero dell’Economia, ha calcolato le presunte risorse eccedenti ricevute dagli enti locali. Che nella maggior parte dei casi le hanno già spese per ristori a cittadini e commercianti, oltre che per rimpinguare le mancate entrate del periodo e per acquistare i dispositivi necessari a garantire sanificazioni e protezioni.

Ora che mascherine e limitazioni sono archiviate, le Province, le Unioni e soprattutto i Comuni sono chiamati dunque a restituire in quattro anni quelli che vengono definiti ‘surplus’. E c’è davvero poco spazio (se non nullo) per le contestazioni. La doccia fredda è frutto di un complicatissimo calcolo, che tiene in considerazione pure gli avanzi di amministrazione degli anni antecedenti il 2020. Il responso locale è poco preoccupante per le Unioni: devono rendere complessivamente 85mila euro, ma di fatto la cifra maggiore è 52.498 euro e dovrà essere sborsata da ‘Terre di Cascine’ (Castelverde e Pozzaglio).

Un reparto di Terapia intensiva durante l’emergenza Covid


La Provincia di Cremona non deve rendere nulla, mentre per il Comune capoluogo il conto è abbastanza salato: a fronte di un ‘fondone’ Covid che nel biennio 2020-2021 era stato di circa 6 milioni di euro, dovranno essere restituiti circa 357mila euro. Parlando degli altri due principali centri cremonesi, troviamo due situazioni completamente differenti: Crema non ha surplus, mentre Casalmaggiore sì e si tratta di circa 101mila euro. Fra i Comuni capoluogo lombardi, Cremona è uno di quelli che deve rendere la cifra maggiore: a precederlo solo Bergamo con 834.634 euro, mentre Pavia è al terzo posto con 185.322 e Lodi al quarto con 61.682 euro.

La città metropolitana di Milano segue un conteggio a parte e deve ridare ben 11 milioni e 673mila euro. Tutti gli alti capoluoghi, secondo il ministero, non hanno avuto surplus. Diverso il discorso per le Province lombarde: il record negativo è di quella di Sondrio che dovrà ridare circa 863mila euro, mentre quella di Como circa 241mila. Alla fine gli enti locali italiani dovranno complessivamente restituire allo Stato circa 260 milioni di euro e in qualche caso il riconteggio fa quasi sorridere. Capita, ad esempio, in un paese piacentino appena oltre il confine cremonese: il Comune di Villanova sull’Arda (circa 1.700 abitanti) dovrà elargire allo Stato 24 euro, in quattro rate da sei euro l’una.

QUATTRO ANNI PER SALDARE LA CIFRA DOVUTA

Fra i Comuni capoluogo lombardi, Cremona è uno di quelli che deve rendere la cifra maggiore: 357.614 euro di surplus a fronte di un fondo che nel biennio in esame (2020/2021) è stato di oltre sei milioni. L’assessore al Bilancio, Maurizio Manzi, spiega: «Per quanto sia complesso il calcolo, nel nostro caso la cifra è sostanzialmente frutto di quella che secondo il Governo è stata una sovrastima della riduzione di entrate da proventi legati alle violazioni al Codice della strada. In sostanza, visti anche i periodi di lockdown quando non circolava nessuno, avevamo fatto una stima di riduzione che lo Stato ci ha ridimensionato del 25%. Ma nel complicato conteggio incidono anche gli avanzi degli anni precedenti alla pandemia».

Maurizio Manzi


La reazione: «Mi chiede se c’è amarezza per questo provvedimento? Più che altro — è la risposta dell’assessore — sorpresa. Ma voglio fare una precisazione...». Eccola: «Il fatto non creerà problemi ai bilanci del Comune. Anche perché la cifra sarà suddivisa in quattro anni ed equivale a circa 90mila euro all’anno». Manzi anticipa anche la risposta ad eventuali polemiche: «Dover rendere somme, aspetto che ci accomuna a tantissimi Comuni italiani, non significa affatto avere amministrato male i fondi Covid. In un periodo in cui, ricordo, tutti gli enti locali erano comprensibilmente frastornati, ci potrebbe anche stare qualche allocazione errata. Ma ribadisco che il calcolo tiene in considerazione anche fattori antecedenti e indipendenti». 

CREMA ESEMPIO VIRTUOSO

di Stefano Sagrestano

CREMA - Nella gestione dei fondi Covid il Comune si è dimostrato virtuoso. Non dovrà restituire nemmeno un centesimo a Roma. Significa che nell’organizzare gli investimenti tra il 2020 e il 2022, sono state seguite le corrette procedure e il riconteggio ministeriale non ha trovato incongruenze. Tutte le procedure erano state seguite sin dall’inizio dall’assessore al Bilancio, Cinzia Fontana, in carica durante il secondo mandato di Stefania Bonaldi, concluso nel giugno 2022, e poi confermata dall’attuale sindaco Fabio Bergamaschi. Tra le prime variazioni introdotte a questo scopo nel documento finanziario 2020 c’era stata quella pari a complessivi 477.800 euro. Ciò che era entrato nelle casse pubbliche, era stato subito speso. La voce più consistente era stata rappresentata dalla somma di 182.835 euro, determinata dal fondo di solidarietà alimentare del governo.

Cinzia Fontana

Un contributo che il Comune aveva impegnato per fornire buoni spesa alle famiglie bisognose residenti in città. Agevolazioni che erano proseguite anche nei mesi successivi e nel 2021, sfruttando altre tranche di contributi governativi. In quell’anno, ad esempio erano stati stanziati ulteriori 144mila euro per aiutare i cittadini in difficoltà a causa della crisi economica dovuta al Covid 19. Erano stati destinati non più solo all’acquisto di generi alimentari, ma soprattutto per il pagamento dei canoni di locazione e delle utenze domestiche. I contributo sono sempre stati elargiti a fondo perduto. Inoltre, tra il 2020 e il 2021 erano stati emanati una serie di bandi ad hoc per sostenere le imprese, il settore del commercio, dell’artigianato e dell’industria. Una serie di contributi una tantum a fondo perduto erano stati destinati anche a favore delle micro aziende e della libera professione, sempre per cercare di garantire un sollievo a chi aveva subito danni economici causati per l’emergenza Covid-19. Una delle iniziative aveva visto mettere sul piatto 400mila euro.

A MADIGNANO MAZZATA DA OLTRE 180MILA EURO

MADIGNANO - «Di fronte a questa richiesta di rimborso c’è grande amarezza, ma non possiamo fare altrimenti. Nell’epoca Covid abbiamo fatto il massimo, garantito agevolazioni e speso i fondi per interventi importanti, penso ad esempio ad un innovativo impianto di areazione delle scuole pubbliche. Adesso ci troviamo a dover restituire 110mila euro in più degli 81mila che avevamo accantonato, sapendo sin dall’inizio che qualcosa avremmo dovuto ritornare a Roma». Il sindaco di Madignano Elena Festari non nasconde il suo disappunto per quanto sta accadendo. Ieri, ha effettuato alcune verifiche con la ragioneria del Comune e risulterebbe che la cifra da rimborsare sia addirittura più alta dei 181mila euro prospettati dal ministero.

Elena Festari

Dalle casse comunali ne usciranno 191mila. Il Comune è il secondo in provincia di Cremona come somma da restituire, in base ai calcoli dei ministeri dell’Interno e dell’Economia. «Hanno sostenuto che ci sono stati garantiti più soldi rispetto a quelli che siamo riusciti a spendere durante il Covid – conclude il sindaco –: in realtà dai conti in nostro possesso avevamo investito tutto, tranne 81mila euro che abbiamo accantonato, sapendo che da Roma sarebbero arrivati a richiedere il rimborso. Avendo il nostro Comune un avanzo di amministrazione molto alto, in base ai conteggi che sono stati fatti dal ministero, ci chiedono la restituzione di 110mila euro in più. Non c’è comunque nessun problema, andremo in variazione di Bilancio nel consiglio di lunedì. I fondi in più da ritornare a Roma saranno versati in cinque anni, senza interessi. Nel frattempo li vincoleremo, così che restino destinati esclusivamente a questa finalità».

Filippo Bongiovanni

CASALMAGGIORE, BONGIOVANNI: «CE LO ASPETTAVAMO»

di Davide Bazzani

CASALMAGGIORE - «Noi abbiamo speso tutto quanto aveva una destinazione precisa dettata dal Governo», dice il sindaco di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni. «Alcuni fondi erano contributi nel caso non fossero arrivate entrate da tasse o tributi, ossìa mancati introiti causa crisi. Però fondamentalmente qui a Casalmaggiore alla fine le tasse, anche nel ‘20 e ‘21, i cittadini le hanno pagate. Quindi il Governo a tutti i Comuni ha chiesto indietro quei fondi. È un discorso complesso. Non si tratta comunque di una mancata spesa o di uno spreco. Noi avevamo già accantonato questi soldi, anzi un po' di più, perché sapevamo che doveva uscire questo decreto dal Governo, già sistemato col rendiconto di giovedì sera in Consiglio».

Matteo Priori

PIADENA DRIZZONA CORSA AI RIPARI IN TEMPO: «FONDI ACCANTONATI»

PIADENA DRIZZONA - «Per fortuna abbiamo le disponibilità finanziarie per far fronte alle richieste governative», dice il sindaco Matteo Priori. «Devo dare atto – continua il primo cittadino – della lungimiranza della nostra ex responsabile del settore Ragioneria, Mirella Pasi, da qualche mese in pensione, che a suo tempo, prudenzialmente, ha insistito perché venisse effettuato un accantonamento vincolato di avanzo con destinazione proprio la eventuale restituzione di quei fondi. È stata una decisione assolutamente opportuna, visto come poi sono andate le cose. Parliamo di 161mila euro, non si tratta certamente di una cifra di poco conto. Li abbiamo messi da parte per tempo».

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