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CREMONA

La truffa del Bordeaux resta impunita: assolto il ‘garzone’

Fruttivendolo ingannato: anticipò 550 euro per 6 bottiglie di vino destinate a una finta cliente

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

19 Aprile 2024 - 17:09

La truffa del Bordeaux resta impunita: assolto il ‘garzone’

CREMONA - Resta impunita la truffa del Bordeaux: sei bottiglie di vino ordinate dal fruttivendolo del quartiere Zaist al fornitore per conto della ‘finta’ nuora di una cliente. Bottiglie pagate sull’unghia - 550 euro - al garzone del fornitore del vino pregiato, che di pregiato, lo si scoprirà poi, non aveva niente. «Era pessimo». Il Tribunale oggi ha assolto ‘per non aver commesso il fatto’, Gennaro Vilardi, 58 anni, napoletano di Afragola, casa a Blevio (Como), accusato in concorso della truffa «con persone rimaste ignote».


La truffa. Alle 10.30 del 28 ottobre 2018, in negozio squilla il telefono. «Buongiorno, sono Paola Ferrari, la nuora di una sua cliente». Il negoziante non mette a fuoco, ma il cognome lo trae in inganno «perché Ferrari è tipico cremonese», anche se la sedicente Paola «ha una leggera inflessione piemontese». Una telefonata «cordiale e generosa». L’ordine. «Devo fare una festa con un pinzimonio. Ho bisogno di una serie di ortaggi e del vino. Prepari tutto». Il commerciante annota sul block-notes. Paola gli spiega che durante la festa deve fare anche un regalo importante: «Ho bisogno di un vino molto costoso, francese, un Bordeaux». Lo informa di aver contattato il fornitore, «ma mi ha detto che non può vendere il vino ai privati. Può farmi da intermediario? Ecco il numero del rappresentante. Si chiama Fabio».

L’avvocato Marilena Gigliotti

Atto secondo. Il negoziante chiama, Fabio risponde. «Il vino costa 550 euro con un prezzo di rivendita imposto di 840 euro, per un totale di 6 bottiglie». Il rosso non è proprio a buon mercato. Il fruttivendolo ricontatta la fantomatica Paola, che gli conferma l’acquisto. «Prontamente e contento per un guadagno di 290 euro», il negoziante fa l’ordine al fornitore, che gli dà le indicazioni. «La consegna viene fatta da un mio garzone, lei paghi pure in contanti». Alle 11.30 il garzone è lì. Consegna il cartone con le bottiglie, il fruttivendolo gli dà i 550 euro cash, confidando che fattura e bolla gli vengano inviati successivamente.

Atto terzo. La merce va recapitata in via Ruggero Manna, civico 30. Il negoziante carica tutto sul furgoncino. Ma al civico 30 c’è lo studio di un commercialista. E il telefono di Paola Ferrari è muto. Il pm aveva chiesto che l’imputato venisse condannato a 6 mesi di reclusione e 51 euro di multa. L’avvocato Marilena Gigliotti, codifensore del ‘garzone’ con la collega Raffaella Parisi, ha sottolineato come al processo non fosse emersa alcuna prova contro Vilardi. Assoluzione e truffa rimasta impunita.

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