L'ANALISI
BASSA PIACENTINA
19 Aprile 2024 - 10:36
MONTICELLI - Solo il 15% delle macroplastiche del Po arriva da Isola Serafini sino al Mare Adriatico e gli accumuli saranno d’ora in poi meglio identificabili, grazie ad un esperimento che è stato effettuato a Motta Baluffi. Questi i risultati più importanti dello studio Mapp (Monitoraggio applicato alle plastiche del Po) illustrato a Ferrara, presso Palazzo Naselli-Crispi, su iniziativa dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Avviato nell’estate 2021, ha previsto il rilascio dei tracker (sensori di rilevamento) proprio nell’area della diga monticellese.
Poi, per due anni, sono state stimate le quantità, le dimensioni, le principali direttrici di spostamento e i punti di potenziale accumulo del materiale plastico trasportato lungo la rete idrografica del fiume Po.
Ecco il primo responso: prevalgono i rifiuti plastici di dimensioni inferiori a 10 cm, appartenenti alle prime tre classi dimensionali (ovvero: minori di 2,5 cm; compresi tra 2,5 e 5 cm; compresi tra 5 e 10 cm). Per simulare le modalità di trasporto dei rifiuti sono stati utilizzati i tracker satellitari JunkTrack della società Nauta scientific Srl, che ha progettato e realizzato sia i dispositivi sia il sistema di raccolta e di rappresentazione dei dati. Si tratta di piccoli contenitori galleggianti in grado di riprodurre il comportamento dei rifiuti di plastica dispersi nei fiumi, al cui interno sono posizionati dei localizzatori capaci di determinarne la posizione Gps. Ne sono stati rilasciati complessivamente 95, in differenti condizioni di portata, nelle tre stazioni distribuite lungo l’asta: oltre ad Isola Serafini anche Chivasso e Pontelagoscuro.
È stato osservato che la vegetazione spondale, i piloni dei ponti e i numerosi ormeggi per la navigazione fluviale rappresentano zone di incaglio per lungo tempo e dunque ostacolo al trasporto verso valle.
Il progetto ha previsto anche l’utilizzo di immagini satellitari, con la collaborazione del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, per valutare – per la prima volta in ambito fluviale – la possibilità di rilevare i rifiuti dall’alto e dunque favorirne la rimozione.
La prima fase di questa attività è stata appunto eseguita presso la Cava Ronchetto di Motta Baluffi, in cui sono state fatte alcune simulazioni grazie all’installazione di due zattere, una composta da soli rifiuti di plastica e l’altra da plastica e vegetazione, per verificare se il satellite riuscisse ad identificarle e distinguerle.
L’esito è stato positivo: all’occhio del satellite entrambe le zattere sono risultate ben visibili e distinguibili dall’acqua circostante, confermando la possibilità di utilizzare le immagini del Sentinel 2 per il riconoscimento di depositi nel fiume Po.
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