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CREMONA

Lite postata sui social: l'infermiere pro-vax diffamato dal vicino

Discussione tra il sanitario e la moglie ripresa e pubblicata con il commento «va a picchiare in giro chiediamo immediata sospensione dal lavoro». L'avvocato: «Affermazione inventata e lesiva»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

17 Aprile 2024 - 15:51

Lite per il vaccino pubblicata sui social: infermiere diffamato, il vicino a processo

Il tribunale di Cremona

CREMONA - Natali al Sud, 52 anni, da 30 è infermiere in un reparto dell’ospedale Maggiore, lo stesso dove nel 2021 - in piena pandemia - facevano le pulizie i suoi vicini di casa, marito e moglie assunti da una cooperativa. L’infermiere che venne contagiato dal Covid già a fine febbraio del 2020 («Non avevamo le mascherine») e che passò 14 giorni «di paura», è «assolutamente pro vax: se non ci fosse stato il vaccino, non saremmo qui».

Loro, i vicini, sono «no vax dichiarati». Argomento di discussioni anche accese. In questo contesto si inquadra il processo per diffamazione social a carico del vicino, indiano di 40 anni, accusato di aver pubblicato il 4 giugno del 2021, su 'Toro Indiano' - così aveva chiamato il suo profilo Facebook - un video che documenta una lite tra l’infermiere e sua moglie, accompagnandolo con il commento: «Guardate da chi siamo curati. Questo è un infermiere, si chiama (seguono nome e cognome, ndr) come va a picchiare in giro chiediamo immediata sospensione dal lavoro»: 160 visualizzazioni.


Alle 9.18 di oggi, il giudice ha chiamato il processo. L’infermiere, presente, è parte civile con l’avvocato Alessandro Zontini. Il vicino di casa, assente, è difeso dall’avvocato Carlo Alquati, che con il suo assistito non ha avuto contatti, almeno sino a oggi. Il giudice ha rinviato al 6 giugno prossimo per un tentativo di conciliazione. In caso contrario, il processo si farà. A distanza di tre anni, sul social il video con commento del 4 giugno è ancora lì. Una ripicca diffamatoria, per la parte civile, scatenata da una discussione tra l’infermiere e la moglie dell’imputato «non vaccinata contro la pandemia imperante», è scritto nell’atto di costituzione della parte civile, che gli sputò «colpendolo nell’occhio».

L’avvocato Alessandro Zontini

L’infermiere «data la sua specifica posizione che rivestiva nell’ambito sanitario, aveva dovuto ricorrere ad accertamenti precauzionali che scongiurassero il diffondersi del morbo in un contesto particolarmente delicato qual è l’ospedale». Di più. L’infermiere fece una segnalazione (via mail) alla dottoressa, coordinatrice dell’Ufficio Igiene dell’Asst di Cremona, avvisandola dell’episodio e del timore di essere stato infettato. «Chiedo un vostro intervento. Confido in voi, ho paura di un’eventuale infezione». Da qui, secondo l’accusa, la vendetta social.


«A seguito di questa condotta inaccettabile — sostiene l’avvocato Zontini — la donna diffondeva la notizia di essere stata percossa dalla persona offesa. Cosa inveritiera e infondata, evidentemente conseguenza della segnalazione che il mio assistito fece al coordinatore dell’Ufficio igiene. A seguito di quanto affermato, l’imputato ha pubblicato su Facebook la frase e il video». Per l’avvocato Zontini, «le espressioni utilizzate dall’imputato sono, oltre ogni evidenza, fortemente lesive della dignità sociale e personale del mio assistito. L’espressione ‘va in giro a picchiare’ si ammanta di particolare gravità, poiché la circostanza è infondata e puramente inventata». E perché «è collegata al fatto che la parte offesa è un infermiere e, quindi, espressa con l’intenzione di colpire la vittima nell’ambito del proprio lavoro (tant’è che se ne chiede la sospensione dello stesso al lavoro)».

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