L'ANALISI
11 Aprile 2024 - 11:30
CREMONA - C’è chi ha coronato il sogno di lavorare in un’azienda di trattori super tecnologici e chi con la laurea triennale in Scienze Agrarie ha voluto approcciare le scienze ingegneristiche per cercare prospettive differenti: ieri mattina la magistrale in Agricultural Engineering ha ‘licenziato’ i primi cinque ingegneri in Italia. Ora possono vantare un titolo di studio unico, che coniuga scienze agrarie con l’ingegneria nel segno dello sviluppo dell’agricoltura di precisione. Il prorettore del Politecnico cremonese, Gianni Ferretti, fa il bilancio di questo debutto e della prima sessione di laurea: «Tutti i lavori presentati hanno offerto la vasta gamma di applicazione dell’ingegneria in agricoltura. È stata una bella carrellata: dà ragione di un percorso che intreccia diverse discipline e vede una stratte collaborazione fra noi e la Cattolica».
Antonio Capone, preside della Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione, ha evidenziato possibilità e prospettive del corso in Agricultural engineering, «un corso che stigmatizza l’apertura del Politecnico nel declinare la realtà secondo le scienze ingegneristiche». A testimoniare passione e competenza sono i cinque neoingegneri. Luca Succi, di Verona, racconta come il suo lavoro di tesi abbia interessato la progettazione di trattori a guida autonoma per vigneti, «utilizzando telecamere e intelligenza artificiale».
Federico Previderè, di Abbiategrasso, con alle spalle una magistrale in Ingegneria Meccanica, ha dedicato il suo lavoro all’obiettivo di «calibrare il modello idrologico Fest-ewb sviluppando un modello basato su quattro siti meteorologici della stessa vegetazione — racconta —. La finalità è razionalizzare l’utilizzo delle risorse idriche nelle operazioni di irrigazione». Alec Sebastiani, di Piacenza, ama vivere in campagna: «E questa è stata la molla che mi ha portato a iscrivermi alla magistrale dopo aver frequentato Ingegneria Ambientale — racconta —. Ho lavorato sull’analisi dei fattori di varianze nelle misurazione dei sensori a infrarossi nei raccolti».
Matteo Aloisi, di Milano, ha una formazione in Scienze Agrarie: «Ho lavorato per capire come i dati raccolti dalle macchine e registrati sulla piattaforma FMIS possano essere funzionali al lavoro agricolo». Lorenzo Peronaci, di Grosseto, è stato assunto dal gruppo Antonio Carraro Spa, che fa macchine agricole: «È dalle medie che ho la passione per i trattori e così ho coronato un sogno».
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