L'ANALISI
05 Aprile 2024 - 16:05
CREMA - Tre diocesi compatte, Cremona, Bergamo e Crema, con il sostegno delle altre sette della Lombardia. Un ‘no’ che non ammette discussioni quello pronunciato dagli alti prelati della regione alla possibilità che venga costruita una logistica da 120mila metri quadrati in fregio al santuario mariano di Caravaggio, un luogo di culto e preghiera caro non solo ai fedeli cremonesi, della cui diocesi fa parte, ma anche a quelli dei territori cremasco e bergamasco. Meta ogni anno di 500mila pellegrini, il santuario è un patrimonio universale della Chiesa, tutelato anche dalla convenzione dell’Aja del 1954 con lo scudo blu, che impone di non danneggiarlo in caso di conflitti armati.
Verrebbe in parte oscurato da un mastodontico insediamento che potrebbe sorgere nel territorio di Misano Gera d’Adda, nell’area tra la provinciale Rivoltana e il complesso mariano, in quello che oggi è terreno agricolo: 122mila metri quadrati di area di cui 57mila destinati alle attività logistiche, ovvero un mega capannone con 72 slot di carico e scarico e con un aumento del traffico veicolare di 175 mezzi pesanti e 121 auto al giorno. I responsabili di Santa Maria della Fonte si sono già opposti all’insediamento, ricorrendo al Tar lo scorso novembre. Nel frattempo è nato un comitato trasversale in difesa del santuario e del territorio che lo circonda.
Ne fanno parte associazioni, storici, architetti, giornalisti ed esperti. La mobilitazione si concretizzerà nella carovana colorata di sabato 20. Alle 10 al santuario si raduneranno tutti coloro a cui sta a cuore la tutela del territorio, ma soprattutto la salvaguardia del luogo di culto, organizzati dal coordinamento ‘#Salviamo il suolo’. Oltre alle tre diocesi aderiscono Legambiente, associazioni, comitati di cittadini. Ci sarà anche un momento informativo su quanto potrebbe accadere, con l’intervento, tra gli altri del rettore di Santa Maria della fonte don Amedeo Ferrari. In base al Pgt di Misano, approvato ormai 13 anni orsono, l’insediamento è previsto a soli 500 metri distanza dal santuario. Il progetto sta vivendo ora un’accelerazione.
«Purtroppo – ha sottolineato in diversi interventi Eugenio Bignardi, incaricato per la pastorale sociale della diocesi di Cremona – il patrimonio religioso, artistico, ambientale e paesaggistico del santuario, è minacciato da progetti speculativi». Il complesso monumentale di Santa Maria della Fonte, deve la sua costruzione all’apparizione miracolosa della Vergine: il 26 maggio del 1432 la contadina Giannetta de Vacchi si trovava nel prato a Mazzolengo, vicino a Caravaggio, quando fu partecipe dell’apparizione di una donna che, per maestà e bellezza, riconobbe come la Madonna. In quel punto iniziò a zampillare la fonte le cui acque curavano i malanni. Venne edificato un luogo di culto Ricostruito tra il XVII e il XVIII secolo, così si presenta oggi.
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