L'ANALISI
24 Marzo 2024 - 05:10
CREMONA - Non un bel segnale per lo stato di salute delle imprese del territorio provinciale. In Lombardia sono quelle che hanno aumentato in maniera maggiore il loro rischio di insolvenza negli ultimi 24 mesi. Dal gennaio 2022 all’inizio di quest’anno, l’incidenza di aziende in difficoltà è infatti salita del 3,5% rispetto all’incremento medio regionale, che è pari al 2,5%. In numeri assoluti sono 1.431 le imprese che vivono un momento di seria crisi. Questi dati emergono dal ‘Business scan’, piattaforma sviluppata da SevenData, un’azienda di marketing milanese che produce informazioni commerciali sul merito di credito delle imprese italiane. SevenData utilizza le più avanzate tecnologie e l’analisi si basa sull’Intelligenza artificiale.
L’indagine, realizzata da Fabrizio Vigo amministratore delegato di SevenData, prende in esame il rischio insolvenza a 12 mesi delle imprese. Per realizzare il rating, sono state messe sotto la lente le variabili economiche (bilanci), gli eventi negativi (pregiudizievoli, protesti), alcuni elementi strutturali delle imprese e del management e numerosi altri dati settoriali e territoriali (per provincia) delle aziende. Tra le province della Lombardia con la maggiore crescita di imprese a rischio, dopo Cremona, si segnala Milano, che fa registrare il +2,9%, Pavia +2,8%, Monza e Brianza +2,7%, Mantova + 2,6%, Brescia + 2%, Varese +2%, Bergamo +1,9%, Lodi +1,7%, Como +1,5%, Lecco +1,5%.
Le aziende con rischio insolvenza più elevato, in Lombardia sono complessivamente 72.680 (28% del totale, 1 punto in meno rispetto alla media nazionale). Oltre al dato di Cremona, nelle altre province sono così distribuite: Milano 38.088 imprese (30% del totale), Brescia 7.795 (26%), Bergamo 6.201 (24%), Monza e Brianza 5.022 (27%), Varese 4.358 (26%), Como 3.028 (27%), Pavia 2.201 (28%), Mantova 1.736 (26%), Lecco 1.279 (22%), Lodi 916 (30%), Sondrio 625 (22%). A livello nazionale, assumendo come paramentro l’incidenza delle aziende a rischio sul totale imprese, la Lombardia si colloca al 7° posto (28%), dopo Veneto (25%), Friuli VG (26%), Trentino Alto Adige (26%), Piemonte (27%), Emilia Romagna (27%), Valle d’Aosta (27%).
Dietro la nostra regione ci sono Campania (29%), Toscana (30%), Marche (30%), Sardegna (30%), Liguria (30%), Sicilia (32%), Puglia (32%), Abruzzo (32%), Basilicata (32%), Lazio (32%), Molise (33%), Umbria (33%), Calabria (34%). Se, invece, si tiene in considerazione il trend di crescita delle imprese a maggiore rischio, la Lombardia è la tredicesima in Italia, con un dato (+2,5%) in linea con la media nazionale (2,4%). Con tassi di incremento delle aziende a rischio insolvenza inferiori alla Lombardia si collocano Toscana (+1,7%), Molise (+1,8%), Sardegna (+1,9%), Lazio (+2,1%), Sicilia (+2,2%), Campania (+2,2%), Marche (+2,2%), Valle d’Aosta (+2,2%), Emilia Romagna (+2,3%), Trentino Alto Adige (+2,3%), Veneto (+2,5%), Calabria (+2,5%). Con variazioni superiori a quelle del territorio lobardo troviamo Abruzzo (+2,6%), Friuli V.G. (+2,7%), Umbria (+2,8%), Basilicata (+2,8%), Piemonte (+2,9%), Liguria (+3%), Puglia (+3,1%).
«In Lombardia – sottolinea Vigo – si rileva un’incidenza delle imprese a rischio insolvenza al di sotto della media nazionale con una dinamica di crescita di queste ultime, che si colloca su livelli fisiologici tipici di un’economia a elevato dinamismo come quella lombarda. D’altra parte, così come l’articolazione settoriale della regione è molto eterogenea nelle singole provincie, troviamo situazioni differenti anche degli indicatori dei fenomeni di rischio credito, a livello territoriale e settoriale». Con le prospettive di crescita per il 2024 che sono in contrazione rispetto a quanto si prevedeva lo scorso ottobre, analogamente al trend dei consumi e alla tendenza degli investimenti, le prospettive per l’anno in corso non sembrano improntate all’ottimismo.
«In tale contesto congiunturale – prosegue Vigo – a dovere sopportare gli effetti delle restrizioni di accesso al credito sono le piccole unità produttive per le quali il volume del credito erogato è calato. Ciononostante, alcuni comparti hanno fatto registrare performance positive (meccanica, sistema moda e agroalimentare), mentre in altri settori, come metallurgia, chimica-gomma e farmaceutica, si evidenziano frenate di rilievo». Vigo invita dunque alla massima cautela. «Questi elementi, considerati nell’insieme, portano ad avanzare ipotesi di previsioni improntate alla prudenza – conclude il manager – tanto più giustificate dal complesso quadro geopolitico che connota la presente congiuntura. Purtuttavia, le imprese lombarde hanno dimostrato e continuano a dimostrare una significativa resilienza rispetto alle dinamiche congiunturali sfavorevoli e confermano una volta di più la solidità del tessuto economico regionale».
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