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IL LAVORO SOTTO LA LENTE

La parità di genere va conquistata: donne ancora penalizzate

Cremona virtuosa rispetto al dato nazionale, ma il gap con gli uomini resta del 12,46%

Gabriele Cogni

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redazione@laprovinciacr.it

22 Marzo 2024 - 05:00

Pezzo Cogni

CREMONA - L’Italia è ancora uno dei Paesi europei con la minore occupazione femminile e questo aspetto va a riflettersi su un’importante incidenza nel divario di genere. È il quadro delineato grazie all’elaborazione Openpolis su dati Istat, da cui emerge, appunto, il divario lavorativo tra uomini e donne nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 49 anni. La parità occupazionale è ancora lontana e il gap arriva a toccare il 17,3%. L’incidenza degli occupati tra i lavoratori è dell’80,3%, mentre per le lavoratrici è del 62,9%. Sono numeri che trovano differenze più o meno marcate sul territorio nazionale, con un distacco minore al Nord rispetto alle altre aree dell’Italia. Entrando nel dettaglio dei valori, la disparità si attesta al 13,5% per quanto riguarda il Nord-Est e del 13,8% per il Nord-Ovest.


Anche tra i dati relativi al Comune di Cremona, i numeri dicono che c’è ancora un divario occupazionale di genere. L’incidenza di uomini occupati tra i 25 e i 49 anni è dell’86,26%, mentre l’incidenza di donne occupate nella stessa fascia è del 73,80%. La differenza si attesta al 12,46% e la notizia positiva è di un gap che è comunque inferiore sia alla media nazionale, sia a quella dell’area Nord-Ovest. Un dato che, allo stesso tempo, pone però Cremona con un divario che si trova ancora con alcuni punti percentuali sopra rispetto ai numeri dei capoluoghi che hanno in assoluto i valori minori e si attestano tra il 7 e l’8% di divario occupazionale di genere, come Belluno, Nuoro, Cagliari e Ferrara, con Siena la migliore, con 5,92%.

Maura Ruggeri

«Sicuramente il fatto che la percentuale sia inferiore rispetto alla media a livello nazionale è un aspetto positivo – commenta Maura Ruggeri, assessore all’Istruzione e alle Risorse Umane – ma rimane una negatività del dato, che è ancora preoccupante e da indagare in modo molto attento. Tra l’altro, in una realtà come la nostra, in cui l’invecchiamento della popolazione è superiore rispetto alla media regionale e nazionale, proprio il tema demografico si collega anche a questo aspetto: tutti gli studi dicono, infatti, che la ripresa della natalità si coniuga con un forte investimento sull’occupazione femminile. Pertanto, tutto il sistema che si occupa di queste dinamiche si deve interrogare sulla necessità di approfondire i dati relativi al divario occupazionale di genere. Sono peraltro numeri, facendo riferimento alla fascia d’età presa in considerazione, che riguardano in particolare le giovani donne».


A livello nazionale, risultano occupate circa 5,6 milioni di donne su quasi nove milioni di età compresa tra i 25 e 49 anni. «Quando parliamo di occupazione giovanile – ha proseguito Ruggeri – va indubbiamente esaminata in profondità l’analisi sulla situazione in ambito femminile. Tra l’altro, come risulta in tutti i rapporti di un settore di cui mi occupo direttamente, per quanto riguarda la formazione e gli esiti scolastici, le giovani donne hanno risultati mediamente migliori. A maggior ragione, servono quindi un’attenzione e degli interventi di tutto il sistema per sostenere l’occupazione femminile». Ruggeri non ha dubbi nell’evidenziare «che questo è un problema che riguarda proprio il futuro, della città e del territorio».


Politiche e strumenti da mettere in campo sono dunque necessari per riuscire a supportare proprio una maggiore occupazione delle donne in ambito lavorativo. Un processo di analisi deve essere il passo fondamentale per comprendere meglio la situazione: «Prima di tutto, serve, appunto, una lettura più approfondita dell’argomento, perché vanno capiti tanti aspetti delle problematiche che sono presenti. Va attenzionato meglio il fenomeno e va considerato all’interno delle tematiche di occupazione giovanile di cui ci stiamo occupando in modo importante. Credo sia un tema da affrontare insieme, istituzioni e soggetti economici del territorio», conclude Ruggeri. Il divario lavorativo di genere è certamente una questione di stretta attualità, che guarda anche allo sviluppo in ottica futura del nostro territorio.

A CREMA PARITÀ VICINA, MA TANTO DA FARE

di Stefano Sagrestano

CREMA - Per promuovere e favorire l’effettiva parità tra uomo e donna nell’ambiente lavorativo e non solo, il Comune di Crema cerca di fare la sua parte, al netto di una situazione socio economica che risente di dinamiche nazionali. L’assessora alle Pari opportunità Emanuela Nichetti, fa il punto. «I dati dicono che a Crema il divario occupazionale tra uomini e donne è minore di quello della media nazionale, ma tanto resta da fare – è la premessa di Nichetti –: purtroppo viviamo in un mondo che difficilmente conferisce alle donne ruoli apicali nelle aziende e nelle istituzioni e nel quale, a parità di lavoro, alle donne viene corrisposta una remunerazione inferiore. Questo comporta che, in caso di aspettativa facoltativa per esercitare la genitorialità, dei due soggetti resti a casa quello che ha uno stipendio inferiore, ovvero la donna. Se in Italia i congedi obbligatori per i papà sono di 10 giorni e per le madri di cinque mesi, non si può certo dire che sia stata messa in campo una politica per la famiglia che ha come obiettivo la parità genitoriale».

Emanuela Nichetti

Per controbilanciare il Comune si muove con i propri mezzi: «Un aiuto fondamentale – prosegue l’esponente della giunta Bergamaschi – è sicuramente rappresentato dai servizi per la prima infanzia. Nelle aree in cui è più presente l’offerta di asili nido, anche l’occupazione femminile è maggiore. Come amministrazione abbiamo aumentato di una sezione la sede del nido Dante, temporaneamente collocato ai Sabbioni, portando a 108 i posti nei due nidi comunali cittadini. Un passo concreto, nella direzione del sostegno alle famiglie, delle giovani coppie, della genitorialità e dell’occupazione femminile». Infine, si può lavorare anche sull’aspetto culturale.

«Valorizzare la diversità e spronare le ragazze e le donne a ‘rompere il soffitto di cristallo’: per questo — conclude Nichetti — la nostra amministrazione è in prima linea con iniziative di sensibilizzazione e di formazione volte ad abbattere stereotipi ancora troppo radicati. Vengono realizzati incontri, conferenze, mostre bibliografiche presso la Biblioteca Comunale Clara Gallini. Il progetto Girls in STEM mira per esempio a promuovere attività che avvicinino le ragazze alle carriere nell’ambito scientifico. Altro importante obiettivo che stiamo perseguendo è costituito dall’estensione della toponomastica femminile. Ridisegnare la città in una prospettiva di parità di genere sembra un piccolo passo nell’ottica delle pari opportunità, ma è invece significativo per riequilibrare la nostra storia e rompere il pregiudizio che le figure meritevoli di avere strade e piazze dedicate siano esclusivamente maschili».

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