L'ANALISI
21 Marzo 2024 - 19:06
CREMONA - «Ti spezzo»; «Vi ammazzo di botte»; «Vi taglio a metà»; «Vi faccio a pezzi e vi distribuisco fuori in modo che nessuno vi possa riconoscere»; «Vi taglio»; «Vi prendo a sberle», «Vi spacco la faccia», «Sei una zecca». Le frasi sono contenute nel capo di imputazione per maltrattamenti in famiglia - nei confronti della moglie e del figlio — contestato all’ex coniuge rinviato a giudizio dal gup su richiesta del pm. L’uomo è difeso dall’avvocato Paolo Rossi. Il 4 giugno saranno sentiti i testimoni.
Le violenze verbali e fisiche — ingiurie, insolenze, minacce - sono cominciate nel 2020 e sono andate avanti per due anni, causando nella moglie e nel figlio, all’epoca minorenne, «uno stato di prostrazione, di terrore , di avvilimento e di sofferenza e di serio timore per l’incolumità propria e dei familiari». Moglie e figlio si sono trasferiti un una comunità protetta. Secondo l’accusa, i litigi erano continui. E ad ogni discussione, il marito avrebbe preso a calci, pugni e schiaffi la moglie.
L’avrebbe minacciata di non chiamare le forze dell’ordine, di non rivolgersi ai servizi sanitari, di non denunciarlo, minacciandola anche che se lo avesse fatto, le autorità le avrebbero tolto il figlio. Secondo l’accusa una volta, in preda ad uno scatto d’ira, il padre avrebbe tentato di aggredire il figlio; la moglie si sarebbe messa in mezzo e avrebbe urlato. La minaccia: «È inutile che chiedete aiuto, perché tanto qui non viene nessuno, ci sono solo io». Un’altra volta, avrebbe tentato di sfilarle il mattarello dalle mani della moglie per colpirla. Il figlio si sarebbe messo in in mezzo. La minaccia: «Visto che avete già chiamato i carabinieri, tanto vale che la faccio finita e vi ammazzo».
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