L'ANALISI
20 Marzo 2024 - 05:05
CREMA - Anche coloro che aiutano chi soffre e vive quotidiani problemi sociali, economici e di salute, ha bisogno di una mano. Il lavoro è sempre più stressante, i casi e le complicazioni sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni, complice anche un incremento delle povertà e delle condizioni di disagio dovuto alla pandemia. Questo insieme di fattori mette alla prova chi ogni giorno si spende per gli altri e porta diversi operatori dei Servizi sociali a decidere di abbandonare, cercando magari un altro lavoro. C’è dunque bisogno di un aiuto tecnico-operativo e psicologico per gli assistenti sociali del distretto cremasco. Sono 45 in tutto, suddivisi nei sei subambiti.
Molti sono vittime del cosiddetto fenomeno del burnout, una forma di stress connessa all’esercizio di professioni dedicate al supporto di soggetti portatori di particolari bisogni, come le persone con disabilità, gli anziani non autosufficienti, o comunque chi vive in situazioni di difficoltà sociale ed economica. L’area servizi al cittadino ha individuato la specialista Daniela Rosa Antonini, laureata in Scienze del servizio sociale e con una lunga esperienza nel campo, affidandole le azioni di supervisione che prevedono percorsi di confronto e condivisione con gli assistenti sociale nell’esercizio della professione.
Previsti incontri con ogni gruppo, ma anche individuali. Nel primo caso quattro riunioni di quattro ore l’una per ogni subambito. Poi ci sarà anche il percorso individuale: 99 ore in un anno, con riunioni da remoto. La spesa per questa figura è di 71.550 euro, finanziati tramite il Pnrr. Francesca Moruzzi, dirigente del settore Welfare, indica gli obiettivi: «I percorsi di supervisione dovranno avere come oggetto i principali fattori che incidono sul burnout quali il rapporto con le persone beneficiarie degli interventi, che investe la dimensione personale e emotiva degli operatori sociali. E le variabili connesse all’organizzazione del contesto lavorativo in cui gli stessi operano. Il supervisore analizzerà le scelte professionali poste in essere dagli operatori sociali sul piano metodologico, valoriale, deontologico e relazionale. In questo modo potrà individuare problemi e criticità nell’azione svolta, per arrivare poi alla condivisione delle conoscenze e alla ricerca di metodi e di percorsi possibili per la risoluzione dei problemi riscontrati».
I Comuni del distretto si attendono risultati anche a vantaggio degli assistiti, che non dovranno continuamente adattarsi a facce nuove e saranno seguiti al meglio e più a lungo da figure maggiormente motivate. «Il progetto — si legge nelle disposizioni dell’incarico affidato alla specialista — si pone l’obiettivo di rafforzare la professionalità degli operatori sociali, di favorire la condivisione delle competenze, di consentire all’operatore di assumere al meglio le funzioni esercitate nei confronti dei beneficiari del servizio, riconquistando il senso e il valore del proprio operato». Già nei mesi scorsi era stato siglato un protocollo d’intesa tra gli enti locali cremaschi proprio per dare il via al progetto, che coinvolge anche Comunità sociale cremasca. «Puntiamo a fare in modo che gli assistenti riconquistino il senso e il valore del proprio operato», aveva sottolineato l’assessore comunale al Welfare Anastasie Musumary.
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