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Dentro il ‘labirinto’ del Fisco con la guida del super esperto

Le spiegazioni, le indicazioni e i consigli di Mario Tagliaferri ogni 15 giorni sul quotidiano La Provincia

La Provincia Redazione

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18 Marzo 2024 - 11:13

Dentro il ‘labirinto’ del Fisco con la guida del super esperto

Mario Tagliaferri

CREMONA - È un mondo complesso e spesso anche difficile da comprendere, quello del Fisco: normative nazionali, regole generali, regionali e locali, cavilli e cambiamenti continui ne fanno quasi una ‘giungla’, a volte impossibile da superare per il normale cittadino. Ecco che allora il quotidiano La Provincia ha pensato di dare una mano alla comprensione: lo farà attraverso una rubrica quindicinale affidata alla professionalità e alle competenze specifiche di Mario Tagliaferri. E oggi, martedì 19 marzo, si comincia.

fisco

Laurea in Economia e Commercio con Master in Principi contabili internazionali, Tagliaferri esercita la libera professione di dottore commercialista e revisore legale in qualità di partner dello Studio Lexis – Dottori Commercialisti Associati di Crema e la sua attività si orienta prevalentemente alla consulenza fiscale e societaria per grandi e medie imprese. Fra altri incarichi, è anche consulente tecnico del Tribunale di Cremona, pubblicista e relatore di convegni. In sintesi, un grande esperto. Che ogni quindici giorni si metterà a disposizione del lettore-cittadino per fornire delucidazioni, indicazioni e consigli. 

Quanto mai tempestivo visto che proprio pochi giorni fa è stata approvata la riforma del Fisco con la legge delega. Un dispositivo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha accompagnato paragonando l’atteggiamento che caratterizzerà l’azione del Governo su questo tema «all’azione di un padre di famiglia». Ha fatto una premessa, la premier: «Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima». Poi ha lanciato il suo messaggio, consapevole di muoversi su un terreno sempre delicato: «Non abbiamo amici cui fare favori se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al bilancio pubblico, anche quando non riescono a pagare ma che vogliono farlo — ha spiegato Giorgia Meloni —. Non c’è spazio per chi vuole fare il furbo, ma chi è onesto ed è in reale difficoltà merita di essere aiutato».


Perché il termine Fisco è, da sempre, fonte di dibattito, fastidio e polemiche politiche?
«Perché oltre a provocare, spesso, qualche intolleranza quasi cutanea, viene visto come un entità scorbutica, antipatica, incomprensibile, spesso utile, sempre necessaria, mai banale, a volte dominante, sempre spinosa. Il termine deriva dalla parola latina fiscus, che significa cesta, e che designava, al tempo del diritto romano la cassa dell’imperatore, distinta da quella del popolo, aerarium. Cassa dell’imperatore dove finivano gli oboli versati dal popolo; i tributi, diremmo oggi. Ai giorni nostri il termine significa il settore e l’attività dello Stato che si occupa dell’imposizione e della riscossione dei tributi. E nella grande famiglia dei tributi troviamo le due sorelle maggiori, le tasse e le imposte».

Ma non sono la stessa cosa?
«No, non sono la stessa cosa».

Può spiegare la differenza?
«Le tasse consistono in prelevamenti di ricchezza che si fondono sul principio di correlatività e servono a finanziare servizi particolari che sono destinati ai cittadini; servizi particolari, cioè, che vengono definiti divisibili, identificabili, tra i quali ad esempio la tassa rifiuti».

E le imposte, invece?
«Sono prelevamenti di ricchezza coattivi che lo Stato prevede per finanziare le spese indivisibili, così chiamate perché non se ne può stabilire a priori l’uso effettivo di ogni cittadino: è il caso, per esempio, della sicurezza, della salute, o dell’istruzione. Insomma, con la dichiarazione dei redditi paghiamo le imposte, non le tasse».

Il prelevamento delle imposte come avviene?
«Sulla base di due principi costituzionali diversi, che sono il principio di solidarietà e il principio di capacità contributiva. Il principio di solidarietà prevede che qualunque cittadino debba pagare le imposte anche per assecondare le necessità dei soggetti meno abbienti. Il principio di capacità contributiva prevede che tutti i cittadini debbano contribuire alle spese dello Stato sulla base della propria capacità di generare reddito. Il consumo, il patrimonio e il reddito sono i tre indicatori della capacità contributiva». Cercheremo di entrare, protetti dalla corazza della conoscenza e della semplicità, nel labirinto di questo strano mondo chiamato Fisco.

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