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L'AMBULATORIO

Cremona Solidale: tanto lavoro e 220 pazienti

Positivo il bilancio del primo anno di attività: i sette specialisti hanno fornito 278 prestazioni, il polo geriatrico è decollato

La Provincia Redazione

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16 Marzo 2024 - 11:20

Cremona Solidale: tanto lavoro e 220 pazienti

CREMONA - Festeggia il suo primo anno di vita l’ambulatorio geriatrico di Cremona Solidale e in particolare il Cdcd, per i pazienti con deficit cognitivo , inaugurato precisamente l’8 marzo del 2023. Un anno di intenso lavoro che ha permesso di registrare dati importanti e indicazioni sullo stile di invecchiamento del nostro territorio. «In questo anno sono state erogate 278 prestazioni a 220 pazienti», spiega la direttrice generale di Cremona Solidale, Simona Gentile. «Il 25% dei visitati faceva parte o è entrato a far parte del nostro percorso a evidenziare quanto sia importante per pazienti e famiglie trovare dei punti di riferimento.

L’ambulatorio si è rivelato una realtà al femminile sia per quanto riguarda il personale, 4 dei 5 geriatri sono donne ed anche entrambe le psicologhe, sia per quanto riguarda i pazienti: il 70% infatti sono donne. Per contro le donne certamente sono più longeve: gli ultracentenari, ovvero persone che hanno vissuto più di 110 anni, (circa 560 nel mondo) sono donne nel 90%. Dati Istat di qualche anno fa, rivelano però che in Italia un nuovo nato maschio può contare su 59,8 anni di vita godendo di buona salute, mentre una femmina su 57,3 anni. Considerando che l’età media per gli uomini è di 80 anni e per le donne di 85, si fa presto a fare un calcolo medio degli anni passati affrontando una qualche patologia. Solo da qualche decennio, si parla di una medicina focalizzata anche sul genere colpito.

Il differente impatto che le patologie correlate all’età hanno sull’uomo e sulla donna. Si tratta della medicina di genere, che è lo studio di come la malattia abbia un differente impatto sull’uomo e sulla donna per quanto riguarda la diagnosi, l’evoluzione, la prevenzione, l’approccio terapeutico e le conseguenze socio-psicologiche. Gli studi hanno mostrato consistentemente che più donne che uomini presentano la Malattia d’Alzheimer-in Italia su 600 mila persone colpite dalla malattia di Alzheimer, due terzi appartengono al genere femminile, e negli Stati Uniti su 5,8 milioni casi, le donne sono 6 pazienti su 10. In parte ciò è dovuto al fatto che le donne vivono più a lungo, ma non è una spiegazione sufficiente perché dovrebbe valere per tutte le forme di demenza mentre, ad esempio, nella demenza vascolare è il genere maschile ad essere più colpito.

Simona Gentile


Già da molti anni si è definito come le differenze di genere nell’utilizzo delle diverse strategie cognitive possano essere modulate da fattori ambientali legati all’educazione. Ovviamente il superamento di questi fattori estrinseci con un uguaglianza sul profilo condizioni di vita , studio e lavoro sono i primi fattori da modificare. Un interessante studio a riguardo è stato fatto nel 2020 da un gruppo di ricercatrici del Cnr-lbbc (Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche), dove si evince che un ruolo importante è certamente dato dagli estrogeni, in relazione alla loro riduzione in menopausa, poiché questi ormoni svolgono una funzione protettiva contro la morte cellulare e l’infiammazione che favorisce la formazione di placche di Beta amiloide, il cui accumulo è tra le cause della patologia.

Già durante la vita fertile, le fluttuazioni cicliche gli estrogeni potrebbe avere un ruolo negativo a livello cerebrale. Inoltre, la ricerca ha portato all’elaborazione di una nuova ipotesi evidenziando come i maschi e le femmine utilizzino strategie cognitive diverse, infatti le ricercatrici hanno descritto come ‘se si chiede a delle persone di imparare a orientarsi in una città nuova per spostarsi da casa al lavoro, la maggior parte dei maschi tende a costruire una visione dall’alto della città, organizzata in una mappa spaziale, mentre le femmine tendano invece a utilizzare una strategia route-finding (ovvero, destra-sinistra, dritto, etc.)’.

Questo dimostra che vengono attivati, quindi, circuiti cerebrali diversi. La creazione di una mappa, utilizzata dagli uomini, richiede necessariamente il coinvolgimento dell’ippocampo, struttura del cervello che svolge un ruolo importante nella formazione della memoria a lungo termine e nell’orientamento spaziale, e che costituisce la regione più colpita dalla malattia di Alzheimer, mentre per il route-finding si possono usare invece altre regioni cerebrali. Come a dire che le donne tendono a sottoutilizzare l’ippocampo e tutto ciò che non viene utilizzato tende ad essere perso. Quindi, per aiutare l’ippocampo a ‘restare in forma’, è importante la terapia estrogenica sostitutiva, là dove è possibile, ma anche fondamentale svolgere programmi di esercizio fisico e di allenamento cognitivo, strategie alle quali, peraltro, sembra che le donne rispondano meglio degli uomini. L’azione preventiva è fondamentalmente cultura, e deve essere alla base anche dell’attività di un ambulatorio geriatrico specializzato come il nostro».

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