L'ANALISI
09 Marzo 2024 - 08:40
CREMONA - Anno 1902. «L’Unione sostiene che a parità di lavoro deve corrispondere pari salario, chiedendo anche forme di protezione da parte dello Stato per la maternità delle lavoratrici. La legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli approvata nel 1902 non accontenta L’Unione, perché le operaie sono obbligate a stare a casa dopo il parto senza alcuna forma di retribuzione e con il rischio di perdere il lavoro». L’Unione sostiene lo sciopero delle ‘piscinine’, bambine dai 9 ai 13 anni «che per pochi centesimi al giorno lavorano nelle sartorie e modisterie, sia come apprendiste che nel la consegna a domicilio di pacchi molto pesanti». Per loro, sono istituiti «il ricreatorio festivo La Fraterna e la Scuola di disegno professionale diretta dal pittore Giuseppe Mentessi, che successivamente accolgono anche donne adulte».
I documenti originali e le fotografie in bianco e nero. Dall’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti delle donne, nel corridoio al primo piano del Palazzo di giustizia c’è una mostra che vale la pena visitare: un viaggio sulle battaglie dell’Unione femminile nazionale nata nel 1889 a Milano che illustra i vari capitoli della storia più che secolare dell’Unione, attraverso le immagini più significative tratte in gran parte dai propri fondi archivistici. L’hanno organizzata il Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati, comitato presieduto dall’avvocata Pia Gerevini l’Ordine stesso, presieduto da Alessio Romanelli, in collaborazione con l’Unione femminile e il Comune di Casalmorano, rappresentato, all’inaugurazione due giorni fa, dal sindaco Pietro Vezzini.
«La Giornata internazionale celebra le conquiste delle donne in campo politico, civile e culturale di tutto il mondo – spiega la presidente Gerevini -. La festa è stata istituita dall’Onu nel 1975 dopo che nel ‘45 era stato riconosciuto il principio generale dell’uguaglianza di genere. La strada da fare è ancora lunga. La mostra è interessante, perché è un percorso storico che fa vedere le lotte che sono state fatte e l’associazione è ancora viva adesso, perché le lotte non sono ancora finite. È interessante vedere come già nel 1902 ci si batteva per la parità salariale che ancora adesso non è stata raggiunta».
«Rubo un pensiero di una donna eccezionale quale è stata margherita Hack nel dire che noi donne dobbiamo essere ‘combattive, non timide’. Combattive per promuovere sempre in prima linea i nostri diritti e le nostre parità. Combattive per essere indipendenti e libere. Libertà e diritti: concetti che sono dentro di me da sempre. Questa mostra è una chiara rappresentazione di quanto noi donne siamo state combattive e su questa strada dobbiamo proseguire», ha commentato l’avvocato Monica Poli del Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati. Ne fanno parte le avvocate Stella Abbamonte, Alessandra Sacchi, Maria Procopio, Michela Tomasoni e Stefano Massimiliano Ferrari. Presidente onoraria l’avvocata Uliana Garoli.
A Cremona, nell’ambito forense, «la donna ha raggiunto e superato l’uomo a livello di presenze, soprattutto nelle fasce giovani – spiega il presidente Romanelli - ma c’è ancora molto da fare nella differenza di reddito, perché dai dati che arrivano dalla Cassa forense, c’è ancora notevole discrepanza di reddito tra i due generi». Ogni giorno nelle aule di giustizia si celebrano processi sulle violenze di genere, i cosiddetti reati del Codice Rosso. «Non sono mai processi facili anche perché l’aspetto umano ed emotivo che si vive è complesso. Spesso si concludono con la condanna degli accusati, ma spesso anche con l’assoluzione. Quindi bisogna pensare al rispetto dei principi costituzionali, al rispetto del diritto della persona offesa di avere giustizia, ma anche al diritto dell’imputato a non essere considerato colpevole finché non c’è sentenza definitiva». La mostra ad ingresso libero, è allestita fino al 21 marzo, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30.
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