L'ANALISI
06 Marzo 2024 - 05:15
CREMONA - Matteo Piloni, cremasco, classe 1980, dal marzo 2018 è consigliere regionale del Partito Democratico. L’anno scorso è stato rieletto al Pirellone per il secondo mandato.
Dal punto di vista personale, cosa significano per lei questi due mandati in Consiglio regionale?
«Poter lavorare per il proprio territorio – da sindaco, da assessore, da consigliere comunale o regionale – è sempre una cosa bella: la politica ha il compito di dare risposte alla nostra gente. Questi anni in Regione mi stanno insegnando tantissimo del nostro territorio e mi stanno arricchendo dal punto di vista relazionale. Rispetto a sei anni fa, quando conclusi la prima campagna elettorale per le regionali, il numero di persone che mi sostengono è notevolmente aumentato, ma ci sono anche persone che oggi non ci sono più, anche a causa del Covid. Come per tanti amministratori, la mia esperienza in Consiglio è stata caratterizzata dalla pandemia, che è stata traumatica anche per me».
E dal punto di vista politico, cosa significa essere l’unico rappresentante di minoranza del territorio cremonese?
«Significa che il territorio ha meno possibilità, perché abbiamo meno rappresentanti. Oltretutto, non avere un assessore del centrodestra nella giunta regionale dimostra che la destra ha ritenuto che in provincia di Cremona non ci fossero suoi esponenti adatti a ricoprire il ruolo».
In minoranza è sempre più difficile ottenere risultati
«Dipende come si lavora. Se si costruiscono relazioni importanti, si possono portare a casa risultati anche dalla minoranza».
Ad esempio?
«In questi anni abbiamo ottenuto alcuni risultati utili per il territorio, come sulle infrastrutture: i soldi per la ‘storia infinita’ della Paullese, sia per quanto riguarda il lotto verso Milano, sia per il ponte, la tangenziale per Dovera, la tangenziale per Soresina, la tangenziale Oglio Ciria. Tutte opere di cui si parlava da anni».
C’è qualche aspettativa che è rimasta delusa?
«I lavori e i soldi della Gronda Nord a Casalmaggiore continuano a non esserci. Casalmaggiore è guidata dal centrodestra da dieci anni, eppure questa richiesta senza risposta l’ho sempre mossa io. Sarebbe stata un’opera utile non solo alla città di Casalmaggiore, ma a tutto il territorio. Poi c’è il tema delle infrastrutture ferroviarie: qualche passo avanti è stato fatto, ma il servizio è ancora troppo debole. Con Rfi siamo riusciti ad ottenere la riqualificazione di tutti i binari della linea Cremona-Treviglio. Con Pizzetti abbiamo lavorato per i fondi per il raddoppio della Mantova-Cremona-Codogno, e dovremo chiedere alla Regione di intervenire in previsione dei lavori che interesseranno la fascia Piadena-Cremona e Cremona-Codogno, ad esempio riattivando la Brescia-Cremona-Piacenza su cui si potranno dirottare i treni diretti a Codogno».
Quali sono, in prospettiva, i temi più importanti per la provincia di Cremona?
«Ci sono tutte le questioni economiche del nostro sistema produttivo. Dall’agroalimentare alla cosmesi, con particolare attenzione all’università. Bisogna tutelare la qualità dei nostri prodotti a partire dalla sostenibilità ambientale e dalla qualità dell’aria, che oggi è pessima. Altro tema importantissimo è quello della sanità. In provincia di Cremona ci sono persone che rinunciano a curarsi perché le tempistiche sono troppo lunghe. Bisogna rivedere il sistema: abbiamo presentato una proposta di legge e dal 25 marzo raccoglieremo le firme. Poi c’è l’Aler: in provincia di Cremona ci sono più di cinquecento appartamenti vuoti. Dobbiamo pretendere che Regione Lombardia investa sulla sua agenzia e metta risorse nella nostra provincia».
Temi importanti anche sulle realtà locali. A Cremona si gioca la partita delle Comunali.
«Veniamo da dieci anni di amministrazione. I prossimi anni avranno un’impronta diversa perché bisogna guardare in avanti. Andrea Virgilio ha la preparazione e la serietà per affrontare questa fase: ci sono molte risorse e un grande cambiamento in atto. Servono leadership autorevole e coalizioni forti, con un centrosinistra aperto alle realtà civiche. Mi auguro che i cremonesi sappiano distinguere la preparazione dall’impreparazione».
E poi c’è l’Area Omogenea Cremasca, una realtà che acquista sempre maggiore rilevanza.
«Il cremasco viene da una storia di unità territoriale. Lo sbocco dell’Area Omogenea, a cui abbiamo lavorato tutti, è stato un passaggio molto importante. Non si deve fermare lì: serve al territorio per efficientare tutti i servizi. Quando un territorio è unito fa bene alla sua gente. Ora serve un’Area Omogenea per Cremona e una per il casalasco».
Una battuta conclusiva?
«Sull’ambiente. Una delle caratteristiche dello sviluppo economico e ambientale del nostro territorio è il Po. Essere felici che il Po rischi di perdere risorse del Pnrr significa fare il male di Cremona e dei cremonesi».
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