L'ANALISI
#CODICEROSSO. NON SEI SOLA
04 Marzo 2024 - 20:03
CREMONA - «È brutto come messaggio, ma quello che voglio dire alle ragazze è di essere più egoiste e pensare di più a sé stesse. Mia sorella era molto sensibile e ha sempre messo in primo piano suo figlio, la situazione economica, i bisogni di famiglia. Solo alla fine pensava a quello che lei davvero voleva. Vedo tantissime donne che restano legate anche a storie dolorose, storie in cui non crescono né emotivamente né lavorativamente solo perché hanno paura che la persona di fianco si faccia del male, o perché ci ha minacciato o detto che senza di noi non può vivere».
È una testimonianza piena di rabbia e di dolore quella di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, uccisa il 27 maggio del 2023 dal compagno Alessandro Impagnatiello. Giulia aveva 29 anni, era incinta di sette mesi del bambino che si sarebbe chiamato Thiago.
La testimonianza di Chiara, in collegamento dall’estero, irrompe nella sala - silenziosa e attenta - del Teatro Filo piena di studenti (otto scuole, licei e istituti superiori) e di autorità. L’ha voluta fortemente Santo Canale, agente della polizia locale a Bergamo, a Cremona consigliere comunale del Pd, anima del convegno ‘#Codice Rosso. Non sei sola’, organizzato con il Sindacato unitario lavoratori Polizia Locale e promosso dall’Ufficio scolastico territoriale (hanno moderato le giornaliste Francesca Morandi de La Provincia e Nicoletta Tosato di Cremona1).
Avvisa le ragazze, Chiara Tramontano: «Chiunque cerchi di tenerci anche con catene verbali nelle relazioni, ci sta mentalmente opprimendo. È un genere di pensiero da cui dobbiamo scappare. L’amore è libertà, rendere l’altra persona libera di esprimersi, di lavorare, libera di andar via e ritornare. Se mia sorella si fosse sentita più libera e se avesse pensato di più a sé stessa, noi oggi staremmo parlando d’altro. Laddove pensate che una storia via stia tarpando le ali o togliendo la libertà sotto qualsiasi forma è il momento di fermarsi e chiedersi se da quella situazione bisogna uscirne. E non abbiate paura di chiedere aiuto ai famigliari in primis».
Molti applausi per Chiara al Filo dove per tre ore abbondanti i riflettori sono puntati sulla violenza nelle sue diverse declinazioni: psicologica, fisica, economica. Informazioni, casi concreti, spiegazioni e spunti di riflessione sono arrivati dagli attori della rete territoriale: Sonia Bernardi, vice commissario della polizia locale di Cremona, dal suo omologo della polizia locale di Bergamo, Giuseppe Nicoletti, dal commissario Ester Esposito della Divisione Anticrimine della questura, dal tenente colonnello dell’Arma dei carabinieri, Massimiliano Girardi e dal maresciallo Barbara Santapà, Francesca Maria Cò, primario del Pronto Soccorso (29 gli accessi di donne che quest’anno che hanno dichiaro di aver subito violenza, ma non tutte le donne hanno il coraggio di denunciare: tocca ai medici intercettare i segnali), Elena Guerreschi, presidente di Aida, Silvia Ventura dei Servizi sociali e dal sostituto procuratore, Chiara Treballi.
La sorella di Giulia denuncia: «Quando si manifesta in piazza contro la violenza sulle donne, ci sono pochissimi uomini, come se il problema fosse soltanto nostro, come se noi fossimo quelle che si sentono perseguitate. In realtà, siamo noi a dover combattere sempre, a dover cambiare il sistema».
Il vescovo, Antonio Napolioni, chiede un minuto di silenzio per «tutte le vittime: non solo le donne, ma i loro familiari, i bambini, la comunità stessa e anche la fiducia. La fiducia è vittima. Non deve calare la fiducia nella vita da parte delle nuove generazioni». L’amore «non deve diventare possesso, violenza. Dobbiamo fare ogni giorno manutenzione del nostro cuore».
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