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VERSO LE ELEZIONI. L'INTERVISTA

Portesani è in campo: «Così cambierò la città»

Via libera ufficiale: «Sono lusingato e grato, questa volta la coalizione è coesa»

Andrea Gandolfi

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agandolfi@laprovinciacr.it

23 Febbraio 2024 - 08:53

Portesani è in campo: «Così cambierò la città»

Alessandro Portesani

CREMONA - «Sono lusingato, e grato alla coalizione di centrodestra, che ha prestato grande attenzione al nostro progetto e ci ha coinvolto nel suo ampliamento, fino ad elaborare la piattaforma che abbiamo presentato». Leader della Lista Civica ‘Novità a Cremona’, da ieri Alessandro Portesani è ufficialmente il candidato unitario dell’alleanza a sindaco di Cremona.

Alla fine la scelta è caduta su un ‘civico’: un valore aggiunto o anche un rimedio per qualche aspetto forzato alle difficoltà di convergere su un esponente politico?
«Non sono pienamente edotto sulle dinamiche interne dei partiti (del resto, la mia provenienza è civica, e da civico intendo percorrere questo cammino). Credo però che il problema non stesse nella mancanza di nomi ‘politici’. Piuttosto, si è deciso di percorrere un’altra strada, ‘sposando’ un progetto che ha dimostrato di essere interessante e capace di dialogare con la città nelle sue diverse espressioni. Un progetto che ha il potenziale per ampliare il perimetro di consenso tradizionale del centrodestra, in termini di risultati e soprattutto di un maggior coinvolgimento collettivo attorno ad una certa visione di città, nel segno del dialogo e del confronto con le persone. Ci sono mondi che non si sono sentiti ascoltati in questi anni (come i vari comitati), e possono trovare un diritto di rappresentanza all’interno del nostro programma. Direi che proprio questo è il valore aggiunto di un civico, e del suo desiderio di mettersi a disposizione della comunità».

Cinque anni fa la coalizione di centrodestra fu oggetto di forti divisioni interne, testimoniate dal netto divario tra il consenso complessivo alle Europee e quello ottenuto dal candidato comune al primo turno. Ora il vento è cambiato?
«La mia percezione è quella di un forte grado di coesione e convinzione in merito all’accordo raggiunto sul progetto e sul mio nome, per i motivi che ho già esposto e nella direzione del cambiamento di cui Cremona ha bisogno. Non avverto particolari ‘mal di pancia’ nel mio lavoro con la coalizione. Certo, qualche malumore da parte di chi legittimamente avrebbe aspirato alla candidatura può esserci. In ogni caso, nel principale partito della coalizione, cioè Fratelli d’Italia, si è registrata una posizione largamente maggioritaria da parte della direzione provinciale. Dunque non credo ci siano le stesse condizioni del 2019; sono invece convinto che il centrodestra voglia proporre con tutte le sue forze un progetto di cambiamento per la città, che ci porti a poterla amministrare per i prossimi cinque anni».

La sua sostanziale inesperienza politica potrebbe condizionare il desiderio di indipendenza dai partiti, e comunque pesare nel lavoro amministrativo?
«Premesso che il nostro sistema democratico non richiede un curriculum per l’accesso alle cariche elettive, penso che molte delle competenze maturate nel mio precedente lavoro da dirigente di cooperativa sociale (oggi, per mia scelta, opero esclusivamente nell’ambito privato) mi abbiamo permesso di costruire una buona base, anche in termini di capacità di relazione con la politica. Non credo di essere completamente ‘digiuno’ di competenze politiche. Di certo non ho mai rivestito ruoli di amministratore pubblico, ma imparerò (lo faccio velocemente); e posso mettere in campo capacità progettuali, nell’ambito dell’innovazione e dei servizi manageriali, che credo possano tornare utili alla nostra squadra, arricchendola».

Quali sono i motivi principali per i quali chiedete un radicale cambio alla guida della città?
«Due su tutti, che in realtà riguardano le ultime quattro giunte comunali (inclusa - dunque - quella guidata da Oreste Perri, ndr): l’assenza di una visione prospettica e di lungo periodo per questa città; e l’insufficiente ascolto dei bisogni, da prevenire quanto possibile e dei quali bisogna poi fare sintesi. Serve una strategia di senso e di lungo periodo che deve anche veder convergere risorse pubbliche e private già disponibili, come nel caso del welfare».

Come valuta il progetto della centrale e biometano?
«Servono equilibrio tra sostenibilità ambientale e sviluppo socio economico, ascolto e dialogo. È stato sbagliato sia il processo e che il posto. Di questo bisogna riparlare».


Cosa pensa della candidatura di Cremona come capitale della cultura italiana per il 2027 insieme a Lodi e Pavia?
«Un cosa bellissima, un’opportunità da cogliere».


Cosa vorrebbe dire al suo sfidante, Andrea Virgilio?
«Lo conosco da quando sono ragazzo. Lo stimo molto, credo abbia ottime competenze politiche. Spero che la nostra sarà una sfida corretta, basata sui contenuti e non sulle polemiche. Mi impegnerò per evitare che si scada nei personalismi, e spero che lo stesso verrà fatto dal suo partito, più che da lui. Ma non ho capito come pensa di coniugare la continuità con il cambiamento che serve a Cremona».

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