L'ANALISI
19 Febbraio 2024 - 18:43
PIZIZGHETTONE - Da un lato, il direttore della Latteria Pizzighettonese, Marco Culatina, che nel 2019 presentò una querela ai carabinieri per una maxi truffa da circa 260mila euro. Dall’altro, l’abruzzese Viro Galliè, di Nereto (Teramo), titolare della ‘Chiave del Risparmio di Galliè Viro’, ambulante e maestro porchettaio, campione della porchetta: ad agosto di un anno fa si è aggiudicato il primo premio alla 52ª Sagra della Porchetta Italica a Campli (Teramo). In mezzo, Giulio Bianchi, 65 anni, di Comunanza, paese di nemmeno 3mila anime in provincia di Ascoli Piceno, lui campione di reati, secondo la fedina penale: «72 condanne», conferma l’avvocato di parte civile Paolo Bregalanti.
A Cremona, Bianchi è accusato di aver truffato la Latteria Pizzighettonese, presentandosi come il titolare della ditta di Viro Galliè, ordinando formaggi ricevuti e mai pagati. Le fatture elettroniche con scadenza 60 giorni, la latteria le inviava a Viro Galliè, ma «l’ignaro» maestro porchettaio non le ha mai contestate. Oggi la prima udienza. Il direttore Culatina, parte civile, è tornato con la memoria a marzo-aprile del 2019, quando in ufficio arrivarono prima le mail (infoviroalimentari@gmail.com), poi le telefonate di Giulio Bianchi per la fornitura di formaggi: provolone e grana.
«In concomitanza con i primi ordinativi, abbiamo assunto, come da prassi, delle informazioni sul conto della ditta», ha spiegato il direttore Culatina. Per ottenere informazioni, fu incaricata la società di investigazioni Cerved. «Le informazioni sull’azienda erano buone. La Chiave del Risparmio di Gallié Viro faceva vendite al dettaglio e agli ambulanti. Avendo ricevuto rassicurazioni, abbiamo proseguito la collaborazione con il signor Bianchi», che alla latteria ci andò 15 volte. Si presentava bene. Nella querela del 13 luglio (i pagamenti non erano ancora scaduti), Culatina lo descrisse così: «Un metro e 70 di altezza, corporatura robusta, brizzolato, carnagione rosea». Alla latteria, Bianchi si presentava sempre da solo e con un furgone a noleggio.
«Il primo ordine era stato pagato alla consegna, direttamente al corriere, quindi abbiamo continuato i rapporti commerciali», ha spiegato il manager. Gli ordini successivi vennero pagati in parte in contanti, «a volte con accordo di futuro pagamento a 60 giorni». In quest’ultimo caso, tra luglio e agosto Bianchi consegnò a Culatina 4 assegni in garanzia non trasferibili, emessi dall’Ubi Banca, filiale di Ancona. Gli importi: 58.148, 48 euro, 28.900, 82 euro, 11.360, 16 euro e 20mila euro per un totale di 118.409,46 euro. Alla scadenza delle fatture che la latteria inviava alla ditta Galliè Viro, il pagamento sarebbe avvenuto con bonifico.
Agli inizi di luglio, Bianchi si presentò a ritirare la merce. «Ci fu richiesto un ordine importante per 55mila euro», ha spiegato Culatina, che si insospettì: sui 4 assegni in garanzia chiese informazioni riservate a un amico direttore di banca. La truffa venne a galla. Gli assegni, come ha riferito ieri il carabiniere che investigò, facevano parte di un carnet smarrito ad Ancona. Culatina ha precisato che la latteria era assicurata per un massimale di 40mila euro. Il campione della porchetta Gallié («Attività ambulante, produco porchette») si è fatto 600 chilometri di viaggio. Teste del pm, ha confermato di non conoscere «né la Latteria Pizzighettonese né «Bianchi Giulio» e «infoviroalimentari@gmail.com non è la mail della mia società». I carabinieri delegati dai colleghi di Pizzighettone, lo chiamarono «mentre stavo macellando i maiali. Hanno capito che io non c’entravo nulla e mi dissero che c’era stata una truffa. Ho chiamato il mio commercialista che nel cassetto fiscale ha trovato le fatture a mio nome. E poi ci siamo attivati con il mio avvocato». Gallié, titolare di un’azienda che fattura sui 200mila euro («Normalmente, quando mi arriva la merce, io pago subito»), all’epoca non contestò le fatture elettroniche. Come mai? Lui non controllava. Nuova udienza il 20 maggio.
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