L'ANALISI
17 Febbraio 2024 - 05:30
CREMONA - In dieci anni sono diminuiti del 16% i lavoratori domestici in provincia di Cremona. Erano 4.297 nel 2013 e nel 2022 sono scesi a 3.614. Significano una collaboratrice familiare (Colf) ogni 5,4 residenti e una badante ogni sei anziani over 79enni. Nonostante questa sensibile contrazione, la spesa dei cremonesi per pagare chi dà una mano concreta in famiglia nel 2023 è stata di quasi 35 milioni di euro. La voce comprende stipendi, contributi e trattamento di fine rapporto.
L’evidente calo del numero delle colf e badanti avvenuto nel territorio è il terzo più importante in Lombardia dopo Mantova (-23,4%) e Brescia (-22%). Oggi su un totale di 3.614 lavoratrici e lavoratori regolari che rientrano in queste categorie e vivono in provincia, il 47,7% sono badanti e il 52,3% colf. La percentuale di personale straniero raggiunge quasi i tre quarti del totale, fermandosi al 71,3%, rispetto al 28,7% che ha la cittadinanza italiana. Alcuni di questi dati riguardanti la città e il suo territorio sono stati diffusi nel quinto report annuale sul lavoro domestico promosso da Domina, l’associazione che raggruppa le famiglie che offrono questo tipo di impiego.
«Se nell’ultimo decennio il calo è stato importante, le prospettive sono quelle di un futuro incremento. Il numero di badanti pare sia destinato ad aumentare: nel 2050 in Lombardia vi saranno 1,2 milioni di anziani (variazione 2023/2050 del +59,8%) e 1,2 milioni di bambini (0-14 anni) con una diminuzione 2023/2050 del 2,0%», si legge nel report. La regione registra 174.613 lavoratori domestici regolari nel 2022 (dati Inps), in calo rispetto al 2021 (la variazione 2021/2022 è pari a -6,5%).
In Lombardia, i datori di lavoro domestici sono 185.968 (-5,5% rispetto al 2021) e con i lavoratori in ambito domestico rappresentano il 3,6% della popolazione lombarda. Gli oltre 174.000 sono il 19,5% del dato nazionale lavoratori domestici dichiarati in Italia. La Lombardia è dunque la regione con il maggior numero di addetti. Caratteristiche dei lavoratori domestici. Per quanto riguarda la provenienza dei lavoratori, in Lombardia il 29,5% arriva dall’Est Europa, il 22,5% arriva dall’Asia, il 20,1% viene dal continente americano e solo il 19,4% sono italiani. Sono prevalentemente donne (83,3%) e l’età media registrata è di 48,9 anni.
Riguardo alle settimane lavorate, il 53,2% dichiara di non lavorare più di 50 settimane. L’età media del datore di lavoro è di 62,3 anni. La maggior parte è italiana (89,4%) e di genere femminile (52,2%). Sono pochi i ‘caregiver familiari’ (1,0%) e nel 23,7% si tratta di rapporti di lavoro che prevedono anche la convivenza. Nel 2022 le famiglie in Lombardia hanno speso circa 1.686 milioni di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici (stipendio, contributi, Tfr), e il valore aggiunto prodotto vale 3,7 miliardi di euro e corrisponde all’1,1% di quello regionale.
In ogni area geografica regionale prevale la presenza di personale di origine straniera con punte rilevanti nella zona metropolitana di Milano l’84%, Brescia il 76,1%, Mantova il 77,3% e Bergamo il 76,1%. Tolta la provincia di Sondrio, dove oltre il 36% di questi lavoratori e lavoratrici è italiano, Cremona è la seconda della Lombardia per percentuale di colf e badanti che sono nate nel Paese. Guardando al dato territoriale, Milano e l’area metropolitana, compresa la provincia di Monza Brianza, con 101.338 addetti complessivi, assorbe più della metà del fabbisogno regionale.
Secondo Michele Fusari, presidente provinciale del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl), il dato che testimonia il drastico calo del numero di colf e badanti nel territorio provinciale negli ultimi dieci anni, potrebbe nascondere un sensibile incremento del lavoro nero. «L’indagine di Domina – sottolinea Fusari – riporta numeri molto significativi e che fanno riflettere: il costo della vita è aumentato in maniera vertiginosa in questi anni, a causa di diversi fattori che hanno impattato negativamente l’economia reale. Penso alla pandemia alle guerre e all’inflazione. Questo fenomeno ha certamente contributo alla minor possibilità di spesa dei datori di lavoro riducendo di conseguenza il numero dei rapporti di lavoro regolari. Non dimentichiamo il grande problema del sommerso da tenere in forte considerazione nell’analisi dei numeri».
Ovviamente, avere dati precisi sul lavoro irregolare è molto complicato. L’Mcl, grazie ai suoi sportelli dedicati proprio ai contratti per colf e badanti che si trovano sul territorio, è senza dubbio un importante presidio. «La nostra provincia continua ad avere un’alta percentuale di over 70enni – prosegue Fusari – e dal nostro osservatorio, come Movimento cristiano lavoratori possiamo dire che continuano comunque ad aumentare le necessità di assistenza domiciliare: i numeri sembrano fotografare qualcosa di diverso dalla realtà e ciò può sembrare un paradosso. Sarà quindi di importanza vitale che su questo tema continuino ad arrivare bonus e incentivi ai datori di lavoro, le famiglie delle persone anziane e non autosufficienti, per accompagnare l’aumento della contribuzione che in busta paga spetta ai lavoratori e alle lavoratrici (colf e badanti). Non possiamo infine tralasciare il tema della continua formazione e del rispetto dei diritti e dei doveri di persone che provengono da diverse aree geografiche e che cerchiamo di accompagnare nel percorso di inserimento, oltre al tema delle Rsa e della Case di comunità che andranno giocoforza ad impattare ulteriormente i dati analizzati».
In merito agli aiuti alle famiglie, in questi giorni a finire sul banco degli imputati delle associazioni è stata la Regione. Bisogna però ricordare che l’autunno scorso, come aveva comunicato l’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Elena Lucchini, la giunta lombarda aveva ha destinato due milioni di euro per il bonus legato agli assistenti familiari e per l’implementazione di registri e sportelli. Un’iniziativa volta a sostenere il lavoro di assistenza e cura in aiuto e tutela delle persone fragili e dei loro cari. Secondo i dati disponibili, sono circa 11mila le persone che in Lombardia convivono con una gravissima disabilità. Secondo le associazioni che stanno protestando nei confronti della Regione, circa 3mila di questi disabili gravissimi che vengono assistiti esclusivamente da un familiare dal caregiver familiare vedranno ridursi il sussidio da 650 a 400 euro mensili.
Al pari, poco più di 250 persone che si trovano in una condizione di dipendenza vitale da macchinari (per esempio coma, stato vegetativo o tracheotomia), vedranno ridursi il contributo da 900 a 700 euro al mese. A loro si aggiungono, i ragazzi disabili che frequentano la scuola e coloro che convivono con spettro autistico che vedranno il loro sussidio ridotto da 750 a 400 euro al mese.
Sale così la protesta delle famiglie e lombarde per i tagli per il servizio dei caregiver familiari: «Se la Regione non mantiene i contributi economici - fanno sapere molte associazioni, anche a livello locale - siamo pronti a scendere in piazza, sotto Palazzo Lombardia, per difendere i nostri diritti». Così ieri oltre cinquanta associazioni di famiglie che hanno in casa, a loro carico, una persona con disabilità grave o gravissima, di cui 30 lombarde e tra le quali ci sono anche federazioni con più aderenti, hanno annunciato la mobilitazione per protestare contro l’ente regionale.
Tra coloro che hanno alzato la voce fin dallo scorso dicembre, quando si è delineato il nuovo scenario, c’è l’Aisla , l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica. Un realtà che, anche a livello provinciale, ha un importante seguito, reduce da un accordo stretto nei giorni scorsi con la clinica Ancelle della Carità. «La Lombardia è l’unica Regione in Italia – sottolineano alcune associazioni – che ha recepito i dettami del piano nazionale non autosufficienza in questo modo, e cioè andando a tagliare i contributi economici. La giunta ha deliberato all’unanimità il taglio sulle misure B1 e B2 relative alla disabilità gravissima e grave, supportate con risorse statali del Fondo nazionale per la non autosufficienza (FNA) e con risorse regionali. Tali misure storicamente hanno sempre garantito un contributo mensile per valorizzare l’assistenza fornita dal caregiver familiare».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris