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DA BOSTON A CREMONA

Lezioni 'made in Usa' nei licei con gli studenti del Mit

All'Aselli e al Manin: le scienze parlano inglese. Affrontati temi legati all’ingegneria genetica e alla fisica

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

12 Febbraio 2024 - 09:00

Lezioni made in Usa nei licei con gli studenti del Mit

Gli studenti dell'Aselli con Du Yiqing

CREMONA -  Fare serata insieme al Kloster Stube, un’ultima birra in compagnia con sottofondo la riunione degli Ultras della Cremonese: così alcuni studenti dell’Aselli hanno voluto salutare Du Yiqing, studentessa in biologia e informatica del Massachusetts Institute of Technology (MIT), in città per tre settimane e in cattedra al liceo scientifico Aselli in un progetto di peer education dedicato alle scienze, spiegate in inglese.

«Fare serata insieme, dopo il saluto ufficiale a scuola, è stato un modo per dire a Du Yiqing che era entrata a far parte a tutti gli effetti della ritualità della vita giovanile cremonese», commentano i ragazzi, alzando i boccali di bionda. È anche questo un segno di quanto possano le relazioni e di quanto la presenza degli studenti del Mit di Boston sia vissuta con empatia dai ragazzi.

«La permanenza di Du Yiqing all’Aselli è l’esito della collaborazione col Mit di Boston all’interno del Progetto Global Teaching Laboratories — spiegano la vicepreside del liceo scientifico, Gabriella Cattaneo e Grazia Maria Rubini referente del progetto —. L’iniziativa ha offerto agli studenti delle classi quinte la possibilità di fare esperienza di peer education attraverso una didattica spesso innovativa e in inglese, come richiedono i programmi Clil».

Nelle lezioni Du Yiqing ha trattato il tema dell’ingegneria genetica, un tema quanto mai attuale e che è stato sviscerato con competenza scientifica, ma anche con modalità didattiche partecipative che hanno reso speciale le ore della studentessa del Mit. Le lezioni hanno avuto uno stile universitario in cui l’approccio frontale si è sposato con momenti di problem solving, pair work e peer education, insieme a un dialogo diretto. Per alcuni ragazzi la presenza della studentessa del Mit è stata anche l’occasione per confrontarsi e chiarirsi le idee su quello che potrebbe essere il futuro formativo negli States.

Parlare di ogm, di Dna e degli scenari che apre l’ingegneria genetica è stato più semplice del previsto e più coinvolgente proprio per l’empatia generazionale che è scattata fra Yiqing e gli studenti dello scientifico.

«Ho apprezzato che davanti a noi come insegnante ci fosse un nostro ‘collega’, una studentessa preparata alla quale però risulta molto semplice fare domande perché ‘sul nostro stesso piano’ — commenta Vittorio Fiammenghi della classe 5ª C lic —. Abbiamo sperimentato cosa voglia dire, realmente, peer education. Il fatto che il corso si sia tenuto in inglese ha dimostrato come la nostra scuola abbia a cuore la nostra formazione non solo scientifica, ma anche linguistica, tenendo conto del ruolo che l’inglese ha per la nostra generazione, proiettata in un orizzonte lavorativo internazionale».

Ed in merito osservano Eleonora Fenocchio Sarduy, Davide Damiani e Dario Marchesini: «Ciò che ha reso queste lezioni uniche è stata la possibilità di conoscere il mondo universitario americano, che per molti appare distante e inarrivabile. La studentessa ci ha saputo ispirare e motivare, sostenendo che con impegno e passione, le barriere geografiche e culturali possono essere superate. Le lezioni sono state un’interessante opportunità di apprendimento, che ci ha consentito di arricchire il nostro percorso educativo con una nuova prospettiva, certamente utile a compiere scelte consapevoli per quanto riguarda il nostro futuro».

manin

Daniel Reyes al Manin

«MENTE ALLENATA E UN CUORE FELICE
ECCO COME MI SENTO DOPO IL MANIN»

di Beatrice Vaccaro (studentessa del Liceo Manin)

Dal MIT di Boston al Liceo Manin: Daniel Reyes, studente di ingegneria presso il celebre ateneo statunitense, ha affiancato gli insegnanti di alcune classi quarte e quinte in qualità di docente Clil in lingua inglese per le discipline scientifiche, nell’ambito del progetto internazionale Global Teaching Laboratories che facilita la possibilità di insegnamento all’estero per i suoi studenti.

«Lo studente del MIT può scegliere tra un elenco di Paesi in Africa, Asia, Europa, Medio Oriente, Nord e Sud America. È richiesta una solida conoscenza della materia insegnata e il desiderio di comunicare in modo efficace. Personalmente volevo insegnare Fisica, in particolare Elettricità e Magnetismo, quindi ho preso in considerazione Paesi interessati a questa materia — racconta Reyes —. Alla fine, le opzioni si erano ristrette a Messico e Italia. La mia famiglia viene dal Messico e da El Salvador, quindi sarei stato molto felice di insegnare nel mio ambiente culturale. Tuttavia, non ero mai stato in Italia, nemmeno in Europa; mi è stata anche offerta la possibilità di poter stare con una famiglia ospitante, un’opportunità che non era prevista in Messico, così ho scelto l’Italia. Inoltre, ho frequentato delle lezioni sulla storia dell’antica Roma e sono rimasto affascinato dalla vostra arte. Ho pensato che fosse finalmente il momento di visitare l’Italia in prima persona».

Più che positivo il bilancio che lo studente statunitense fa del suo ruolo di docente al Manin: «Ho trovato un ambiente veramente accogliente. Gli studenti mi sono parsi curiosi, attivi e coinvolti. Catturare l’interesse degli studenti e mantenerlo è assolutamente essenziale, così come guadagnare la loro fiducia e suscitare le loro domande — spiega —. Mi piace interagire con la classe: propongo dei problemi, cammino tra i banchi e osservo. Se vedo uno studente in difficoltà, offro il mio aiuto».

Reyes promuove su tutti i fronti la sua esperienza di un mese a Cremona: «Ho avuto un’immensa fortuna, l’esperienza italiana più autentica che potessi chiedere — racconta —. Sono stato accolto a braccia aperte, ho cucinato per loro alcuni piatti messicani e ho condiviso risate che mi hanno fatto sentire a casa. Tutti si prendono cura l’uno dell’altro e ora di me, li amo per questo. Di Cremona mi resterà nel cuore anche il Duomo, la prima chiesa in cui sono entrato in Italia».

Come tutte le esperienze intense afferma che essere stato in Italia gli ha regalato «Una mente allenata, un cuore felice e uno stomaco ancora più felice. La mia esperienza qui in Italia è stata migliore di quanto mi aspettassi. Spero di lasciare agli studenti del liceo Manin un maggior interesse per la fisica. Essere in grado di capire un concetto e di avere una conversazione su quel concetto con un’altra persona è un dono prezioso».

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