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«Insieme al Nobel della fisica alla ricerca degli attosecondi»

Vismarra, ricercatore del Politecnico, ha lavorato con Anne L’Huillier sul tempo degli elettroni

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

10 Febbraio 2024 - 05:05

«Insieme al Nobel della fisica alla ricerca degli attisecondi»

I giovani ricercatori col premio Nobel per la fisica Anne L’Huillier

CREMONA - Ha lavorato a Lund in Svezia nel laboratorio del premio Nobel per la fisica 2023, Anne L’Huillier, il cremonese Federico Vismarra è un giovane scienziato, in forza al team del Politecnico di Milano guidato dal professore Mauro Nisoli, responsabile del Centro di ricerca Attosecondi dell’ateneo milanese. Anne L’Huillier ha ricevuto il Nobel insieme a Pierre Agostini e Ferenc Krausz «per i metodi sperimentali che generano impulsi ad attosecondi di luce per lo studio delle dinamiche degli elettroni nella materia», recita la motivazione dell’importante riconoscimento.

«Mi ha fatto un certo effetto tornare all’Aselli, dove mi sono diplomato nel 2015, su invito del preside Alberto Ferrari e della sua vice, Gabriella Cattaneo che è stata anche mia docente ai tempi del liceo — racconta —. Ho tentato di dare una risposta all’interrogativo: Come si misura il tempo in Meccanica Quantistica? È questo di cui mi sto occupando. Ma ciò che ho cercato di trasmettere ai ragazzi è la passione per la fisica e la ricerca fine a sé stessa. Quando si cerca nell’ignoto non si sa che cosa si può trovare e non se ne intuisce subito l’utilità».

Dopo la triennale in ingegneria fisica al Politecnico, Vismarra ha preso una doppia magistrale sia a Milano che Torino occupandosi di fotonica e tecnologie quantistiche. L’approdo nel laboratorio di L’Huillier ha rappresentato un poco la svolta per il ricercatore un’esperienza incredibile e di grande spessore umano.

«Con Anne L’Huillier ho avuto anche la possibilità di firmare un lavoro scientifico sugli attosecondi pubblicato sulla rivista Ultrafast Science — racconta —. Lavorare nel suo laboratorio e con lei è stata un’esperienza unica. Quando le hanno comunicato di aver vinto il Nobel ero in Ungheria per un’altra ricerca, ma poi ci siamo riuniti tutti e abbiamo festeggiato tutti insieme è stato bellissimo».

Parlare di attosecondi è per Vismarra la cosa più naturale e spiega: «L’attosecondo è un’unità di misura di tempo. Più la realtà che andiamo ad analizzare diventa piccola più la velocità del tempo aumenta — spiega il ricercatore cremonese —. Nel mondo degli elettroni, i cambiamenti avvengono in poche centinaia di attosecondo, un milionesimo di milionesimo di milionesimo di secondo - un’unità di tempo talmente breve che il numero di attosecondi in un secondo è paragonabile al numero di secondi trascorsi dall’inizio dell’Universo, 13,8 miliardi di anni fa. Ho fatto questo esempio ai ragazzi dell’Aselli per dare la dimensione temporale di quello che stiamo parlando».

fisica

Federico Vismarra all’Aselli col preside Alberto Ferrari e Gabriella Cattaneo

Vismarra fa parte del team di ricerca, coordinato dal professor Mauro Nisoli in cui si cerca di capire che «cosa accade all’interno delle singole molecole immediatamente dopo l’interazione con la luce. Si tratta di un territorio ancora largamente inesplorato, dal momento che la luce innesca eventi non facilmente osservabili che avvengono su scale temporali estremamente brevi, nell’ordine degli attosecondi. La finalità del progetto di ricerca TOMATTO è quello di studiare e, possibilmente, controllare il moto degli elettroni negli istanti immediatamente seguenti all’interazione con impulsi luminosi. Cerchiamo di capire come l’interazione con la luce è influenzata dalla struttura molecolare, al fine di capire se e come sia possibile progettare tale struttura per ottenere specifici effetti. L’obiettivo finale è l’ingegnerizzazione della risposta molecolare per realizzare materiali con caratteristiche fotovoltaiche migliori».

Ciò che ha cercato di trasmettere il ricercatore 27enne cremonese che ha lavorato col Premio Nobel per la fisica è la passione per la ricerca «una ricerca che spesso sembra fine a sé stessa, ma che poi, improvvisamente, assume una concretezza reale con applicazioni inimmaginabili — racconta —. È successo per lo studio dei transistor che poi hanno portato all’utilizzo che oggi conosciamo fino ad arrivare ai microchip. Insomma la ricerca fondamentale non si pone l’obiettivo se non ricercare, ma poi le applicazioni arrivano e sono stupefacenti e rivoluzionarie. Per questo è importante investire nella ricerca pura».

I ragazzi delle classi quinte a cui è stato proposto l’incontri con Vismarra hanno così avuto modo di apprezzare quanto la fisica — materia spesso ostica e non amatissima — possa disvelare mondi inattesi e pieni di fascino.

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