Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

IL PUNTO

Imbrattare i muri altrui ha ben poco di eroico

Nelle loro rivendicazioni al raid al giornale, i no vax parlano di campagna di ‘disobbedienza civile’, ma per essere coerenti con i valori che esprimono si dovrebbero assumere la responsabilità di ciò che hanno fatto prima di essere smascherati

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

11 Febbraio 2024 - 05:00

Imbrattare i muri altrui ha ben poco di eroico

C’è da presumere che gli autori delle sciagurate scritte sui muri della nostra redazione nelle loro letture giovanili e scolastiche non abbiano avuto il tempo di dedicarsi a ‘Il Trattato sulla tolleranza’, probabilmente l’opera più famosa di Voltaire, pubblicata in Francia nel 1763, ma tutt’oggi testo fondamentale di riflessione sulla libertà di credo, sul rispetto delle opinioni e di molte di quelle caratteristiche con cui oggi identifichiamo una società come civile. La tolleranza, per definizione, è «la capacità di accettare idee e atteggiamenti diversi dai propri o anche come il rispetto delle idee altrui, in special modo in campo politico e della fede. Nasce come concetto legato prevalentemente alla religione: l’uso del termine è infatti strettamente collegato al dibattito sulla repressione delle religioni, sviluppatosi in seguito alla Riforma protestante dei secoli XVI-XVII».

Ed è una sorta di religione quella dei no vax (termine qui impiegato semplicemente per definire quel gruppo di persone). Un ‘popolo’ che si considera in missione per conto di Dio. La loro è una divinità che però non conosce la pietà. Quella verso le vittime della pandemia Covid (6,9 milioni di morti nel mondo, 130mila in Italia, circa duemila dei quali in provincia di Cremona), verso chi gli è sopravvissuto e verso le loro famiglie. Quella con il nostro giornale è una querelle ormai datata, non sopportano l’idea dell’esistenza di qualcuno che li contraddica schierandosi con decisione a favore dei vaccini che hanno salvato da morte certa milioni di persone.

Abbiamo già visto nel recente passato scritte contro il giornale e perfino vissuto un tentativo di incursione in redazione di attivisti ‘armati’ di telecamere per riprendere l’invasione e successivamente autocelebrarsi sui social (‘Chi no gh’a antadùr, i se anta d’ per lur’, chi non ha vantatori si loda da sé, recita efficacemente un detto popolare). A riaccendere le polveri è stata la nostra cronaca di un processo con sul banco degli imputati una loro leader. Abbiamo fatto il nostro lavoro di cronisti e di sicuro lo rifaremo ogni volta che se ne presenterà la necessità: le occasioni non mancheranno di certo, vista la quantità di procedimenti giudiziari che i no vax sono riusciti a inanellare. Devono averlo considerato un grave oltraggio dal momento che siamo stati raggiunti da decine di mail con insulti.

A questi siamo vaccinati: è notorio che quando non si hanno altri argomenti in propria difesa si punta il dito contro i «giornalisti servi del potere costituito». Quel che è peggio che alcune di quelle missive contenevano anche esplicite e pesanti minacce. Tutte mail figlie delle indicazioni di cattivi maestri, non c’è da stupirsi se la naturale conseguenza è che qualcuno più realista del re passi dalle parole ai fatti. Con farneticante rivendicazione, annunciano poi che «la rivoluzione dei vivi è cominciata» perché «non si può pensare di lottare con la legalità contro un sistema completamente illegale». Una raffazzonata versione mutuata da Sofocle e dalla sua ‘Antigone’ (tragedia greca rappresentata per la prima volta alle Grandi Dionisie di Atene nel 442 a.C.) secondo cui si deve «stare dalla parte della giustizia che non vuol dire la legge scritta degli uomini, bensì quella di Antigone di chi sa opporre alle ragioni dei forti quelle dei deboli», come spiega Goffredo Fofi.

I deboli, in questo contesto però non sono loro, ma tutte le persone a rischio, per i quali il vaccino è un passaporto per la vita (solo nella prima settimana di febbraio in Italia sono morte di Covid 95 persone, è bene non dimenticarselo). Nelle loro rivendicazioni al raid al giornale, questi presunti paladini della libertà, parlano di campagna di disobbedienza civile. E allora forse dovrebbero andarsi a leggere il pensiero sulla responsabilità delle proprie azioni di campioni veri delle battaglie di civiltà e progresso. Come ricorda ancora Fofi nel suo ‘Elogio della disubbidienza civile’: «Nel 1946, Gandhi lesse Thoreau e individuò molto chiaramente quale dev’essere il fulcro di ogni azione di disobbedienza: ‘Ogni violazione di una legge comporta una punizione. Una legge non diviene ingiusta semplicemente perché io lo affermo, tuttavia a mio parere essa rimane ingiusta. Lo stato ha il diritto di applicarla finché è contemplata nei codici, io devo resistere a essa in modo nonviolento. E lo faccio violando la legge e sottomettendomi pacificamente all’arresto e all’imprigionamento’».

E allora vien da chiedere a due ‘artisti’ che nottetempo hanno imbrattato la facciata della nostra redazione di agire di conseguenza rispetto ai valori che affermano di esprimere: prima del loro prevedibile smascheramento, si assumano pubblicamente le proprie responsabilità per il danneggiamento procurato. Ma sarà ben difficile che ciò accada, mica sono Ghandi quelli. Come spunti di riflessione ai nostrani contestatori si consiglia la lettura del saggio ‘Disobbedienza civile’ di Henry David Thoreau (1817-1862) filosofo, scrittore e poeta statunitense precursore dell’ambientalismo e della nonviolenza in cui Thoreau spiega che, secondo lui, i cittadini non devono obbedire al proprio governo se sono profondamente contrari alle sue politiche.

Il saggio, pubblicato nel 1849 venne scritto da Thoreau dopo una notte trascorsa in prigione per aver rifiutato di pagare le tasse per ragioni politiche. Un testo che ispirò tra gli altri, oltre a Gandhi anche Martin Luther King. Gente armata di coraggio, mica di pennelli. Ps: l’intera redazione de ‘La Provincia di Cremona e Crema’ ringrazia le istituzioni e i tantissimi cittadini che hanno voluto portare la loro solidarietà dopo il raid no vax di mercoledì notte. Stima e affetto che aumentano la nostra determinazione a non farci intimidire e a proseguire serenamente e con determinazione nel nostro lavoro quotidiano.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400