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A CREMONAFIERE

Assise generali dell'economia, obiettivi: prosperità e progresso sociale

Le strategie vincenti. La competitività è la chiave: bene la produttività, agli ultimi posti per gli stipendi

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

06 Febbraio 2024 - 07:30

Le Assise generali, obiettivi: prosperità e progresso sociale

Maria Grazia Cappelli, Barbara Manfredini, Gabriele Gallina, Giorgio Cardile e Filippo Bongiovanni

CREMONA - Bene la produttività: la provincia di Cremona è passata in dieci anni dal nono al terzo posto in Italia per la quota di valore aggiunto per occupato nel periodo 2010-2020. Attualmente è quarta. E virtuoso è il cammino fatto dal territorio per quanto riguarda la prosperità, calcolata come Pil pro capite: attualmente è la sesta provincia in Italia. Non benissimo, anzi proprio male, per quanto riguarda il capitolo retribuzioni, scesa dal 14º posto del 2014 al 18º del 2020 e, soprattutto attualmente 94ª fra le 107 province italiane. Scende anche la quota di popolazione al lavoro. Male anche l’innovazione: siamo scesi dal 37º all’86º posto.


Il quadro è stato esposto da Fernando Alberti, a capo del ‘pensatoio’ harvardiano Strategique e docente a Parigi e alla Liuc, e da Federica Belfanti, docente e ricercatrice, nel corso della prima parte delle Assise Generali Economia del Territorio che si sono svolte ieri a CremonaFiere coinvolgendo circa 150 rappresentanti delle categorie del territorio. Un evento cruciale per il progresso economico della provincia, organizzato grazie alla forte collaborazione tra Assieme, ossia l’unione delle associazioni di categoria del territorio, Camera di Commercio, Associazione temporanea di scopo (Ats) ‘Io ci Credo’ per l’attuazione del Masterplan 3C, guidata dal capofila Provincia di Cremona, e infine CremonaFiere. Regista Marco Bressanelli, presidente di Reindustria.

Il pomeriggio è stato aperto da Ilaria Massari, direttore di Reindustria, che ha presentato l’evento. I saluti poi sono toccati Gian Domenico Auricchio, imprenditore e commissario straordinario della Camera di Commercio, e al presidente della Provincia, Mirko Paolo Signoroni. Auricchio ha parlato di un incontro «fortemente voluto dalle associazioni di categoria della provincia, su input dell’Associazione industriali. Auricchio ha ricordato il costo del gap infrastrutturale, quantificato in 160 milioni di euro dallo studio Ambrosetti. Auricchio ha voluto poi sottolineare il dato positivo della nostra produzione industriale con l’indice a base 2015 passato dal 106,9% del 2019 all’attuale 117,4%.


Signoroni, dal canto suo, come presidente dell’Ats Io ci credo, ha spiegato che «la Provincia ha colto l’opportunità e contribuito anche finanziariamente nella convinzione che qui saranno colti obiettivi importanti per il nostro territorio». Organizzata in cinque tavoli di confronto, l’Assise vera e propria è stata preceduta da una introduzione ‘metodologica’ di Alberti e Belfanti, che hanno anche fatto il quadro della situazione: «Così usciamo dal dibattito sui numeri per lasciare più spazio alla riflessione strategica». Riflessione che deve avere come obiettivo la prosperità del territorio.

«La prosperità — ha spiegato Alberti — ha due dimensioni: quella economica (il Pil) e il progresso sociale. Le due cose possono non andare insieme, penso, ad esempio, all’Arabia Saudita. Lo stato di salute di un territorio è determinato dalla prosperità economica, ma anche dal progresso sociale. Cremona in questo campo è al 47º posto in Italia, con un arretramento di quattro posti». La via per raggiungere la prosperità passa per la competitività. La competitività è la capacità di un territorio di accrescere la propria prosperità, ovvero lo stato di salute, la qualità della vita.

«Non esiste la pallottola d’argento, occorre avanzare su più elementi contemporaneamente». Poi due indicazioni chiave: «Il cambiamento richiede un’azione corale di tanti stakeholder sul territorio»; e «è più importante rinforzare le forze, che compensare le debolezze». E le punte di diamante del territorio sono state messe in risalto da Belfanti, come emergono dalla ‘mappa dei cluster (le specializzazioni) di Cremona’: l’agricoltura, la produzione alimentare, l’allevamento, la siderurgia, la chimica e la cosmesi. Le strategie ‘buone’ e quelle ‘cattive’ per accrescere la competitività di un territorio sono state il cuore dell’introduzione. Alberti ha fatto l’esempio dell’Olanda, al quarto posto nel mondo nella classifica della competitività grazie all’industria dei fiori. Altro esempio è il Mit di Boston: messe insieme, le imprese create da studenti o docenti fanno il decimo Pil del mondo.


Bocciate le strategie basate su un fattore specifico, come la ‘caccia grossa’ a un big player che si insedi sul territorio o il marketing territoriale fondato sul concetto ‘costruisci e arriveranno’. Per accrescere la competitività occorre lavorare su tre sfere: ciò che si eredita, ciò che si fa e ciò che si crea. «I più bravi costruiscono su quello che ci viene tramandato e penso ad Abu Dhabi, produttore di petrolio che ha però allestito il più grande campo fotovoltaico del mondo». Alberti ha esortato a «non restare legati al passato, magari prigionieri di immagini iconiche». E ha parlato dei violini e della liuteria «un business piuttosto inconsistente» che «va pensato in un’ottica futura».

Affermazione che in platea è stata accolta con stupore, tra gli altri, dal sindaco Gianluca Galimberti e dall’assessore Barbara Manfredini. Quanto a ciò che si fa, la strategia è «attività economiche diverse e più numerose rispetto ai territori meno competitivi. Il simbolo su cui pesare la strategia del futuro non è il più, ma il diverso, fare di più è perdente». Infine ciò che si crea, favorire cioè il ‘fermento imprenditoriale’, un vero e proprio indice basato su cinque dimensioni. E Cremona — ha spiegato Belfanti — è messa bene: al 20º posto fra le 107 province italiane, dopo aver guadagnato due posizioni. Ma il risultato è ottenuto soprattutto grazie al tessuto già consolidato. Insomma il margine di miglioramento è ampio, specialmente nel confronto con i territori simili al nostro.

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