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Polizia, i crimini risolti con identikit da record

La lezione di Pagani, un maestro d’arte in divisa, al seminario organizzato dal Sap

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

31 Gennaio 2024 - 08:50

Polizia, i crimini risolti con identikit da record

Gianluca Epicoco ed Elena Pagani

CREMONA - All’età di 5 anni, disegnava sui quaderni così bene che le maestre chiamarono i suoi genitori, suggerendo per la figlia gli studi d’arte. E lei, Elena Pagani, già da bambina aveva le idee ben chiare. «Sì, ho sempre avuto ben chiaro quale fosse la mia percorrenza di vita divisa in due». Da un lato, «il mondo dell’arte, della creatività, dello studio della storia accademica, artistica e della storia dell’arte». Dall’altro, fare il poliziotto «e poter dare un contributo sociale a livello della legalità». Insomma, «due binari apparentemente paralleli che si sono incontrati».


Natali a Mantova, 54 anni, Maestro d’Arte a 16, laurea con lode all’Accademia delle Belle Arti di Brera a 22, master a Stoccolma, in Polizia dal 1992, assistente capo coordinatore alla Questura di Mantova, l’artista poliziotto Pagani ha messo l’arte al servizio dell’indagine per rendere giustizia alle vittime. Disegnatore anatomico, tra i 90 operatori Disaster Victim’s Identification attivi in Italia, traccia identikit dei ricercati come se fossero fotografie. È accaduto nel caso dello stupro a Rimini (anno 2017): la verosimiglianza reale tra la sua ricostruzione anatomica e il volto del capo branco - Guerlin Butungu - è risultata essere corrispondente al 98,7%.

Un identikit da record, disegnato dopo aver parlato per sei ore con la vittime. È uno dei tre casi che nella sala Zanoni gremita del Teatro Monteverdi, ieri Pagani - un mix di talento, intuizione investigativa, passione ed empatia - ha spiegato al seminario ‘Il disegnatore anatomico in indagini criminologico forensi’, organizzato dal Sindacato autonomo di Polizia (Sap) di Cremona, introdotto dal segretario provinciale Gianluca Epicoco (Pagani è dirigente provinciale di Mantova). Autorità, poliziotti, studenti del liceo artistico Stradivari, documenti originali, slides, pennarello e fogli: nelle tre ore e mezza (volate via) di seminario, Pagani ha coinvolto tutti nel risolvere «gli indovinelli».


Secondo caso. L’artista poliziotto regina degli identikit, ha spiegato com’è arrivata a smascherare ‘il Camaleonte’, pericoloso latitante straniero accusato di sequestro di persona, truffa aggravata, furto, ricettazione, falsificazione di documenti, sostituzione di identità. Le forze di polizia da più di due anni lo cercavano, perché «era abile nel modificare il proprio aspetto e falsificare i documenti». Un camaleonte, appunto. E rispetto al primo caso, qui non c’erano vittime (né testimoni) da cui ricavare elementi. Bene, l’identikit disegnato da Pagani è risultato corrispondente al 98,4% con il volto del latitante catturato.

C’è, poi, l’intrigante caso del ‘disegno del diavolo’: un grattacapo. Una mattina di novembre di molti anni fa, un uomo di 38 anni scompare dal suo paese mentre si incammina al lavoro. Persona mite, benvoluta, senza grilli per la testa, il 38enne. Due mesi di indagini a vuoto, finché un giorno arriva al Commissariato di Polizia del luogo una busta chiusa. Dentro c’è un foglio sul quale sono stati trovati dei bizzarri disegni e manoscritto sul fondo, il nome della persona scomparsa. Pagani inizia la sua ricerca «maniacale» e inizialmente «visiva» su quel foglio anonimo. «Volevo capire come era stato realizzato per poter dimostrare tecnicamente da dove era partito l’autore, nella sua narrazione figurata, fino a dove aveva finito. Quando mi accorsi che l’analisi tecnica dei disegni, nella logica strutturale che avevo ricostruito, corrispondeva ad una logica sequenziale di eventi fattuali e percorrenze riscontrate dallo svolgersi di eventi accaduti durante l’avvicendamento della scomparsa della persona che stavamo cercando, capii che stavo arrivando ad una soluzione tecnico scientifica di assoluta attendibilità».

La persona scomparsa verrà trovata morta in una boscaglia a pochi chilometri dal suo paese, uccisa con 12 coltellate. Conosceva il suo assassino (ora in carcere), che di casa non stava lontano. Caso chiuso, ma resta un giallo. Non fu l’omicida a fare il disegno e a imbucare la lettera da molto lontano. Sul ‘disegno del diavolo’, Pagani ci sta ancora lavorando per risolvere il rebus. Ultima slide: ‘Si dipinge con il cervello, non con le mani. Maestro Michelangelo Buonarroti’. I tre casi sono raccontati, insieme ad altri, nel saggio ‘Ladri di facce’ scritto da Pagani con il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra criminologo. I proventi del libro vanno al Fondo assistenza della Polizia di Stato in favore delle vittime del dovere.

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