L'ANALISI
29 Gennaio 2024 - 08:32
CREMONA - ‘Fai correre la pace’ è una sorta di staffetta in cui i bambini si passano un foglio con l’immagine di una colomba. ‘Abbatti la pace’: il gioco consiste nel colpire delle lattine con immagini di armi. O ancora ‘Campo minato’ mette alla prova i giocatori in un percorso ad ostacoli che porta alla meta, e ovviamente, alla pace. Piazza del Comune, ieri pomeriggio, si è animata di colori e voci di bambini che si sono messi alla prova nel segno della pace, della convivenza fra i popoli. La giornata ‘La pace in testa’ ha visto coinvolti oltre 200 bimbi e ragazzi dell’Acr diocesana, oltre 16 animatori per altrettanti giochi che a rotazione hanno coinvolto una ventina di squadre, denominate con i nomi dei Paesi in guerra: Ucraina, Israele, Sudan, Siria, Armenia, Haiti, Nepal, Myanmar, Somalia, Russia, Afganistan, solo per citarne alcuni. Nessun vincitore, ma tutti cooperatori di pace: questo ha voluto insegnare il pomeriggio di gare e di corse ai piedi della cattedrale, animato dai volontari del Csi e dagli animatori dell’Azione Cattolica Ragazzi.
Davide Iacchetti del Csi spiega: «In sinergia con l’Acr e la Diocesi abbiamo lavorato dando vita a una serie di giochi che avessero come sfondo tematico la pace e che proprio nell’attività ludica potessero aiutare i bambini a introiettare il messaggio di pace, tema del mese di gennaio — dice —. E così abbattere delle lattine con disegnate sopra delle armi diventa un modo partecipato per dire no alla violenza della guerra. Il gioco è parso lo strumento migliore e più efficace per trasformate in esperienza e in festa la voglia di pace e incoraggiare la fraternità fra i popoli». Al termine merenda per tutti per riprendere forza e per poter poi affrontare con l’energia giusta l’incontro che si è tenuto in Salone dei Quadri di palazzo Comunale.
Ma prima delle testimonianze offerte nel segno della pace, tutti hanno partecipato alla preghiera della pace in Cattedrale. Esperienze e riflessioni hanno caratterizzato la seconda parte della giornata nel salone del palazzo della comunità. A moderare l’incontro Marco Dasti e a testimoniare le prassi di pace e relazioni sono state tre realtà associative che dall’universale sono andate al particolare con un minimo comun denominatore: costruire relazioni che diventano poi relazioni di pace. È questo il caso di Operazione Colomba, rappresentata dai volontari Veronica Porzionato ed Emanuele Bottini, che hanno raccontato di come le azioni sugli scenari di conflitto: Palestina, Sud America e prima ancora Albania e Grecia abbiano come tratto distintivo accompagnare chi vive la guerra nella quotidianità, ascoltare e stare al fianco di chi si ritrova in contesti di emergenza.
E così Porzionato ha raccontato della sua esperienza con i profughi in Grecia, Bottini della condivisione con le famiglie albanesi colpite dalla logica della vendetta interfamiliare. Giovanni Fusar Poli di Pax Christi ha raccontato la nascita dell’associazione, all’interno dei campi di concentramento, ma soprattutto dell’impegno che il sodalizio, presente in 50 Paesi nel mondo, si stia muovendo per promuovere il disarmo nucleare, secondo il volere dell’Onu, ma da molti Paesi più che disatteso, fra i quali l’Italia. Da qui l’iniziativa ‘Italia ripensaci’ che chiede alla politica e ai cittadini di attivarsi, nella consapevolezza che solo in Italia sono presenti 70 bombe nucleari fra le basi di Ghedi e Aviano.
La conclusione è stata affidata alla professoressa Caterina Piva del liceo Vida e agli studenti Lucrezia Beati, Sofia Maccagnoli, Luca Bertocchi, Leone Fruschi e Massimo Di Battista che partecipano alla sezione Rondine cittadella della Pace di cui il Vida ha abbracciato il metodo didattico di gestione del conflitto. Dall’anno da condurre nello studentato internazionale nella sede dell’associazione, alla formazione nel gestire i conflitti nel quotidiano, fino alle esperienze di Pcto presso le cooperative Nazareth, Gamma e la Rsa La Pace che hanno portato i ragazzi a incontrare l’altro, persone in difficoltà, a gestire i conflitti, a lavorare sulle relazioni. Ed è questo l’inizio: confrontarsi con l’altro pone le basi della pace.
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