L'ANALISI
27 Gennaio 2024 - 05:25
Cesare Galli
CREMONA - Passa attraverso la morte di una femmina e del suo feto il cammino per la salvezza del rinoceronte bianco settentrionale, di cui esistono solo due esemplari femmina. Cammino sul quale il consorzio internazionale BioRescue ha fatto un passo in avanti che potrebbe portare alla nascita di un piccolo di questa specie ormai estinta entro la fine del 2025 o nel 2026. E un ruolo determinante nel consorzio e in questo sforzo scientifico ce l’hanno i laboratori di Avantea, a Porcellasco, diretti da Cesare Galli. La morte accidentale in Kenya della femmina di rinoceronte ha infatti permesso di poter analizzare il feto con un anno di anticipo sulla conclusione della gravidanza (che dura 16 mesi) e di concludere che era sano e perfettamente sviluppato.
Dallo scarso materiale genetico (lo sperma congelato di soli quattro esemplari maschi ormai morti) agli embrioni — prima ibridi, ottenuti con ovociti di rinoceronte bianco meridionale (di cui esistono 21mila esemplari) e poi ‘puri’ — e da questi a due feti: è questo il cammino compiuto da questa operazione i cui studi sono iniziati nel 2016 e che ora è più vicina al passo finale: la nascita di un piccolo di rinoceronte bianco settentrionale.
La popolazione di rinoceronte bianco settentrionale è crollata dai più di 2.000 individui censiti nel 1960 ai 15 del 1984. Nel 2009 i sopravvissuti vennero trasferiti a Ol Pejeta, una riserva privata in Kenya. Nel 2016 si contavano solamente tre rinoceronti. Nel marzo del 2018 è scomparso l’ultimo esemplare maschio della sottospecie, Sudan. Ad oggi rimangono in vita due esemplari femmine, Fatu e la madre Najin.
«Tutti gli sforzi — spiega Galli — hanno degli insuccessi, e anche noi abbiamo avuto la nostra parte di insuccessi, ma oggi siamo qui per proclamare che abbiamo fatto qualcosa di mai fatto prima. Oggi possiamo confermare che il test del Dna dimostra che l’embrione da noi trasferito nell’utero della femmina di rinoceronte bianco meridionale, Curra, si era sviluppato in un feto maschio sano e ben sviluppato. Ciò dimostra che il processo di maturazione in vitro di ovociti, Icsi, coltura di embrioni e crioconservazione eseguito da Avantea a Cremona, in Italia, riesce a produrre embrioni che matureranno con successo con madri surrogate. E il nostro laboratorio — sottolinea Galli — è l’unico al mondo di produrre gli embrioni. Lo zoo di Los Angeles ci sta provando da anni ma senza successo. Queste informazioni non solo testimoniano la fattibilità del processo, ma riducono il tempo necessario per verificarne il successo e non richiedono più la nascita di un vitello. Nel cavallo, il parente domestico più stretto del rinoceronte, le perdite fetali sono più frequenti nei primi 50 giorni che in qualsiasi altro periodo della gravidanza. Lo sviluppo di questo feto indicherebbe che la possibilità di un parto riuscito sarebbe stata superiore al 95%. Grazie a questo sviluppo, riteniamo che il lavoro di trasferimento di embrioni possa passare all’uso di embrioni di rinoceronte bianco settentrionale geneticamente puri senza esitazione, ben un anno prima del previsto».
L’esperimento è partito lo scorso settembre, quando è stata selezionata come madre surrogata una femmina di rinoceronte bianco meridionale di nome Curra, accudita presso la riserva Ol Pejeta Conservancy in Kenya. Nel suo utero sono stati trasferiti due embrioni di rinoceronte bianco del sud prodotti presso i laboratori di Avantea. Embrioni della specie non a rischio di estinzione per testare la procedura senza rischiare quelli più preziosi del rinoceronte settentrionale.
Il trasferimento degli embrioni è stato accompagnato da una valutazione etica condotta dall’Università di Padova, in modo da considerare i possibili scenari e i rischi connessi alla procedura. Per due mesi Curra è stata monitorata quotidianamente fino a intercettare i primi segni di una gravidanza, ma poi è deceduta a causa di clostridiosi, un’infezione batterica.
Le analisi sul suo corpo hanno confermato che era incinta di un feto maschio sano di 70 giorni, lungo 6,4 centimetri, frutto del trasferimento di uno dei due embrioni in provetta. «Per scrupolo — aggiunge Galli — abbiamo eseguito anche le analisi del Dna che hanno confermato che il feto era il frutto di un embrione ottenuto da noi con il seme di un maschio che vive in una struttura in Austria e una femmina ospitata in uno zoo a Bruxelles. Non quindi da un accoppiamento casuale. Abbiamo dimostrato — spiega ancora Galli — che la procedura funziona e adesso possiamo rischiare gli embrioni di rinoceronte bianco settentrionale. Con la madre surrogata è morto anche il maschio ‘ruffiano’, ossia l’esemplare vasectomizzato che serve a segnalare il periodo di calore della femmina. Abbiamo già recuperato un altro maschio ‘ruffiano’ e ad aprile terminerà il periodo di verifica della sua effettiva sterilizzazione. Entro l’estate si potranno introdurre gli embrioni in una nuova madre surrogata». Sono 30 gli embrioni prelevati con successo da Fatu.
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