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Madre indiana a processo: "Maltrattamenti alla figlia per dieci anni"

Non voleva che andasse all'università e aveva già combinato un matrimonio in India. La giovane, una volta 18enne, si è ribellata per proseguire negli studi. In aula la ex bidella e l'ex compagno di classe

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

23 Gennaio 2024 - 17:52

Madre indiana a processo: "Maltrattamenti alla figlia per dieci anni"

Il tribunale di Cremona

CREMONA - L’hanno cresciuta secondo la loro tradizione indiana. Soprattutto sua madre pretendeva che la figlia diventasse come lei: una brava moglie, dedita alla casa e alla famiglia. Il marito gliel’avevano già trovato: un matrimonio combinato in India. Ma la ragazza, secondogenita di tre figli, il primo e l’ultimo maschi, voleva «andare avanti negli studi», prendersi la laurea e la vita in mano, senza divieti e imposizioni. Si è ribellata.

A quale prezzo, lo racconta il capo di imputazione che la Procura contesta alla madre: dieci anni di maltrattamenti, dal 2010 al 2020. Secondo l’accusa, la mamma l’avrebbe picchiata, colpita con il mattarello e con un bastone, afferrata per i capelli e presa a schiaffi. Le avrebbe lanciato sul volto una chiave inglese, l’avrebbe colpita con un bicchiere di vetro , le avrebbe ustionato un braccio con un mestolo incandescente, procurandole bruciature, lividi, escoriazioni, tagli su una mano e sulla fronte. Ancora, la madre le avrebbe impedito di uscire con le amiche, di partecipare alle attività extrascolastiche, obbligandola di giorno a fare le pulizie tanto da costringerla ad alzarsi di notte per studiare.

Presa la maturità in un istituto di Cremona, da maggiorenne la giovane ha poi lasciato l’abitazione per una casa protetta. Sta frequentando l’università. Nel processo si è costituita parte civile. Ha tagliato i ponti con la famiglia «dove è una colpa essere femmina». Lo ha detto la bidella, sentita stamane, testimone del pm Davide Rocco insieme a due ex compagni di scuola della ragazza.

«La vedevo con una sua compagna; era sempre triste - ha raccontato la bidella —. Da mamma, le facevo una battuta: ‘Avete la vita davanti, perché quell’espressione triste!’. All’inizio, lei faceva spallucce, poi si è confidata. Mi ha detto che aveva problemi in famiglia. Io pensavo al padre, era sua madre. Mi ha detto che la mamma la teneva quasi segregata in casa, che la picchiava. Mi ha detto che dopo la maturità, doveva andare in India per sposarsi con uno scelto dai genitori, un matrimonio combinato».

La bidella si è ricordata di quel giorno in cui la studentessa «sempre con la testa china e le braccia coperte con le maniche lunghe che si tirava giù fino alle mani», aveva un mano fasciata. «Le avevo detto: ‘Ti sei bruciata?’. Lei: ‘Magari, è stata la mamma’».

Se l’è ricordata anche il compagno di classe quella mano fasciata da una benda «per un bruciatura», ma anche «i lividi sul volto e sulle braccia. Si era confidata. Mi aveva detto i motivi delle discussioni. Lei voleva andare avanti negli studi, all’università, voleva un futuro diverso da quello di sua madre. Qualcosa mi aveva raccontato: ad esempio, che sua madre voleva che lei cucinasse, stirasse, lavasse, ma lei doveva studiare. I compiti li faceva a tarda notte per riuscire bene a scuola. So che c’era l’idea di combinare un matrimonio con un ragazzo indiano, ma lei non lo voleva sposare».

L’ex compagno ha raccontato di quella volta in cui dopo la scuola, nel pomeriggio, c’era un corso di approfondimento di una materia: chimica. «Stavamo passeggiando per Cremona in attesa del corso. So che è stata picchiata, perché suo fratello maggiore ci aveva visto passeggiare insieme e lo aveva detto a sua madre».

I lividi e la mano bendata se li è ricordati anche un’altra compagna: «Di sua madre mi aveva detto che la picchiava anche per niente».

la tesi difensiva dell’avvocato Mario Tacchinardi è che «da parte della madre non vi fosse la volontà né di umiliare né di perseguitare sula figlia, piuttosto c’era una finalità di correzione e di educazione». 

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