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L'INTERVISTA

«L’occupazione è in crescita, ma i giovani cercano altrove»

L’analisi dell’economista Mussida (Cattolica): «In provincia di Cremona il tasso supera quello nazionale di oltre tre punti»

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

23 Gennaio 2024 - 08:59

«L’occupazione è in crescita, ma i giovani cercano altrove»

L'economista Chiara Mussia

CREMONA - Mercato del lavoro a Cremona: i dati Istat premiano il territorio che aumenta – in termini percentuali – gli occupati rispetto al novembre 2022. I dati pubblicati dall’Istituto di statistica nazionale permettono di tracciare una panoramica legata al rapporto fra lavoro, attese del territorio, profili professionali più ricercati e attese formative. Sul territorio cremonese si è passati da 143mila occupati nel 2021, ai 146mila del 2022, di cui 85mila uomini e 61mila donne, con una flessione non da poco per quanto riguarda l’occupazione in rosa. Le persone in cerca di occupazione nel 2021 erano in tutto settemila, nel 2022 ottomila. Dati, questi, riportati nel sito dell’amministrazione Provinciale.

A spiegare i numeri, e tutto quello che essi rivelano, è Chiara Mussida, professore associato di economia politica presso la facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La docente dell’ateneo legge i dati più recenti dell’indagine Istat mettendo in relazione quanto accade a livello nazionale e a livello locale.

Che panorama esce dalla rilevazione Istat?
«I dati della rilevazione Istat sulle forze di lavoro, aggiornati al novembre 2023, ci segnalano per l’Italia un incremento dell’occupazione (tasso di occupazione pari al 61,8%) sia rispetto al mese precedente (variazione congiunturale), che su base annua (variazione tendenziale), vale a dire rispetto a novembre 2022.
Contestualmente cala il tasso di disoccupazione italiano (7,7% ottobre 2023, 7,5% ottobre 2022) ed aumenta il tasso di inattività (33,1% a novembre 2023)».

In questo contesto il territorio cremonese come si colloca?
«Le variazioni nei tassi per la provincia di Cremona riflettono le dinamiche nazionali: il tasso di occupazione aumenta al 65,5%, mantenendosi a livelli più elevati rispetto al tasso nazionale, si riduce anche il tasso di disoccupazione (ora al 5,3%) mantenendosi al di sotto della media nazionale di più di 2 punti percentuali. Quanto al tasso di attività/partecipazione, aumenta al 69.2% mentre quello di inattività – pari a circa il 31% - si mantiene al di sotto della media nazionale».

Quali sono i campi trainanti e che tipi di profili professionali vengono richiesti?
«Per quanto concerne la composizione settoriale dell’occupazione, i campi trainanti restano (come nel 2022) i settori dei servizi e del commercio che hanno visto incrementi nelle assunzioni.
Costruzioni, industria e agricoltura hanno invece registrato un lieve calo. Per quanto concerne le tipologie contrattuali, si assiste ad un incremento dei passaggi da contratti di lavoro a tempo determinato a indeterminato ma contestualmente a rinnovi nei contratti flessibili. Persiste, purtroppo, la tendenza all’utilizzo relativamente più elevato di contratti flessibili (e alla loro reiterazione) per le assunzioni a discapito della componente giovanile dell’occupazione».

Questa discrepanza rispetto alla componente giovanile a cosa è dovuta?
«La causa è una mancata corrispondenza – mismatch in termini economici - tra le competenze richieste dalla domanda di lavoro e quelle possedute dai giovani in attesa del loro primo ingresso nell’occupazione, soprattutto per profili tecnici. Da qui la necessità di intervenire con politiche volte a potenziare il sistema di competenze fornite dall’istruzione e formazione, o meglio, di orientarlo maggiormente alle richieste del mercato del lavoro cremonese».

La mancanza di corrispondenza fra profilo professionale di chi cerca lavoro e richiesta delle aziende da cosa deriva?
«Una conseguenza del mismatch nella provincia di Cremona è il fatto che molto spesso i giovani cercano lavoro in altre città/regioni (migrazione interna) ed anche all’estero (migrazione esterna)».

Dunque si può ancora parlare di effetto Covid?
«A seguito della pandemia Covid-19 è aumentato il senso di scoraggiamento per la componente giovanile come diretta conseguenza dell’incremento del tasso di disoccupazione. Questo ha incrementato anche il fenomeno dei (giovani 15-29 anni) Neet (Not in Education, Employment or Training) che, causa sfiducia, non sono inseriti in percorsi di istruzione/formazione e nell’occupazione (o comunque nella componente attiva della popolazione). Il tasso di Neet ha raggiunto a Cremona valori superiori al 22%, superando Lombardia (circa 17%) e mantenendosi solo lievemente al di sotto della media nazionale».

Quale formazione è ideale per potere accogliere le esigenze del territorio?
«Occorre un significativo investimento sia in istruzione che in formazione. La formazione ideale per cercare di allineare domanda e offerta di lavoro (o comunque ridurne il mismatch) dovrebbe investire negli istituti tecnico/professionali, ma anche nell’istruzione terziaria/universitaria. Ovviamente, considerando che la struttura produttiva cremonese, come del resto quella italiana, si basa strutturalmente su un tessuto di piccole/medie imprese (e sulle rigidità che queste ultime implicano)».

Quanto il Covid prima e oggi la condizione di crisi economica, climatica, bellica e internazionale stanno condizionando il mondo del lavoro e le prospettive occupazionali dei giovani e non solo?
«A livello complessivo (totale popolazione) a quattro anni dalla pandemia Covid-19 si registra un complessivo miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, che emerge considerando i principali indicatori».

Ad esempio?
«Continua a crescere l’occupazione (+4.3% rispetto al 2020), e nel contempo si riducono i tassi di disoccupazione e inattività (rispettivamente -6.8% e -5.2% ). Emergono interessanti differenze per genere nelle variazioni menzionate. In dettaglio, le variazioni complessive dei tre indicatori riflettono variazioni per genere talvolta differenti per segno o magnitudo».

Nel concreto, questa tendenza come si declina?
«La popolazione occupata è aumentata a livello generale, tendenza che si conferma per genere (aumenti relativamente equilibrati tra i generi, appena sopra il 4% per uomini e donne). Per quanto riguarda la disoccupazione, la riduzione a livello complessivo è la media di variazioni molto eterogenee tra i generi: per gli uomini si registra un incremento piuttosto significativo della disoccupazione (superiore al 13%), mentre per le donne una riduzione che, in valori assoluti, è ancora più importante (vale a dire superiore a -24%)».

Ciò sembra suggerire un aumento dell’inattività femminile.
«In realtà questo non avviene, o meglio avviene in misura pressoché trascurabile. L’inattività che si riduce a livello totale, riflette/media di riduzioni per genere piuttosto differenti in termine di magnitudo, e superiore per gli uomini (-11%), rispetto alla componente femminile (-1.7%). Le dinamiche differenti per genere fanno intuire che per gli uomini, l’incremento della disoccupazione sia principalmente guidato da flussi dall’inattività (transizioni da inattività a disoccupazione, quindi verso la forza lavoro)».

Quindi possiamo parlare di un mercato del lavoro che sta recuperando dinamismo?
«Per le donne, malgrado i segnali di miglioramento (marcata riduzione della disoccupazione), permane una situazione meno attiva. Infine, un ulteriore e persistente elemento di criticità, aggravatosi dalla pandemia, è costituito dal fenomeno degli working poor, vale a dire di quei lavoratori– e sono considerati tali coloro che risultano occupati per almeno sette mesi l’anno – che dispongono di un reddito familiare inferiore al 60 per cento della mediana del reddito familiare disponibile equivalente (cosiddetta soglia di povertà). Quindi si tratta di lavoratori in condizione di povertà. Gli working poor (fenomeno di risonanza nazionale) in Italia superano i 6 milioni, e in questa condizione ricadono soprattutto lavoratori con contratto di lavoro a tempo indeterminato part-time involontario, che spesso cela una parte di lavoro sommerso».

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