L'ANALISI
SANITÀ E ISTRUZIONE
12 Gennaio 2024 - 05:00
Giuseppe Inama e un render del nuovo ospedale
CREMONA - «La realizzazione del nuovo ospedale offre l’occasione di avviare a Cremona un corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia. Non un’idea astratta e visionaria, ma un’opportunità effettiva da cogliere in tempi rapidi»: quella di Giuseppe Inama, primario di Cardiologia alla clinica Figlie di San Camillo di Cremona ed ex direttore del Dipartimento cardio-cerebro-vascolare dell’ospedale di Crema, è un’opinione autorevole. Di più: il suggerimento spassionato di un camice bianco di specchiata professionalità, profondamente innamorato del territorio cremonese a dispetto delle radici lontane dalla Pianura Padana.
Lo specialista di origini trentine porta alla luce un pensiero sotterraneo sempre più diffuso e lancia ufficialmente la sfida: «Il progetto dell’innovativo polo ospedaliero — spiega — rappresenta il traino ideale per l’apertura di una facoltà di Medicina e Chirurgia che si inserirebbe alla perfezione nel quadro del grande piano di città universitaria che si sta progressivamente consolidando». Il messaggio preliminare è perentorio: il progetto del nuovo ospedale non può essere in alcun modo messo in discussione.
«Sia d’esempio la vicenda di Trento, che ha optato per una struttura ex novo dopo aver rigettato una ristrutturazione pesante di 15 anni con enormi disagi per degenti, operatori e cittadinanza». Quindi il cardiologo prosegue: «Per far partire la laurea magistrale non servirebbero certo investimenti stratosferici. Gli spazi a disposizione non mancano e l’assetto organizzativo potrebbe essere facilmente messo a punto in sinergia con l’università di Brescia, che a Cremona è già presente con i corsi di studio in Infermieristica e Fisioterapia. Quello che occorre, piuttosto, è la volontà politica e istituzionale».
Un’affermazione che suona come un autentico appello al vertice. Inama ha le idee chiare: «C’è il margine temporale per avviare il corso di laurea già a partire dal prossimo gennaio. È essenziale agire con tempismo, possibilmente in collaborazione con il distretto cremasco, per puntellare da subito un’iniziativa di respiro provinciale». La frase racchiude due elementi essenziali, in necessaria relazione dialettica: l’opportunità di mettere in connessione Cremona e Crema in un’azione di sistema e l’importanza di muoversi fin da subito per scongiurare il rischio che altre province limitrofe — l’implicito riferimento a Mantova appare evidente — possano anticipare la mossa cremonese.
Il ragionamento di Inama prende l’abbrivio da considerazioni di ampio respiro: «Cremona è ricca di storia, cultura e bellezza. Il Duomo è degno di una città reale, il Museo del Violino ricorda al mondo intero la storia e l’arte della liuteria, la piazza del Comune ospita una delle torri campanarie in muratura più alte in Europa. Una città affascinante e assetata di sport, che ha dato i natali a tanti campioni di tutte le discipline. Stupisce che qui ci sia chi critica e ritenga inopportuna l’idea di un nuovo ospedale».
Inama evoca l’emergenza Covid definendola «l’11 settembre della città». E specifica: «In questo contesto il progetto di un nuovo ospedale dovrebbe essere visto come un’opportunità straordinaria per una rinascita della sanità cremonese. Non entro nel merito degli aspetti tecnici, ma i progettisti e le imprese italiane sono all’avanguardia e costruiscono ospedali, grandi impianti e opere in tutto il mondo». Da qui, il pensiero si orienta verso l’istruzione universitaria: «Le nuove opere murarie non bastano, serve una crescita della qualità della sanità. Una facoltà di Medicina e Chirurgia con laurea magistrale sarebbe volano di crescita culturale, di stimolo e di aggiornamento, di disponibilità di nuove forze giovani, di scambi culturali e di confronto e, infine, di nuovi medici da inserire nella nuova struttura, che sarebbe inserita nel panorama degli ospedali universitari italiani».
Inama va più a fondo nella riflessione: «In tutta Italia si stanno sviluppando nuove facoltà di Medicina in città simili alla nostra Cremona. Penso a Trento, che è ormai arrivata al terzo anno del corso di laurea magistrale. Anche nella vicina Emilia le facoltà di Medicina e Chirurgia si espandono, con nuove sedi a Forlì, Ravenna e Piacenza. Dopo qualche anno di partenariato con le università madri, queste nuove sedi potranno diventare autonome. E il fenomeno interessa anche il centro-sud e le isole». Inama, quindi, torna a toccare il tasto chiave: «Il territorio di Cremona con il Cremasco e tutte le aree adiacenti hanno senza dubbio il cuore, la forza e l’intelligenza per sostenere un progetto di questo respiro. Pensiamo in grande! La nuova facoltà di Medicina e Chirurgia di Cremona e Crema va realizzata subito, come fase preparatoria in vista della rapida realizzazione del nuovo ospedale per il miglioramento qualitativo della sanità nel nostro territorio».
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