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SCANNABUE

Furto e tre animali uccisi alla Fazenda Rocco, in due a processo

Uno, Giancarlo, ha già patteggiato 6 mesi di reclusione. Davanti al giudice ora c’è Marco, difeso dall’avvocato Maria Laura Quaini. La sentenza sarà emessa il 10 aprile prossimo

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

10 Gennaio 2024 - 16:19

Furto e tre animali uccisi alla Fazenda Rocco, in due a processo

PALAZZO PIGNANO - Un’aquila, un gufo, un cincillà e due cani. La mattina del 3 agosto 2019, gli animali vennero trovati morti all’interno della Fazenda Rocco, l’azienda agricola di Scannabue, frazione di Palazzo Pignano. L’uccisione era collegata al furto di orologi e boccette di profumo messo a segno nella notte. Chi rubò e ammazzò aquila, gufo, cincillà e cani trovati appesi alle loro gabbie? A processo sono finiti in due. Uno, Giancarlo, ventenne all’epoca dei fatti, incensurato, residente in paese, ha già patteggiato 6 mesi di reclusione per l’uccisione degli animali, ma non per il furto, perché «la querela era tardiva», ha spiegato l’avvocato Clara Carletti.


Davanti al giudice ora c’è Marco, 36enne all’epoca, casa a Crespiatica in provincia di Lodi, difeso dall’avvocato Maria Laura Quaini. La sentenza sarà emessa il 10 aprile prossimo. Intanto oggi il carabiniere che ha fatto l’indagine ha parlato di «serratura forzata», ha confermato che l’uccisione degli animali era collegata al furto e aggiunto che «altri tre cani erano stati liberati». Sulle «cause della morte», a domanda del pm onorario, Silvia Manfredi, il carabiniere ha risposto che se ne occuparono i colleghi della Forestale, anche loro intervenuti alla Fazenda Rocco.


Come si risalì ai due imputati? Quella notte brava e di follia, furono visti dal custode dell’azienda agricola, il cui nome era nella lista dei testimoni da sentire, ma, come ha riferito un’altra testimone, il custode è purtroppo «deceduto «in un incidente stradale il 24 dicembre 2022». «La fazenda Rocco la conoscono tutti», ha detto una teste, la quale ha raccontato di aver ricevuto un messaggio su WhatsApp alle sei del mattino del 3 agosto. «Era Giancarlo. Mi ha scritto di aver lasciato un borsone davanti a casa mia e che lo avrebbe ritirato il giorno dopo. Io ho aperto il borsone: conteneva orologi e boccette di profumi».

La testimone ha poi saputo che nella notte i carabinieri cercavano Giancarlo. «Io ho chiamato la stazione dei carabinieri per informarli del borsone, perché ho capito che c’era qualcosa che non andava». La teste non conosce il coimputato Marco. Un’altra teste ha fatto verbalizzare di aver frequentato, dall’ottobre 2017 al 2019, la Fazenda Rocco. «Ai primi di agosto del 2019, un collega mi ha chiamato. Mi ha detto che poco prima delle 5 del mattino» i coimputati «erano entrati a far casino. «Io sono andata al lavoro, c’era la Forestale». Il gufo, l’aquila, il cincillà e i due cani non c’erano più. «Mi hanno detto che gli animali erano stati uccisi».

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