L'ANALISI
09 Gennaio 2024 - 18:03
CREMONA - Da qualche tempo è tornata in India, là dove prima del «matrimonio combinato» tra le due famiglie, obbligata a prendersi in sposo un uomo più grande di 16 anni, «io ero libera, mi ero anche laureata». Era il 2015. La moglie allora aveva 22 anni. Tre anni dopo, con il marito è venuta a vivere nel Cremonese, lasciando in India la loro bambina, affidata ai nonni materni.
A Cremona la donna dovrà tornare il 17 settembre prossimo. Dovrà presentarsi davanti ai giudici nel processo (cominciato oggi) per maltrattamenti e violenza sessuale aggravata a carico del marito rimasto in Italia. Parte civile con l’avvocato Elena Pisati, sarà sentita, quindi si difenderà il marito, assistito dall’avvocato Caterina Pacifici.
Agli atti c’è una pagina e mezza di denuncia. Il 27 giugno del 2022, la moglie si è presentata ai carabinieri. «Dall’inizio della nostra convivenza - ha raccontato -, lui mi ha sempre tenuto sotto stretto controllo. Non mi lascia indossare vestiti leggermente più stretti del normale o corti, obbligandomi ad uscire con magliette ‘larghe’ e pantaloni stile pigiama. Dentro casa mi obbliga a fare sempre quello che dice lui, anche in riferimento a cosa mangiare».
Ed ancora, «mi vieta di fare amicizie con altre persone (non solo uomini, ma anche donne); in particolare io ho cominciato a conoscere altre persone da quando lavoro (per una impresa di pulizie, ndr) dal 2020 e lui mi ha detto che se faccio amicizia con dei colleghi dovrò lasciare il lavoro e licenziarmi. Io molto spesso faccio quello che lui dice, e quando non lo faccio litighiamo sempre, perché lui vuole avere il controllo su ciò che faccio. Io gli do ascolto, perché lui è mio marito, ma mi sento sempre più oppressa dal suo modo di fare e dalle sue idee».
Sui rapporti sessuali, la moglie ha fatto verbalizzare: «Soprattutto da quando lavoro, spesso mi obbliga ad avere con lui rapporti sessuali, in momenti in cui io non voglio. E’ successo anche prima che cominciassi a lavorare, io gli dicevo che non volevo, lui a volte mi ascoltava ed evitava, altre volte insisteva, ma io mi arrendevo subito, nonostante non volessi. Dal 2020, invece, ci sono state delle volte che, stanca dal lavoro, mi opponevo, ma lui se ne fregava, mi toglieva i vestiti con la forza... Queste circostanze avvengono spesso, perché lui vorrebbe avere rapporti sessuali ogni giorno, solo che ogni tanto a me non va, ma a lui non sempre importa». E, allora, «litighiamo , perché lui vuole farlo, lui mi tira con la forza sul letto ed allora io mi ‘arrendo’». Una richiesta: «Voglio la mia libertà che mi è stata tolta da mio marito ormai da tanto tempo». E una aggiunta: «Non voglio che mio marito vada in prigione».
In attesa che la moglie racconti e il marito si difenda, oggi sono stati sentiti i testimoni del pm Andrea Figoni. Come Patrizia, per due-tre anni vicina di casa della coppia. E per tre volte è andata a bussare alla porta, perché «L’ho sentito urlare più volte. Urlava solo lui, fortissimo. Mi sono permessa di andare a bussare alla porta: ‘La vogliamo smettere, perché altrimenti qui ci scappa il morto’. Lui mi rispondeva: ‘ Sì sì, scusa, non lo faccio più, scusa’».
Patrizia ha raccontato delle confidenze ricevute dalla donna. «Mi disse che il loro era stato un matrimonio combinato, ma che di solito, gli sposi devono avere più o meno la stessa età. Invece lei ha scoperto dai documenti che lui era più vecchio di 16 anni. Mi ha raccontato che lui voleva che lei stesse in casa a fare niente, non voleva che lavorasse, che doveva vestirsi come voleva lui. Lei disubbidiva ed erano liti. Lui era molto geloso».
Dopo Patrizia, l’altra vicina che abitava al piano sotto: «Lo sentivo sempre urlare. Lei era sempre molto spaventata, succedeva quasi sempre. Lui non voleva che si vestisse come noi».
Dopo le vicine di casa, l’educatrice sociale. «La signora era molto turbata, ha insistito molto sui rapporti sessuali. Lei si sentiva obbligata a fare sesso». Dopo la denuncia, l’assistente sociale l’ha accompagnata in una casa rifugio. «Era molto triste», ha detto.
La moglie ha poi ritirato la denuncia, «ma i reati sono procedibili d’ufficio - ha spiegato l’avvocato Pisati —. Quando il marito ha saputo della denuncia, le ha detto: ‘Tu mi denunci? La bambina resta in India».
Il padre aveva già ottenuto il nulla osta per portare la figlia in Italia. La moglie è tornata dal marito per un mese, poi ha deciso di volare in India dalla sua bambina.
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