L'ANALISI
LA STORIA
09 Gennaio 2024 - 05:20
CREMONA - È partito da Cordoba, in Argentina, per scoprire le sue origini. Santiago Piantoni, 18 anni, ha colto al balzo l’opportunità offerta dal Rotary Youth Exchange per realizzare il suo sogno: dare al suo cognome una terra d’origine, vedere il paese da cui i suoi antenati sono partiti. Tutto ciò è maturato ed è diventato realtà nell’anno che Santiago ha trascorso a Cremona, frequentando prima il liceo artistico Stradivari e poi l’Anguissola.
«Quando Santiago ci ha raccontato il suo desiderio ci siamo attivati — raccontano Giorgio Giambiasi del Rotary Cremona Po e Maria Laura Beltrami presidente commissione New Generation Service Exchange D2050 —. Ci siamo organizzati per far incontrare Santiago Piantoni con i suoi parenti, realizzando il suo desiderio di dare un volto alle sue origini italiane. Per la casualità delle cose, proprio nel paese friulano vive un nostro socio rotariano, Andrea Pontarolo, presidente del Rotary Po San Vito al Tagliamento che ci ha facilitato i contatti».
Un sogno che si è realizzato?
«Diciamo che ho concluso un percorso che appartiene alla mia infanzia. La storia della mia famiglia più o meno la conoscevo, perché mi veniva raccontata da mio padre e da mio nonno, avevo però la voglia di ritrovare i luoghi delle mie radici italiane. In famiglia sapevamo che l’origine di mio padre era di Ravignano Teor, sopra a Portogruaro. Diciamo che attraverso la ricerca dei miei antenati volevo tornare alle mie origini – racconta poco prima di volare nuovamente in Argentina - Io mi sento molto legato all’Italia e agli italiani, si parla molto, in casa, della nostra origine. Quando ho scelto l’Italia per lo scambio Rotary l’ho fatto per conoscere la cultura del vostro Paese. Ma poi a spingermi a tornare sulle orme dei miei antenati è stata la curiosità: dove abitava la mia famiglia? Erano anni che ci pensavo, ma forse senza rendermene troppo conto, e poi è arrivato il momento giusto».
Quali erano le sue aspettative e come è arrivato a scoprire che la sua famiglia era originaria di Teor, in Friuli?
«Io in realtà non sapevo che cosa avrei scoperto e che cosa potevo trovare in Friuli. Mi aspettavo forse una famiglia più grande qui, che non in Argentina, dove il cognome Piantoni si è diffuso. Invece in Friuli i Piantoni sono quasi scomparsi. Andando a Ravignano Teor ho scoperto che col mio cognome sono rimaste solo due signore, due sorelle Angela e Gloria che al mio arrivo, mi hanno fatto trovare l’albero genealogico della mia famiglia ed insieme abbiamo completato lo schema aggiungendo i miei parenti argentini. Credevano che mio nonno fosse ancora vivo. Angela e Gloria sono le discendenti del mio trisavolo. È stato veramente bello risalire la china del tempo, insieme a queste sue mi lontane parenti».
Quale è il legame fra la sua famiglia e le sorelle Piantoni friulane?
«Il parente che ci unisce è il nostro trisavolo, l’albero è stato costruito fino alla sesta generazione. La mia famiglia in realtà era originaria di Brescia e si è spostata in Friuli ancora prima dell’unità d’Italia. Ora tutto è stato riportato alla luce grazie agli ‘stati d’anime’ della chiesa di Teor».
L’incontro come è avvenuto?
«Grazie al socio rotariano Andrea Pontarolo, delegato della zona ho potuto incontrare in Comune le persone della famiglia Piantoni che ancora vivono in Friuli. È stato un momento molto commuovente, ho provato l’emozione e la sensazione di aver trovato un fratello o una sorella che sai che esiste, ma non conosci».
A Teor chi ha avuto modo di conoscere?
«Il papà delle due donne che ho incontrato, Teo è geometra e poi ho capito che gli studi dei Piantoni furono e restano tutti nel settore delle costruzioni, anche mio nonno era Ingegnere e mio papà pure. Mio fratello studia ingegneria ed io studierò architettura. È una tradizione che resta anche sulla targa della casa che esiste ancora in Ravignano Teor, anche se non ben conservata. Ho potuto anche capire quanto mi diceva sempre mio nonno materno: studiando la storia si può avere consapevolezza di chi siamo. Ho scoperto che anche la mia famiglia italiana era legata al lavoro della terra sia qui in Italia e così come in Argentina. Mio nonno materno aveva una forte concezione del lavoro ed era molto serio e severo. Ho anche scoperto che in friulano non esiste la parola ‘felice’, esiste ‘contento’, ma non felice. Questa cosa mi ha molto colpito. Ho capito perché mio nonno fosse così severo».
L’origine friulana a Teor è solo da parte di suo padre?
«La famiglia di mia madre Grion Tambusi, era originaria della zona di Ravignano Teor o vicino, ma si poche notizie in merito. Diverso è il caso della parte dei Piantoni Il primo Piantoni ad andare in Argentina era un calzolaio, uno zio che ha aperto una attività a Cordoba , che è ancora la città in cui vivo . Poi è arrivato un altro Piantoni, Attilio, è da lui che nasce il ramo della mia famiglia. In Cordoba ha iniziato una attività che in Argentina non esisteva: ha aperto sale cinematografiche nei primi de 1900».
Ed ora?
«Quando rientrerò in Argentina, racconterò tutto ai miei genitori e ai miei parenti. Credo che sarà l’occasione per iniziare a costruire un nuovo ponte di relazioni per tenere insieme la nostra grande famiglia. Ringrazio davvero il Rotary perché, se questo è accaduto, è grazie alla rete del Rotary ed alle persone che credono nel far del bene e tessono relazioni di amicizia e pace. In particolare ringrazio Andrea Pontarolo che mi ha ospitato e accolto anche nella bella iniziativa, Master chef RYE, dedicata a tutti i ragazzi di scambio nel Distretto 2060. Ringrazio la commissione Scambio giovani del distretto 2050 ed in particolare Maria Laura Beltrami perché ha fatto in modo che potessi ipotesi coronare il mio sogno: ritrovare le mie radici. È stata proprio una bella esperienza che conserverò nel mio cuore per sempre. Ma non è finita qui. A presto… perché tornerò senz’altro».
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