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LA CAUSA

Opere d'arte mai vendute né restituite: a giudizio il mediatore d'affari

Lo specialista di Ripalta Cremasca accusato di appropriazione indebita aggravata di tre volumi miniati e due quadri per 28.500 euro

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

08 Gennaio 2024 - 18:16

Opere d'arte mai vendute né restituite: a giudizio il mediatore d'affari

Nato e residente a Viadana, nel Mantovano, Sergio Alberici compirà 80 anni il 19 febbraio prossimo. Appassionato di «arte pittorica e arte libraria sacra», nel corso degli anni ha acquistato e rivenduto opere originali e stampe di artisti contemporanei. Nel maggio del 2017, ad Antonio Caldara Arpino, 62 anni, casa a Ripalta Cremasca, procacciatore d’affari di professione, ha ceduto in conto vendita tre volumi e due quadri per un valore complessivo di 28.500 euro. Secondo gli accordi pattuiti, il mediatore d’affari aveva termine sino al 31 ottobre del 2018 per vendere o restituire le opere. Alberici non ha visto i soldi. Ma nemmeno le opere, nonostante avesse sollecitato Caldara Arpino a restituirgliele.


Il procacciatore d’affari è a processo per appropriazione indebita aggravata dall’abuso di prestazione d’opera di una raccolta di figure sacre e profane miniate di intarsi oro ‘Ghisleri’, copertina in tessuto, della casa editrice Cosimo Panini (valore 5 mila euro), di un libro d’oro della Vergine Maria, raccolta di immagini sacre della Madonna (valore 3mila euro), della Divina Commedia, copia dell’edizione originale conservata nella Galleria Marciana di Venezia (valore 3mila euro), di un dipinto originale (77x57) del pittore Bernardo Siciliano (valore 12mila euro) e di un dipinto originale, olio su tela, di G. Frangi (valore 5mila euro). Nel processo, Alberici si è costituito parte civile con l’avvocato Guido Priori. Chiede il risarcimento dei danni a Caldara Arpini.


Il procedimento nasce dalla querela presentata il 19 febbraio del 2019. Quel giorno, Alberici varcò la stazione dei carabinieri di Viadana. Al maresciallo raccontò di conoscere Caldara Arpini da cinque anni. Di aver sottoscritto una scrittura privata (la produsse in copia) con l’indicazione dei beni e del loro singolo valore. Precisò che la stipula avvenne nella sua casa di Viadana, che i due quadri li acquistò, due anni prima, presso la ‘DL Arte’ di Milano. Al maresciallo, fornì in copia i contratti di acquisto. Nell’accordo di consegna in conto vendita, «veniva concordato il termine del 31 dicembre 2017 e successivamente si concordava la restituzione entro il 30 ottobre 2018». Scaduto il termine, «ho contattato più volte il mediatore: mi ha rassicurato sulla restituzione delle opere d’arte entro la fine del 2018, mia ha detto che le stesse erano state affidate a persona di sua fiducia per essere vendute in Germania».

L‘avvocato Guido Priori


L’1 dicembre del 2018, Alberici mandò una raccomandata con ricevuta di ritorno al procacciatore d’affari, chiedendo la restituzione delle opere, «ma anche in tale occasione non ha adempiuto e, di fatto, fino ad ora non ha restituito i beni o corrisposto il prezzo di vendita». Assistito dall’avvocato Giovanni Passoni, oggi Caldara Arpini si è difeso, sostenendo di aver aver concordato la prestazione. «Abbiamo fatto un po’ di lotta. Prima di Internet, si poteva ‘giocare sui prezzi’, ma con Internet, schiacci il bottone ed è più facile verificare il prezzo», la quotazione.


Il procacciatore d’affari ha spiegato di aver «ceduto le opere al dottor Giorgio Dell’Era», e di «non aver parlato con Alberici». Ha poi aggiunto: «So che Dell’Era, dopo la separazione si era trasferito a Lodi. Successivamente, sono stato avvisato dai figli che era ricoverato, poi è morto». Caldera Arpini ha spiegato di essere andato al funerale, «ma ai figli non ho chiesto nulla delle opere, perché non era il caso in quel momento. Avevano cose più importanti a cui pensare».


Il procacciatore d’affari («Non siamo iscritti ad un albo, si va molto a fiducia, ho clienti da molti anni») si è detto «convinto che «se sapessi dove sono questi quadri, al cento per cento li ritirerei subito. Sono tuttora convinto di poterli trovare». Il giudice ha chiesto se via sia la possibilità di chiudere il caso con un risarcimento all’anziano Alberici. E ha rinviato il processo all’udienza del 25 marzo prossimo per dare la possibilità di trattare e definire la questione. Se non si raggiungerà l’accordo, il processo proseguirà.

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Commenti all'articolo

  • presario

    10 Gennaio 2024 - 09:29

    Chissà quante signore e signori di una certa età avranno confidato in questi "mediatori" che temporeggiando ....

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