L'ANALISI
CREMONA
08 Gennaio 2024 - 17:33
CREMONA - «Quando mia figlia mi ha fatto vedere i messaggi che riceveva dal suo ex ragazzo, le ho detto: ‘Dobbiamo andare dai carabinieri’. Con quello che accade, che leggiamo...». Palazzo di Giustizia, mattinata di oggi. La madre di Maria (nome volutamente di fantasia, ndr) ha appena testimoniato al processo per stalking a carico dell’ex di sua figlia, una «relazione breve», cominciata a giugno del 2017, dopo la fine della scuola e chiusa da lei a settembre. Maria allora aveva 17 anni. Quel ragazzo più grande di 9 anni, lo aveva conosciuto su Facebook.
«Io non capisco. Quando vieni lasciato, basta, devi accettarlo», dice la madre. E invece, l’accusa parla di continui messaggi, della minaccia di divulgare «fotografie e un video a contenuto erotico», del giovane che una volta si era presentato davanti a scuola; del padre che per molto tempo ha dovuto accompagnare e riportare a casa da scuola la figlia. E di un segno trovato «dopo la querela» sulla porta di casa: un cerchio nero con dentro una ‘V’ «che noi abbiamo interpretato come voglia di vendetta».
«Mia figlia era molto agitata, non voleva più uscire da sola, era molto spaventata, non vedeva più gli amici, le è cambiata la voglia di vivere», ha detto al giudice la madre. «Mia sorella era giù di morale, era triste, nervosa, agitata. Piangeva, aveva paura», ha fatto verbalizzare la sorella. Quel ragazzo, Maria lo ha conosciuto nel 2019 su Facebook, quando lei aveva 17 anni. «Mi ha chiesto l’amicizia. Quanto mai, so che ho sbagliato», dice oggi che di anni ne ha 21, lavora e ha un fidanzato «perbene».
«Ho capito che la relazione era poco sana e l’ho lasciato. Gliel’ho scritto. Ci ho pensato un po’ e ho deciso di interromperla. Gli avevo scritto che volevo parlargli di persona, poi, visto l’evolversi, non ho più avuto modo di parlargli». Maria torna all’incontro, alle ore trascorse con l’ex ragazzo: «Capitava che andassi a casa sua a vedere un film oppure passeggiavano, qualche volta siamo andati in un centro commerciale». Alla madre non l’ha mai presentato. O meglio: «Mia figlia mi aveva detto: ‘Mamma, ho conosciuto un ragazzo, te lo voglio presentare’. ‘Va bene, portamelo, gli offro un caffè’. Poi lui si era malato, niente. Poco dopo si sono lasciati».
Chiusa la «relazione poco sana», per l’accusa lo stalker ha tempestato la diciassettenne di messaggi. «Mi minacciava: ‘Se non torniamo insieme, io mi vendico sulla tua famiglia, sulla macchina, sui tuoi animali’. Mi ha minacciato di divulgare le foto e un video a sfondo sessuale». La madre conferma: «Sì, li ho letti anch’io i messaggi». Sfoglia il fascicolo nel quale sono stati riversati. «Sì, sono questi. Le ho detto: ‘Dobbiamo andare dai carabinieri’. Mia figlia vomitava, era talmente agitata». Conferma la madre, conferma la sorella: «Un giorno ero a casa, mia sorella piangeva disperata. Lei lo aveva lasciato e lui la stava minacciando. Lui voleva far vedere ai nostri genitori le foto e il video intimi. Mia sorella aveva paura che venissero divulgate le foto. Se poi siano state divulgate, io non l’ho chiesto a mia sorella. Mia sorella e anche noi temevamo che le venisse fatto del male
La figlia racconta che in caserma, quando ha presentato la querela, «davanti ai carabinieri ho estrapolato i messaggi, mio cognato mi ha dato una mano a stamparli. Il maresciallo mi aveva suggerito di uscire un po’ prima da scuola, mi ha detto di bloccarlo sul telefonino». In caserma l’avevano accompagnata la madre e la sorella. «Le chat erotiche le ho viste dai carabinieri», conferma la madre. Sua figlia non si è costituita parte civile al processo. «Ciò che a noi interessa e che lui venga punito. Per quanto riguarda mia figlia, questa vicenda, conoscere un ragazzo su Facebook e tutti il resto, le è servito da lezione». L’imputato si difenderà all’udienza del 20 maggio prossimo.
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