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CREMONA: LA TRAGEDIA

Morto di malaria, le reazioni dei sindacati: «Infortunio sul lavoro a tutti gli effetti»

Cisl e Cgil sulla morte del Lorenzo Pagliari dopo una trasferta lavorativa in Camerun: «Un lavoratore all’estero deve poter sempre contare su adeguati livelli di sicurezza»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

02 Gennaio 2024 - 18:30

Morto di malaria, le reazioni dei sindacati: «Infortunio sul lavoro a tutti gli effetti»

La vittima Lorenzo Pagliari, a fianco Monica Tonghini (Cisl Asse Po), Armando Generali (Fiom Cgil) e Dino Perboni (Cisl)

CREMONA - «Il dato di fatto è che qualcosa è andato terribilmente storto: un lavoratore all’estero deve poter sempre contare su adeguati livelli di sicurezza. La morte di Lorenzo Pagliari deve suonare non solo come un gravissimo monito, ma anche come un invito a mettere in atto con urgenza le strategie e le azioni appropriate affinché un caso simile non si ripeta mai più»: a parlare è Monica Tonghini, segretario generale della Fim Cisl Asse del Po. La sindacalista aggiunge: «In prima battuta promuoveremo un confronto tra Rspp, Rsu, Rls e azienda per mettere a fuoco le criticità e gli eventuali errori, quindi, sulla base delle emergenze, valuteremo le mosse successive».

Se un’indagine approfondita appare indispensabile, la Cisl pensa già alle possibili contromisure: «Siamo disposti ad aprire un tavolo per costruire un sistema di prevenzione condiviso che tuteli i lavoratori in trasferta all’estero — dichiara il segretario generale della Cisl territoriale Dino Perboni —. L’imperativo è intervenire per scongiurare altri drammi come quello di Lorenzo».


Sulla tragica vicenda interviene anche la Cgil: «Il caso di Lorenzo, lavoratore di 38 anni morto di malaria dopo una trasferta di lavoro in Camerun, potrebbe essere considerato a tutti gli effetti infortunio sul lavoro — afferma Armando Generali, segretario generale della Fiom Cgil di Cremona —. In molti Paesi del continente africano ci sono profilassi obbligatorie e altre fortemente consigliate. È compito di tutti, a partire dai datori di lavoro, fare di tutto affinché la sicurezza sia al primo posto».

Sono molti i punti su cui la Cgil auspica che sia fatta chiarezza: «Attendiamo che le indagini facciano il loro corso per evidenziare eventuali responsabilità — prosegue Generali —. In ogni caso è tempo di mettere la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche e soprattutto in zone ad alto rischio sanitario, trasferte comprese, realmente in cime alla lista delle priorità, con tutti gli strumenti necessari, a partire dalla massima informazione e prevenzione».

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